Due grandi firme del giornalismo italiano, Italo Cucci e Gigi Garanzini, ospiti nel pomeriggio a Matera nella chiesa del Cristo flagellato dell’ex ospedale San Rocco per partecipare alla rassegna Sport Tales di Matera 2019 e discutere sul tema “Chiedi chi era Gaetano, chiedi cosa era il Grande Torino”.
Gigi Garanzini, grande tifoso del Torino ha presentato in questa occasione il libro “Il minuto di silenzio”: “Questo libro ho provato a raccontare la storia del calcio attraverso i grandi morti del calcio. Una specie di spun river. Tutti i personaggi del libro non ci sono più, sono scomparsi di recente come Cruyff oppure tantissimi anni fa come il Grande Torino, Scirea. Mi è sembrato un modo di perpetuarne il ricordo. Oggi viviamo un’epoca in cui tutto si fagocita nel giro di minuti, non giorni o settimane e lasciare scritto le gesta di qualcuno che ha dato lustro al mondo del calcio secondo me è una cosa che si poteva fare. Il messaggio è quello del ricordo e non della nostalgia e il libro l’ho dedicato a Messi scrivendo che Messi nel suo essere fenomeno ha trasportato il calcio del passano non nel presente ma nel futuro perchè alla velocità che oggi usa Messi per giocare è già di domani, non è di oggi”.
Perchè Messi e non Ronaldo? “Perchè Messi è un fenomeno, Ronaldo no. Ronaldo è un grande campione, un grande trasformatore di gioco ma l’inventore, quello che accende la fantasia, che fa la cosa impossibile è Messi, l’altro fa delle cose possibili, concrete, fantastiche ma non la lampada di Aladino c’è l’ha Messi e non Ronaldo secondo me”.
Italo Cucci ha presentato un libro dedicato ad un personaggio simbolo della Juventus, Giampiero Boniperti.
Italo Cucci, Boniperti si può considerare il più grande presidente della storia della Juventus? “Se tu pensi che oggi si parla di azienda e Boniperti è stato la Fiat, ha realizzato il modello di cui ancora si serve la famiglia Agnelli, una società calcistica dove ci sono i ruoli rispettati, perchè li faceva rispettare, dove ognuno sa quello che deve fare, quello che può chiedere, possibilmente niente, perchè è l’azienda Juve che pensa a quello che ti deve dare. Nel libro ci sono degli episodi curiosissimi, tentativi di qualcuno di avere degli ingaggi straordinari e non è tanto una disciplina militaresca, è un rendersi conto di essere in un posto dove sei a lavorare, dove dare il meglio di te stesso per le fortune dell’azienda. Una battuta di Boniperti quando andarono in diversi a chiedere un ritocco dell’ingaggio gli fece vedere la fotografia del gol che avevano preso a Perugia perdendo lo scudetto e disse “sono giorni che sto pensando a quando mi devo prendere indietro di quello che vi ho dato. Boniperti è un uomo di pochissime parole, tanto che io con una buonissima amicizia non sono mai riuscito ad avere un’intervista perchè tu facevi una domanda e lui la rigirava: “Cosa pensi del Milan e lui mi rispondeva “E tu?”, “Ma secondo te l’Inter la rivedremo grande? E lui diceva “Tu cosa ne pensi?”
Quindi è stato faticoso raccontare Boniperti in questo libro? “Diciamo che Nicola Calzaretta mi ha aiutato in tutta la parte biografica, perchè Boniperti ha avut0 diverse vite, da calciatore, da dirigente, da presidente, da organizzatore, da padre nobile e io ho messo insieme tutti i ricordi di mezzo secolo che è servito per conoscersi abbastanza bene”.
Boniperti ha rappresentato lo stile Juventus? Oggi c’è ancora lo stile Juventus? “Diciamo che sono cambiate molte cose. C’è una foto singolare nel libro in cui si incontra dopo aver perduto un derby con il Torino con un dirigente del Torino che lo deride ed è quello che poi è diventato l’amministratore delegato della Juventus, ecco lì è cambiato qualcosa. E’ cambiata l’idea che pervade il calcio di oggi del superfatturato, delle cose importanti per vincere le cose imporanti. Io ho avuto un grande rispetto di Marchionne che è stato un grande manager ma mi è caduto quando un giorno è entrato alla Ferrari da presidente e ha detto “quest’anno vinciamo il mondiale”, ecco allora vuol dire che non hai capito di che cosa si tratta semplicemente”.
Durante l’incontro coordinato dal giornalista Luca Corsolini per conto della Fondazione Matera 2019 i giornalisti Italo Cucci, a e Gigi Garanzini, autore de Il minuto di silenzio, e tifoso granata, hanno raccontato chi era Gaetano Scirea e cosa era il Grande Torino.
Michele Capolupo
La fotogallery dell’incontro con Gigi Garanzini e Italo Cucci (foto www.SassiLive.it)