Sabato 6 marzo 2019 alle 15.30 nella Residenza Brancaccio ci sarà la tradizionale Via Crucis animata dagli anziani e dagli operatori del Sicomoro. Insieme all’arcivescovo di Matera – Irsina Mons. Antonio Caiazzo, è prevista la presenza anche del Vescovo di Melfi Mons. Ciro Fanelli.
“Vivente”, il nome scelto per la Via Crucis, sottolinea la vera peculiarità di questo appuntamento: nessun attore e poca finzione nella sofferenza e vicinanza al Crocifisso che sarà rievocata nella residenza assistenziale gestita dalla cooperativa sociale il Sicomoro. Un’occasione molto sentita ormai da tutto il quartiere in cui insiste la Casa e dalla cittadinanza intera, che in questa celebrazione esprime il suo grazie agli anziani della Città.
A guidare la Via Crucis quest’anno sarà la signora Concetta, che impersonerà Gesù, portando la Croce a bordo della sua carrozzina. Fedeli compagni, la carrozzina e la croce, che l’aiutano ad andare avanti nella sua nuova vita in Residenza.
Tutti gli anziani si stanno preparando da settimane a questo appuntamento che sentono molto importante e identitario della loro vita nella struttura residenziale. Ognuno avrà una parte, dai centurioni alla Veronica, ogni dettaglio è stato preparato per permettere a tutti i residenti di vivere questo momento di preghiera e riflessione nel pieno coinvolgimento non soltanto spirituale.
La via Crucis è stata chiesta dagli stessi residenti all’equipe di animatori e al cappellano della residenza assistenziale, don Domenico Spinazzola. Quest’anno la lunga preparazione ha potuto contare anche sulla preziosissima collaborazione di un’equipe di sarte volontarie che hanno preparato degli abiti di scena bellissimi. Parteciperanno anche gli OSS e gli infermieri de il Sicomoro, che sosterranno i residenti aiutandoli a portare la Croce, come – del resto – avviene tutti i giorni.
Da anziano, mi piacerebbe vivere in un villaggio abitato da giovani coppie e bambini, con all’interno numerosi impianti sportivi, campi di pallavolo, calcio, tennis e una palestra. La struttura ha la forma di una grande corte colonica con case a un piano solo e ognuna con un piccolo orticello. Le abitazioni rispettano le esigenze fisiche degli ospiti e non presentano barriere architettoniche di nessun tipo; i portici garantiscono riparo dal sole nelle giornate più calde e afose dell’estate, creando spazi di socializzazione dove giovani e meno giovani s’incontrano. Il recupero della dignità sociale degli anziani è affidato a un modello di gestione comunitaria della vita sociale, attraverso procedure di democrazia diretta con le quali gli ospiti, che comunque vivono ognuno nella propria casa, provvedono ai problemi della vita comune, con l’elezione a turno dei responsabili di corte. La salute degli ospiti è affidata ad un pool di esperti (dentisti, fisioterapisti, cardiologi, medici specializzati). Sogno? No, villaggio dalla Fondazione Gesù Divino Operaio, gestito dalla Caritas, immersa nel verde e non molto distante dal centro di Bologna, un intelligente connubio tra giovani e anziani che garantisce la serenità della vecchiaia lontano dalla solitudine. È stato creato nel 1991 e oggi accoglie 126 famiglie. Molte di queste sono persone con oltre settant’anni che vivono sole, ma ci sono anche 18 giovani coppie, per lo più con bambini, e persone di nazionalità straniera.