Un visitatore speciale tra i tanti che hanno scelto di raggiungere Matera nella festività del Primo Maggio per visitare la mostra “Rinascimento visto da Sud. Matera, l’Italia meridionale e il Mediterraneo tra ‘400 e ‘500” allestita nel Museo di Palazzo Lanfranchi. Nel pomeriggio non è passata inosservata la presenza all’interno del Museo del critico d’arte Vittorio Sgarbi, che al termine della visita è stato accompagnato anche nei rioni Sassi per visitare Casa Cava.
La mostra “Rinascimento visto da Sud” è la seconda delle quattro in calendario nel 2019 prodotte dal Polo Museale della Basilicata e dalla Fondazione Matera-Basilicata 2019.
Michele Capolupo
Di seguito la fotogallery dedicata alla visita di Vittorio Sgarbi e la scheda della mostra d’arte (foto www.SassiLive.it)
E’ un autentico scrigno di tesori che sino al 19 agosto 2019 attende il pubblico italiano ed internazionale a Palazzo Lanfranchi. A proporre una narrazione, densissima e meravigliosa, di un secolo di grande arte. Qui, la grande mostra “Il Rinascimento visto dal Sud. Matera, l’Italia meridionale e il Mediterraneo tra ‘400 e ‘500”, esposizione cardine del programma culturale di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, offre, nelle otto ricche sezioni, ben 215 opere: dipinti innanzitutto, ma anche sculture, incunaboli, cinquecentine, manoscritti, codici miniati, tessuti, bronzi, ceramiche, astrolabi e oreficerie.
Pezzi unici, concessi dai maggiori musei e dalle grandi istituzioni culturali di tutto il Mezzogiorno, delle Isole ma anche dal resto del Paese e dai grandi musei di Spagna, Francia, Germania e Portogallo. Capolavori celeberrimi accanto a opere di incredibile bellezza e fascino, molte mai uscite dalle istituzioni di appartenenza e, una parte di esse (più di una trentina), interessata da una apposita campagna di interventi conservativi che hanno restituito loro perfetta leggibilità.
Opere, talune mai prima esposte, altre – come alcuni grandi polittici – riavvicinate o ricomposte per l’occasione. Tutte riunite a documentare l’originalità della declinazione meridionale del Rinascimento. Un nuovo rivoluzionario linguaggio proveniente dalle Fiandre qui infatti si è intessuto con influenze molteplici arrivate sia da Oriente che da Occidente, attraverso le rotte dei commerci marittimi che solcavano il Mediterraneo. Creando così un Rinascimento diverso, per molti versi più ricco e certamente originale: il “Rinascimento visto da Sud”.
Giovanni Panebianco, segretario generale del Ministero per i Beni culturali: “Uno sforzo ciclopico, per una mostra unica, frutto di un intenso lavoro di rete che farà scoprire a studiosi e al pubblico che verranno a Matera, Capitale europea della cultura 2019, una pagina di storia, arte e relazione del Rinascimento italiano nel Sud e nel rapporto con l’area mediterranea”.
Marta Ragozzino, direttrice del Polo Museale della Basilicata, non nasconde la soddisfazione di poter offrire al pubblico una esposizione come non si è mai vista, ricca di suggestioni e di veri capolavori. A cominciare dalle opere di tre maestri assoluti: Antonello da Messina, Donatello e Raffaello «che siamo riusciti a ottenere – sottolinea la direttrice Ragozzino – per effetto della straordinaria condivisione dei direttori del Museo Civico di Como, del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e delle Gallerie degli Uffizi di Firenze. Grazie a queste collaborazioni istituzionali sono in mostra la Annunciata di Antonello, la meravigliosa Testa di cavallo di Donatello e il disegno preparatorio della Madonna del pesce di Raffaello. Saranno accanto ad opere non meno rilevanti provenienti dall’intero Mezzogiorno, tra le quali spiccano quelle importantissime concesse dal direttore del Museo di Capodimonte».
