Venerdì 15 marzo 2019 alle 18 nella biblioteca comunale M.& J. Agostine di Palazzo San Gervasio è in programma la presentazione del libro: Quel ponte unì l’Italia di Vito Palumbo, responsabile comunicazione relazioni esterne di Acquedotto Pugliese e direttore della rivista trimestrale della stessa azienda “La voce dell’acqua”. Introduce Mario Saluzzi con i saluti del presidente della biblioteca Salvatore Sotera e del sindaco di Palazzo San Gervasio Michele Mastro. La storia è ambientata nei primi anni del Novecento, nelle campagne di un piccolo borgo del Potentino. Ciccì, un bambino con le mani di adulto, e un geometra di Genova lavorano alla costruzione di un ponte canale dell’Acquedotto Pugliese, “il più grande acquedotto del mondo”. “Condividono polvere, puzzo e pietre, molte pietre, infinite pietre grezze da sgrezzare. Trascorrono tanto di quel tempo, insieme, che alla fine il tempo finisce per incollarli in un rapporto che, giorno dopo giorno, si fa sempre più intenso, sempre più intimo. L’amicizia è un sentimento strano. A volte non ha bisogno di nulla. Spesso si ciba di privazioni e di fame, per crescere bene. È nelle avversità, che l’amicizia esprime il meglio di sé”. Il ponte che hanno contribuito a realizzare è stato da poco terminato. Si staglia, bello e austero, sullo sfondo del loro rapporto, come una quinta dell’esistenza. Stanno per separarsi. Sopra tutto, l’acqua, elemento immanente da cui tutto trae principio e ragione, deus ex machina dei destini loro e di un’Italia che stenta ancora a riconoscersi Unita.
“Sai cosa penso Ciccì? Che in cielo ci sta una grande bilancia. Da una parte le cose che ci servono, dall’altra le cose che dobbiamo dare, per averle. Ognuno paga come può e con le cose che ha, perché tutto sia sempre in equilibrio. La morte dei muli è il prezzo che il Signore ci chiede per avere l’acqua. Così penso io, anche per dare un senso a questa storia”. Come presto capirà Ciccì.
Un racconto stravagante e onirico, una storia capace di far commuovere, sorridere talvolta, soprattutto riflettere sulle nostre radici di italiani. Il volume è impreziosito da una galleria di immagini storiche e recenti dei più affascinanti ponti in pietra del meridione realizzati per portare l’acqua in Puglia dall’Irpinia e da un breve saggio introduttivo di Giuseppe Carlo Marano, professore di Tecnica delle costruzioni al Politecnico di Bari e alla Fuzhou University (Cina).Il libro trae spunto da un fatto di cronaca reale del 1912, la morte di un giovane operaio in un incidente sul lavoro, Giuseppe Lopomo di Palazzo San Gervasio probabilmente in un’esplosione. A ricordarlo c’è una stele nel Bosco di Bucito (tra Ruvo del Monte e Atella) purtroppo non l’unico durante la realizzazione del canale principale dell’Acquedotto Pugliese, a cui è dedicato un monumento funebre eretto lungo la stradina di servizio dell’opera.