“Natura, libero pensiero, scienza”. Era questo il motto del materano Vincenzo Caropreso, ricordato nel pomeriggio nella sala conferenze della Camera di Commercio della Basilicata di Matera dal Circolo “La Scaletta” nell’ambito degli incontri “Dove abiti? Le nostre strade… la nostra storia”.
L’incontro, introdotto da Francesco Vizziello, presidente del Circolo La Scaletta e Maria Lucrezia Schiavone, discendente dello studioso e autrice del libro “Vincenzo Caropreso. Cittadino del cielo, 2010”, ha offerto al numeroso pubblico presente la proiezione del video a cura di Nino Vinciguerra che, attraverso un’appassionata ricerca di immagini e documenti inediti, ripercorre la storia dell’illustre materano.
Sono intervenuti anche il giovanissimo Andrea Staffieri, vincitore Olimpiadi Italiane di Astronomia 2018, Categoria Junior 1, Steve Shore astrofisico newyorkese, ordinario di astrofisica dell’Università di Pisa e l’astronomo materano Franco Vespe.
L’insigne studioso materano nacque a Matera il 19 marzo 1881 da Enrico Caropreso di Montemurro e la materana Lucia Bronzini. Di famiglia molto agiata, soffrì durante la sua infanzia a causa della separazione dei genitori, della morte della sorella Angela, ancora bambina, e dell’uccisione dello zio per mano del brigante Chitarrid. Dolori e avversità chesegnarono l’esistenza di Caropreso, allontanandolo dal suo Paese per trasferirsi in Francia, dove intraprese gli studi d’ingegneria, presso l’Università di Montpellier. Oltralpe scoprì la sua grande passione per l’astronomia, a cui dedicò tutta la vita, ed entrò a far parte della Société Astronomique de France, fondata da Camille Flammarion noto astronomo e divulgatore scientifico, che divenne suo amico. Di ritorno in Italia, per alcuni anni prestò la sua opera come assistente astronomo volontario presso l’Osservatorio di Capodimonte e dopo l’acquisto di un telescopio continuò le osservazioni del cielo dalla terrazza del suo villino di campagna, che sorgeva sulla collina materana che oggi porta il suo nome. Vincenzo Caropreso morì l’8 febbraio 1926, in seguito a una broncopolmonite che lo colpì mentre seguiva i lavori per la realizzazione del suo grande sogno: un osservatorio astronomico a Matera. Il suo telescopio fu donato da sua cugina Carolina Bronzini al Liceo classico “Duni” di Matera, negli anni ’30. Alla sua memoria è dedicata una strada nei pressi centro cittadino, dal 2002 nella biblioteca provinciale “Tommaso Stigliani” è possibile consultare il “Fondo Vincenzo Caropreso”, che comprende il suo vasto patrimonio librario.
Michele Capolupo
La storia e il pensiero di Vincenzo Caropreso in un incontro organizzato dal Circolo La Scaletta
“La nostra patria non è l’Italia, né l’Europa, né la Terra, né il Sistema solare: questo è un punto del Cielo e noi siamo cittadini del Cielo” con questa frase, che rappresenta il testamento spirituale di Vincenzo Caropreso, Maria Lucrezia Schiavone, sua discendente, ha concluso il suo appassionato intervento che ha delineato la figura dell’ illustre materano, a cui il Circolo La Scaletta ha dedicato un incontro che si è svolto a Matera ieri pomeriggio presso la Camera di Commercio, nell’ambito del ciclo d’incontri “Dove abiti? Le nostre strade..la nostra storia”. Una sala gremita e attenta ha avuto la possibilità di conoscere e approfondire la storia famigliare e la modernità del pensiero dell’insigne studioso, che dedicò all’astronomia tutta la sua vita. Caropreso nacque a Matera il 19 marzo 1881, figlio di Enrico Caropreso di Montemurro (PZ) e la materana Lucia Bronzini. Di famiglia molto agiata, trascorse un’infanzia difficile per la separazione dei genitori, chiesta con un atto di coraggio per l’epoca da sua madre, a causa del comportamento dissoluto del marito. La sua giovinezza fu segnata anche dalla precoce morte di sua sorella Angela e dall’uccisione dello zio, don Giuseppe, per mano del brigante Chitarrid. Fu costretto ad abbandonare il liceo “Duni” per una depressione, decise di proseguire gli studi in Francia, dove scoprì il suo amore per l’astronomia e diventò amico di importanti personalità, tra cui il celebre astronomo Camille Flammarion. Di ritorno a Matera continuò a dedicarsi agli studi scientifici e a proseguire le osservazioni del cielo dal suo villino di campagna, per tutta la vita si definì un étranger, uno straniero. Morì nel 1926 mentre seguiva i lavori per la realizzazione del suo grande sogno: un osservatorio astronomico nella sua città. Oggi possiamo conoscere la sua storia, i suoi studi e il suo “libero pensiero”, avanti anni luce, grazie a lettere, scritti, documenti e i numerosi libri custoditi dalla cugina Carolina Bronzini, la bambina rimasta orfana di padre, il medico Raffaele Bronzini, che decise di adottare, dedicando alla sua educazione e istruzione il resto dei suoi giorni. Un patrimonio di conoscenza messo a disposizione della città, negli anni ’30 il telescopio di Caropreso fu donato al liceo classico proprio da Carolina Bronzini, nel 2002 i suoi figli, tra cui Maria Lucrezia Schiavone, hanno donato il vasto patrimonio librario dello studioso alla biblioteca di Matera, costituendo il “Fondo Vincenzo Caropreso”.
