Venti relatori articolati in una sessione di apertura e tre panel tematici hanno dato vita nella Sala del Senato accademico dell’Università Università Federico II di Napoli, venerdì 5 e sabato 6 aprile, al convegno “Francesco Saverio Nitti nella cultura liberale e democratica del Novecento”. Seconda tappa nel viaggio culturale, civile e politologico programmato dal Comitato per le celebrazioni del Governo Nitti (1919-1920), presieduto da Giuliano Amato, che alla Federico II (università che vide dal 1899 Nitti ordinario di Scienze delle Finanze) ha tenuto una ampia e interpretativa prolusione centrata sull’idea che tra ‘800 e ‘900, tra l’Italia liberale post-risorgimentale e il processo di modernizzazione e industrializzazione del Paese, tra l’Italia delle ineguaglianze e l’Italia tesa a ” libertà e giustizia”, Nitti fu “un ponte”. “Un ponte con il coraggio di lanciare temi avanti – ha detto Giuliano Amato – senza la sicurezza di un sicuro approdo, ma con l’ ottimismo dell’agire che ha avuto il merito di formare una nuova classe dirigente italiana”.
Infatti, come è noto, quello stesso governo, che per queste ragioni avrebbe aperto una “età nittiana”, venne fermato prima dal populismo dannunziano e poi travolto dall’insorgente fascismo, che obbligò Francesco Saverio Nitti (con tutta la sua famiglia) a un ventennale esilio in Francia.
Il rettore della Federico II e presidente della CRUI Gaetano Manfredi ha aperto i lavori del convegno “per ricordare un docente dell’ateneo che ebbe reputazione internazionale e uno dei maggiori pensatori della modernità che fece di Napoli e del Mezzogiorno un ambito ineguagliato di progettazione e di politiche per lo sviluppo”.
La rettrice della Università della Basilicata Aurelia Sole, altresì vicepresidente della Fondazione Nitti, ha ricordato il ruolo della Basilicata nel pensiero di Nitti e nel percorso della convegnistica progettata per tutto il corso del 2019.
Messaggi in apertura sono pervenuti dai presidenti della Regione Basilicata Vito Bardi e della Regione Campania Vincenzo De Luca e dall’assessore alla cultura di Napoli Nino Daniele.
Il primo panel ha proiettato nella attualità i temi storici in discussione. Stefano Rolando, presidente della Fondazione Nitti, ha animato il confronto sulla crisi del meridionalismo, tema storicamente inquadrato da Luigi Mascilli Migliorini (Orientale di Napoli e presidente del comitato scientifico della Fondazione NItti) e discusso, con differenti accenti, da Adriano Giannola ( presidente della Svimez), Nadio Delai (presidente di Ermeneia) e Paolo Verri (direttore della Fondazione Matera 2019).
Convergenza dei contributi sulla capacità del pensiero di Nitti di orientarci nella necessaria ripresa del dibattito nord-sud ( ovvero sud-nord) nel quadro italiano ed europeo e ormai nel processo di globalizzazione.
Secondo panel dedicato a “Nitti nella cultura liberale”, inquadrato da Maurizio Griffo (Federico II), sviluppato con diverse visioni: Luigi Mascilli Migliorini ha tratteggiato un Nitti piuttosto democratico e ormai un passo oltre il liberalismo; Giovanni Vetritto ha sostenuto la tesi di un Nitti schiettamente liberale, perché in linea con l’evoluzione di quella cultura a livello internazionale, tra 800 e 900, verso la democrazia e l’eguaglianza. Carlo Albano ha fatto emergere la visione disciplinare meno studiata di Nitti, rispetto al pensiero politico ed economico, cioè quella sociologica.
Terzo panel dedicato all’innovativo argomento “Dal Meridione all’Atlantico”, discusso da Luigi Musella (Federico II), Frederic Attal (UniversitèPolitechnique di Parigi), Amedeo Lepore (Università della Campania “Luigi Vanvitelli”) e Michele Cento (Università di Bologna). Dal confronto l’opera di Nitti appare inserita nel contesto moderno della riflessione europea e americana sulle aree depresse. Un pensatore non solo attento al dibattito italiano ma, partendo proprio dal dibattito sulla grande crisi del ’29, all’onda lunga della globalizzazione.
Simona Fasulo e Patrizia Nitti hanno introdotto la proiezione del docu-film su Nitti realizzato da Rai-Storia, presentato in anteprima alla presentazione del programma del Centenario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri a novembre scorso.
Il presidente degli storici contemporaneisti italiani Fulvio Cammarano (Università di Bologna) ha tirato le conclusioni del convegno in cui ha ripreso il tema concettuale e storiografico del meridionalismo “che evidentemente lascia vivo il confronto e in atto la ricerca sui nodi non risolti del Meridione ma non più interpretabili con la categoria del meridionalismo”.
Apr 06