Nel totale stallo che si è determinato prima e dopo le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale di Basilicata sono state lasciate nel dimenticatoio questioni strategiche per il nostro territorio e, tra queste, quella relativa allo stato della sanità.
Un tema che va affrontato con estrema urgenza perché si tratta di tema fondamentale per la tutela della salute dei lucani e per l’intero sistema economico della nostra regione. Basti pensare che la sanità rappresenta circa l’11% del nostro Pil.
Dopo i commissari illegittimi e la nomina last minute dei direttori generali, servono scelte programmatiche chiare e uomini qualificati. Non bastano iniziative di facciata che hanno la durata e l’efficacia di uno spot pubblicitario. La sanità regionale necessita di personalità di alto profilo per affrontare, con competenza e responsabilità, temi di importanza strategica onde evitare che il sistema sanitario lucano deragli completamente e in maniera irreversibile. Affrontare con immediatezza la questione sanità è tanto più urgente alla luce di atti che, in questo particolare momento, si stanno consumando all’interno della più importante azienda sanitaria regionale.
Atti di facciata, con i quali pur di provare a legittimare la propria posizione – “il principe abusivo” – sbandierano come risolutive scelte di sola propaganda, quale il blocco dell’attività libero professionale per arginare il problema delle liste di attesa, blocco che se fatto tout court, oltre ad essere inutile, rischia anche di ledere il diritto di chi vi opta per libera scelta.
Una misura che, se avulsa dagli altri interventi pure previsti nel Piano nazionale per le liste di attesa 2019-2021 e dall’accordo interaziendale di recente sottoscritto dalle strutture sanitarie della regione, non può essere di per sé sufficiente: il mero blocco dell’attività libero professionale non serve se non accompagnatoda altre misure sul governo dell’offerta delle prestazioni, quali, ad esempio, l’estensione e il potenziamento della capacità erogativa attraverso il pieno utilizzo delle capacità produttive delle varie strutture, naturalmente nel rispetto dei vincoli contrattuali.
L’attuale assetto del sistema sanitario regionale, delineato dalla L R 2 /2017 sin dall’inizio avversata dalla Cgil, è uno degli elementi che impattano sul governo delle liste di attesa: l’ accentramento di risorse del sistema sanitario regionale in funzione ospedalocentrica sta determinando un livellamento verso il basso delle attività del San Carlo, legando il suo futuro sempre più alle attività territoriali e di base nel mentre i presidi ospedalieri territoriali perdono identità e funzioni.
Ecco perché è prioritario per il nuovo governo regionale rivedere l’intero assetto del sistema sanitario regionale guardando a un nuovo equilibrio tra ospedale e servizi socio sanitari nel territorio, organizzando legami forti e strutture intermedie tra ospedali e servizi territoriali.
Risorse certe e più personale, questi sono gli elementi necessari per ridare nuovo slancio alla sanità.La dinamica della spesa sanitaria, a livello nazionale, nel corso degli ultimi 15 anni, è stata caratterizzata da un evidente rallentamento della crescita colpendo in particolare la spesa per personale dipendente del sistema sanitario nazionale attraverso una sua forte contrazione. Basti pensare che negli ultimi dieci anni la sanità ha perso circa 50 mila unità di personale.
Per questo guardiamo positivamente al fatto che finalmente si discuta e si agisca, seppur parzialmente, su un vincolo di spesa per il personale del sistema sanitario nazionale quello introdotto nel 2009, del tutto illogico, sganciato dall’organizzazione del lavoro e dalle reali esigenze del servizio sanitario che, negli anni, ha portato al depauperamento dei servizi e a carichi di lavoro insopportabili per tanta parte delle lavoratrici e dei lavoratori.
Un emendamento concordato tra i ministeri di salute, economia, pubblica amministrazione e le Regioni, prevede a decorrere dal 2019 lo sblocco del tetto di spesa per il personale sanitario (che a oggi impone alle Regioni di rispettare i valori di spesa del 2004 ridotto dell’1,4%)disponendo che la spesa per il personale degli Enti del sistema sanitario nazionale di ciascuna Regione non può superare il valore della spesa sostenuta nel 2018. Inoltre la spesa potrà essere incrementata per un importo pari al 5% dell’incremento del Fondo sanitario rispetto all’esercizio precedente.
Questo importo include le risorse per il trattamento accessorio del personale. Su questo punto, però, è necessario ricordare come il Fondo sia del tutto sottofinanziato e che, di conseguenza, non ci sono risorse aggiuntive ad incremento della spesa per il personale.
Si tratta, infatti, di un provvedimento ad invarianza di spesa pubblica, che non permetterà di affrontare la vera e propria emergenza occupazionale in sanità.
A fronte di tali considerazioni l’adozione di provvedimenti, che risultano nei toni e nel tenore punitivi, è del tutto insufficiente e sembra quasi un modo per scaricare sul personale medico problematiche che, come innanzi detto, hanno un respiro e una genesi più ampia e articolata.
Appare davvero riduttivo pensare di affrontare le criticità della sanità lucana attraverso le sole leve legate al personale e talvolta perfino abusandone, perché questo sembra ormai connotare la gestione dell’azienda ospedaliera regionale, con la sola presumibile finalità di legittimare un ruolo frutto di nomine dai presupposti discutibili.
Chiediamo al presidente della Regione Bardi di restituire credibilità e affidabilità alla sanità lucana.
Non vorremmo che tutto questo porti a una deriva irreversibile il sistema sanitario pubblicoregionale, già mortificato da anni di tagli a livello nazionale che hanno di fatto negato il diritto alla salute e alla cura di tutti i lucani .