Sabato 4 maggio 2019 alle ore 17 nella sala consiliare della Provincia di Matera sarà presentato il libro “L’Arse argille consolerai – Carlo Levi, dal confino alla Liberazione di Firenze attraverso testimonianze, foto e documenti inediti” di di Nicola Coccia. Intervengono Piero Marrese e Patrizia Minardi.
Vittore Branca, l’Indiana Jones della nostra archeologia letteraria che ha scovato l’autografo del Decamerone, ha definito “Cristo si è fermato a Eboli” “il libro più importante del nostro dopoguerra”. Carlo Levi, medico, pittore, membro del Comitato toscano di Liberazione, lo scrisse a mano, con un lapis, senza ripensamenti. Lo scrisse mentre per le strade si eseguivano retate di ebrei, si uccidevano renitenti alla leva e dal cielo gli Alleati bombardavano gli scali ferroviari per impedire i rifornimenti ai tedeschi. Ogni giorno poteva essere l’ultimo. Carlo Levi scrisse questo celebre “memoriale” del confino sollecitato da un grande scrittore versiliese, Manlio Cancogni, durante una “sfida”. Ma ruoli importanti nella vicenda l’hanno avuta Paola Olivetti, moglie dell’industriale delle macchine da scrivere, Anna Maria Ichino che dal 1938 al 1944 ha salvato decine e decine di antifascisti, Eugenio Montale, Umberto Saba e molti altri.
Ora un giornalista, Nicola Coccia, ha ricostruito quella vicenda in un volume intitolato :
“L’arse argille consolerai: Carlo Levi dal confino alla Liberazione di Firenze attraverso testimonianze, foto e documenti inediti”, edizioni Ets, Premio nazionale Carlo Levi. L’autore, per sei anni, ha setacciato gli archivi di Stato di Matera, Roma, Firenze, Torino , nonché quelli della casa editrice Einaudi. Ha rintracciato in Basilicata, Lazio, Toscana, Svizzera e Stati Uniti le persone che avevano incontrato Carlo Levi.Nell’ultimo capitolo c’è l’intervista alla figlia segreta dell’antifascista torinese. Nelle 24 pagine pagine di fotografie, molte delle quali inedite, vi è anche quella dell’uomo che ha suggerito a Carlo Levi il titolo del suo capolavoro “Cristo si è fermato a Eboli” e sette foto scatatte da Mario Carbone durante il suo viaggio in Lucania nel 1960 con Carlo Levi. Il mese scorso quattro foto di Mario Carbone (le sue opere sono esposte fino al 7 maggio a Parigi) sono state acquisite dal Moma di New York. Il titolo del libro, “L’arse argille consolerai”, è tratto dal verso di una poesia che Levi scrisse durante il confino e che dedicò alla donna che amava.
Lo scorso anno Nicola Coccia è stato chiamato dal direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, a parlare di Carlo Levi e delle “Arse argille consolerai” nell’ambito della Giornata della memoria che il responsabile del museo aveva dedicato all’antifascista torinese. Il mese successivo, il 14 febbraio, il giornalista ha accompagnato Schmidt prima ad Aliano, luogo del confino di Carlo Levi, e poi a Matera, a Palazzo Lanfranchi, dove è custodito il grande dipinto del pittore Torinese “Italia ‘61”. In quell’occasione ha individuato il critico Gianfranco Contini fra i 160 personaggi dipinti nel “Telero”. Schmidt ha iniziato durante quel viaggio una collaborazione con la Lucania. Ha chiesto e ottenuto in prestito dal Parco Letterario di Aliano due tele di Carlo Levi che sono state esposte a Palazzo Pitti fino alla data della ricorrenza della Liberazione di Firenze, l’11 agosto. Il 25 aprile, nella biblioteca degli Uffizi, Schmidt ha ospitato lo spettacolo della compagnia teatrale Talia di Matera “ Qui Cristo non è disceso”, diretto da Antonio Montemurro.
Al termine del viaggio in Lucania Schimidt e il sindaco di Firenze Dario Nardella hanno intitolato due piazzette, ai lati di Palazzo Pitti, a Carlo Levi e Anna Maria Ichino, la donna che lo ha protetto durante la guerra e che ha battuto a macchina, pagina dopo pagina, “Cristo si è fermato a Eboli”, come raccontato nell’Arse argille consolerai.