I segretari regionali di Filca Cisl, Fillea Cgil e Feneal Uil, Michele La Torre, Michele Palma e Carmine Lombardi, hanno illustrato in conferenza stampa a Potenza le motivazioni delle sciopero generale di otto ore dei lavoratori delle costruzioni che si terrà venerdì 15 marzo, in tutta Italia. A fermarsi sarà l’intera filiera del comparto: cantieri edili, fabbriche del legno e dell’arredo, cave e fornaci, cementifici che danno lavoro a circa 15 mila addetti in tutta la regione, “5 mila in meno rispetto al periodo pre-crisi”, hanno denunciato le organizzazioni sindacali. Alla manifestazione nazionale che si terrà, sempre domani, in Piazza del Popolo, a Roma, sono attesi circa 300 lavoratori lucani del settore che raggiungeranno la capitale a bordo dei pullman messi a disposizione per l’occasione da Filca, Fillea e Feneal.
“Per rilanciare il Paese occorre una politica industriale in grado di rilanciare l’intera filiera delle costruzioni”, è il messaggio dei sindacati alla vigilia dello sciopero. Primo destinatario: il governo nazionale. Urgente, per le federazioni degli edili di Cgil, Cisl e Uil, la creazione di una cabina di regia a Palazzo Chigi “per affrontare la più grave crisi che ha colpito il settore dal dopoguerra ad oggi e per dare una risposta alle oltre 600 mila persone che hanno perso il lavoro e al milione che rischia di perderlo”.
Tra le misure suggerite da Filca, Fillea e Feneal: un fondo nazionale di garanzia per aiutare le imprese in difficoltà; lo sblocco delle grandi opere da Nord a Sud; un piano straordinario per la messa in sicurezza di territori, strade e ponti; il riordino degli incentivi per le ristrutturazioni, l’adeguamento anti-sismico e il miglioramento energetico degli edifici. I sindacati di categoria rivendicano, infine, una sburocratizzazione mirata di diversi passaggi del codice degli appalti, ma “senza ridurre tutele e diritti e senza tornare alla liberalizzazione dei sub-appalti o al massimo ribasso”.
Nel corso della conferenza stampa, i leader regionali di Filca, Fillea e Feneal, La Torre, Palma e Lombardi, hanno anche presentato un breve dossier sullo stato di avanzamento delle principali opere pubbliche che interessano la regione, aggiornato a fine 2018. Quello che emerge è un vero e proprio itinerario nell’incompiuto: si va dal raccordo autostradale Sicignano-Potenza alla statale Basentana che (insieme) rappresentano il principale asse stradale della Basilicata; si riparte dalla Potenza-Melfi (una delle arterie stradali più pericolose d’Italia) e si arriva al cosiddetto Distretto G dello schema idrico Basento-Bradano (fermo nelle sabbie mobili della burocrazia e dei contenziosi), passando (si fa per dire) per la Bradanica, opera completa al 95 per cento per la quale è in corso “la verifica della perizia di variante” sull’ultimo viadotto. Infine, le ferrovie: quelle che ci sono e vanno ammodernate come la linea Potenza-Battipaglia e quelle che sono ancora nel libro dei sogni come la Ferrandina-Matera.
Non a caso Cgil, Cisl e Uil nel documento programmatico inviato ai candidati alle elezioni regionali del 24 marzo parlano di “moltitudine di opere pubbliche bloccate o che si trascinano lentamente verso un approdo che appare sempre sfuggente, in particolare nel settore delle infrastrutture di trasporto in cui la Basilicata conta un non invidiabile primato di arretratezza”. Opere che, se sbloccate, è la convinzione dei sindacati di categoria, potrebbero creare migliaia di posti di lavoro aggiuntivi.