La quarta Commissione (Politica sociale), presieduta da Vito Giuzio (Pd), ha espresso oggi parere favorevole a maggioranza su una delibera della Giunta regionale che definisce i tetti di spesa per le strutture private accreditate per la specialistica ambulatoriale (ex art. 25 legge n. 833/1978) per gli anni 2019/2020. Favorevoli al provvedimento il presidente Giuzio e i consiglieri Lacorazza, Galante e Soranno; astenuto Romaniello; Perrino non ha partecipato al voto.
In base alle misure di contenimento della spesa sanitaria previste dalla legge n. 135/2012, il tetto di spesa regionale annuale per le prestazioni di specialistica ambulatoriale è pari alla spesa consuntivata nel 2011 meno il 2 per cento, cioè a circa 25,7 milioni di euro per le prestazioni rese ai cittadini residenti in Basilicata ed a circa 2,8 milioni di euro per le prestazioni rese ai cittadini residenti in altre regioni (la cosiddetta “mobilità sanitaria attiva”). Per gli anni 2019 e 2020 a queste somme si aggiungono i 400 mila euro stanziati con l’art. 6 della legge regionale n. 18/2018per le prestazioni aggiuntive di specialistica ambulatoriale.
In questo ambito, le aziende sanitarie definiranno i tetti di spesa da assegnare a ciascuna struttura privata accreditata tenendo conto della media delle produzioni dell’ultimo triennio, che non possono superare il 20 per cento rispetto al valore dell’anno precedente. Alle strutture il cui fatturato risulti inferiore a 100 mila euro sarà riconosciuto lo stesso valore dell’anno precedente. I 400 mila euro stanziati con l’art. 6 della legge regionale n. 18/2018 saranno ripartiti per garantire una sana competizione fra le strutture, per la sottoscrizione di nuovi contratti e per garantire risorse adeguate per le prestazioni di dialisi e medicina dello sport. Le aziende sanitarie dovranno utilizzare eventuali economie di spesa per remunerare le strutture che hanno produzioni in eccesso rispetto ai tetti assegnati e dovranno inoltre definire un sistema di controlli sull’appropriatezza delle cure e dei processi di sistema e sulla qualità dei servizi resi.
La Commissione ha accolto le osservazioni al documento presentate dai consiglieri Lacorazza e Galante, ed ha inoltre deciso di chiedere alla Giunta di procedere alla suddivisione dei fondi aggiuntivi per gli anni 2019 e 2020 sulla base di un corretto rapporto percentuale tra le somme da ripartire e gli attuali tetti di spesa assegnati alle strutture private che si occupano di dialisi e medicina dello sport, anche per abbattere le liste di attesa.
In precedenza la Commissione ha ascoltato la neonatologa Simona Pesce e ilresponsabile dell’area tecnica sanitariadell’Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, Rocco Carbonelli, in merito allaterapia dineuropsicomotricitàsvolta nell’ultimo anno presso l’Unità operativa complessa della neonatologia e terapia intensiva neonatale dell’Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza.
“Nessun servizio è stato soppresso – ha detto Pesce – in quanto il servizio non era mai stato attivato. La borsista che per un anno è stata impegnata nella unità operativa complessa della neonatologia e terapia intensiva neonatale dell’Ospedale San Carlo, ha terminato il suo contratto, attestato sulle venti ore settimanali, e siamo in attesa di un eventuale rinnovo. Era una psicomotricista dell’età evolutiva la cui figura professionale certamente ha dato beneficio alla nostra struttura. Il reparto di terapia intensiva prenatale – ha continuato – assiste i neonati che nascono prima del termine o che hanno patologie già presenti alla nascita. Chiaramente la prematurità, così come altre patologie, fanno sì che questi neonati siano affetti da turbe neuromotorie che diventeranno anche comportamentali. Il compito della borsista è stato quello di identificare precocemente questi problemi cominciando un trattamento medico precoce a seguito di valutazione e osservazione del paziente, organizzando controlli sia in corso di degenza che successivi ambulatoriali. Nel corso della durata di questo contratto da borsista –ha concluso Pesce – sono stati seguiti in un anno circa 500 neonati”.
“L’Azienda sanitaria San Carlo – ha precisato Carbonelli– sta valutando come riattivare tale servizio e come reperire i fondi necessari perché è indubbio che tale figura, non presente in tutte le strutture sanitarie italiane, è un fiore all’occhiello per la sanità lucana”.
Ai lavori della Commissione hanno partecipato, oltre al presidente Giuzio (Pd), i consiglieri Lacorazza, Romaniello (Gm), Galante (Ri), Bochicchio (Psi), Perrino (M5s), Soranno (Pp) e Mollica.