Passato, presente e futuro dell’astronomia si sono intrecciati nel corso dell’iniziativa, introdotta dal presidente dello storico sodalizio materano, Francesco Vizziello, e arricchita anche dagli interventi di Andrea Staffieri, studente del liceo scientifico di Matera, vincitore delle Olimpiadi italiane di astronomia 2018, che ha descritto la sua esperienza, accompagnato dall’astronomo materano Francesco Vespe, che lo ha supportato nella competizione. Inoltre sono intervenuti, Vincenzo Duni, dirigente scolastico del liceo scientifico “D. Alighieri”, con Steve Shore, professore di astrofisica all’Università di Pisa, originario di New York, a Matera per realizzare un progetto che ha come finalità l’attività di promozione dei metodi scientifici. Un progetto che partirà dal liceo scientifico per estendersi a tutte le scuole del territorio.
Ha concluso l’iniziativa la proiezione del video-racconto dedicato alla vita dell’insigne studioso materano, realizzato da Nino Vinciguerra, che propone documenti e immagini dell’epoca.
Alla memoria di Caropreso è intitolata una strada, nei pressi del centro cittadino e un monumento funebre che si trova nel vecchio cimitero della città, realizzato dallo scultore Ercole Reduzzi, per volontà della madre.
Di seguito l’intervento di Nino Vinciguerra dedicato a Vincenzo Caropreso, già pubblicato sulla rivista Logos
Vincenzo Caropreso. L’amore verso tutto e tutti.
Il 16 dicembre 1857 un violentissimo terremoto devastò la Basilicata. Si contarono 9237 morti di cui oltre 3000 nella sola Montemurro, paese dei Caropreso. Vincenzo Caropreso (senior), che aveva perso due figlie in quella tragedia si trasferì a Matera. Il figlio minore, Enrico, nel 1879 sposò Lucia Bronzini; ebbero quattro figli ma due morirono in tenerissima età; sopravvissero Vincenzo e Angela. Enrico fu superficiale e, oltre a non amministrare con oculatezza i beni di famiglia ricoprendosi di debiti, non ebbe rispetto dei vincoli coniugali. Nel 1890 la moglie Lucia, con un atto di coraggio (considerando i tempi e il luogo), chiese la separazione legale per colpa del marito. Il primo a testimoniare a suo favore, nella causa di separazione, fu il fratello del marito, don Giuseppe. Però gli avvenimenti tragici, purtroppo, non mancarono. Il 5 novembre 1892 morì Angela (7 anni) mentre il 16 novembre morì don Giuseppe, assassinato dal bandito Chitaridd. Dolori e avversità che segnarono il giovanissimo Vincenzo colpito da una grave forma di depressione. A fatica superò la crisi e si allontanò da un ambiente che ormai vedeva ostile. Si iscrisse all’Università di Montpellier, in Francia, intraprendendo gli studi di ingegneria. Ben presto si appassionò allo studio dell’astronomia. Contattò Azeglio Bemporad, futuro Direttore della Specola di Capodimonte, e Camille Flammarion, astronomo francese e fondatore della Société Astronomique de France. Il 15 marzo 1905 Vincenzo Caropreso fu ammesso come membro titolare nella Société Astronomique de France. Acquistò un telescopio con il quale continuò le osservazioni del cielo dalla terrazza del suo villino di campagna (dove, nel frattempo, è andato a vivere dopo essere tornato in Italia). Il telescopio, “testimone muto del suo appassionato fervore per la scienza di Urania”, negli anni ’30 fu donato al Liceo “Duni”. Il 25 aprile 1911 un altro grave lutto. Morì lo zio Raffaele Bronzini lasciando nel dramma la moglie Anna Torraca (disabile) e cinque figli (dai 14 ai 2 anni). Sensibile e generoso adottò, per “concorrere a sollevare questa famiglia”, la cuginetta Carolina. “Conoscerai la Scienza, è Essa una Fata e sotto la sua protezione riuscirai a trovare la migliore felicità, diventerai buona e saggia e potrai aiutare la tua famiglia onorando la memoria del caro Padre tuo. Ecco perchè ti inizio a cose dell’intelligenza, all’amore verso il sapere”. Era un brano dell’invito a Carolina a continuare un Florilegio. Caropreso, per alcuni anni, prestò la sua opera come Assistente Astronomo Volontario presso l’Osservatorio di Capodimonte. Furono gli anni più sereni di quest’uomo tormentato che aveva trovato “l’unico lavoro capace di alleviare in parte le pene di un’esistenza diventata insopportabile”. Lavorò per l’osservatorio e lavorò per i giovani che si rivolgevano a lui per insegnamenti e aiuti per gli studi. Il suo sogno: un osservatorio a Matera. Intraprese contatti con l’Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica. Dopo alcuni anni iniziarono i lavori in muratura per la sistemazione della cupoletta d’osservazione. Mentre seguiva i lavori Vincenzo Caropreso fu colpito da broncopolmonite e dopo pochi giorni di malattia, l’8 febbraio 1926, morì nel suo villino in Via Chiancalata. Non aveva ancora compiuto 45 anni. Chi fu Caropreso? Ebbe vastissimi interessi, fu un precursore che riusciva a scardinare le utopie guardando oltre qualsiasi orizzonte. Spaziava in vari campi e i suoi pensieri non erano assolutamente astratti. Era pacifista “La piaga maggiore di ogni nazione è il militarismo. Esso cagiona la miseria e questa a sua volta la corruzione e la delinquenza…”. Amava la vita, amava il prossimo. “Può chiamarsi sacrificio il privarsi di una cosa per alleviare una miseria, far gioire un cuore? Non vai piuttosto incontro a un’estasi col procurare un sorriso?”. Il suo desiderio di amore verso tutti e tutto lo definiva “armonia universale”.
La fotogallery dell’incontro del Circolo La Scaletta per Vincenzo Caropreso (foto www.SassiLive.it)