Tra le tante i curatori segnalano anche la raffinata Madonna del Maestro di Ladislao di Durazzo, proveniente dal Museo del Santuario di Montevergine, nell’Avellinese, le opere di Colantonio, la Madonna con Bambino del Maestro dei Santi Severino e Sossio o la elegantissima Madonna con Bambino di Francesco Laurana, concessa da Palazzolo Acreide, in Sicilia. E ancora la statua di medesimo soggetto di Domenico Gagini, dal Museo Civico di Castel Nuovo a Napoli, così come il San Felice in cattedra di Lorenzo Lotto dalla Chiesa di San Domenico a Giovinazzo e le opere di Andrea Sabatini da Salerno, il “Raffaello del Sud”. Grande pittura ma anche documenti preziosissimi, valga l’esempio del Codice di Santa Marta, manoscritto proveniente dall’Archivio di Stato di Napoli, e il Libro d’Ore di Alfonso d’Aragona della Biblioteca Nazionale di Napoli.
E tante altre ancora: un elenco delle meraviglie in mostra sarebbe troppo lungo. Non possiamo tuttavia non citare gli esempi dei grandi maestri veneti presenti nel territorio. Dalla Santa Eufemia di Mantegna alle pale, tavole e tele di Giovanni Bellini, Bartolomeo e Alvise Vivarini, Paris Bordon, Francesco Vecellio, Pordenone, tra i tanti. O dei maestri provenienti dall’Italia centrale, quali il Pinturicchio, Antoniazzo Romano o Pietro di Domenico da Montepulciano. Ma anche dai paesi nordici come il fiammingo Jan van Eyck o dalla Spagna come Jacomart o Guillermo Sagrera. A giungere invece da Lisbona è la Madonna con Bambino e San Giovannino di Cesare da Sesto, opera oggi tra le più ammirate del Museu Nacional de Arte Antigua e che torna a casa, almeno per lo spazio della mostra.
Notevolissima la presenza di opere di Polidoro da Caravaggio, con l’Andata al Calvario dai Musei Vaticani, le tavole della Pala della Pescheria dal Museo di Capodimonte e il maestoso Sant’Alberto della Galleria Sabauda di Torino.
Ma non meno importanti sono le meravigliose pergamene raffiguranti la Cosmographia di Tolomeo, grande codice dalla Nazionale di Napoli e il Portolano genovese della Nazionale di Firenze, ad indicare quelle rotte che univano il Mediterraneo e le terre da esso lambite e che avevano nel nostro Mezzogiorno il loro attivissimo fulcro.
Ai tesori così eccezionalmente riuniti si unisce la spettacolarità dell’allestimento, in una sede, Palazzo Lanfranchi, che di per se stessa merita un viaggio. Con Matera Capitale tutto intorno.
Salvatore Adduce, Presidente Fondazione Matera Basilicata 2019:Siamo orgogliosi di questa grande mostra perché è il risultato tangibile di un eccezionale lavoro di squadra. E perché è la dimostrazione che la scommessa di Matera-Basilicata 2019 è doppiamente vinta.
Una piccola città del Mezzogiorno che ha superato la retorica della vergogna nazionale e dello svantaggio meridionale, rovesciando il suo destino e investendo su un progetto culturale che può diventare strumento di sviluppo, ha saputo realizzare un percorso espositivo mai visto prima d’ora in Italia.
Un progetto scientifico ricchissimo che, in totale coerenza con questo principio di rovesciamento, affronta il Rinascimento guardandolo dalle nostre latitudini, per disegnare una storia diversa, non subalterna ma autonoma e piena di sorprese.
Un modo nuovo per guardare alla storia e alla produzione artistica, ma soprattutto alle vicende umane delle popolazioni affacciate sul nostro mare, il Mediterraneo, che è sempre stato attraversato dalle genti, crocevia di culture, spazio di scambio culturale ed economico.
Per quattro mesi Palazzo Lanfranchi cambia volto e si riempie di capolavori. Opere d’arte e oggetti preziosi che entrano in relazione con i nostri patrimoni, con le nostre tradizioni, con la nostra memoria. Un modo straordinario per far conoscere i luoghi, le bellezze, le specificità della nostra regione. Il modo giusto per valorizzare il metodo e le possibilità sperimentate in questi anni in un museo divenuto sempre di più punto di riferimento per una comunità intera.
Un progetto visionario e coraggioso, che dimostra che una piccola città del Sud può davvero essere una grande capitale.
Di seguito la fotogallery della mostra d’arte (foto www.SassiLive.it) e la scheda dedicata alle opere esposte.