INTERVENTO:
Grazie al frastuono mediatico di questi giorni, che probabilmente si contorna già dei colori dell’imminente campagna elettorale, si è riusciti a spostare l’attenzione dell’opinione pubblica dai reali problemi della crisi del mobile imbottito verso la “questione cinese”.
Vogliamo veramente far credere all’opinione pubblica che la crisi del settore del mobile imbottito sia da ricondurre alla aziende cinesi presenti sul nostro territorio?
Se così è, piuttosto che scrivere proclami e denunce si farebbe prima a scrivere un libro di barzellette!
Sarebbe più opportuno, invece di demonizzare una etnia imprenditoriale ed operaia, tirare fuori la testa dal guscio e cominciare a puntare il dito contro chi, a Roma ed a Potenza, continua a non voler dare ascolto alle istanze, numerose, di un territorio che lentamente muore, un area che da oltre un anno ha avviato con Roma e Potenza tavoli e incontri che hanno portato risultato zero!
Ecco, questo è il numero algebrico che le tabelle lette sui giornali nei giorni scorsi dovrebbero riportare: ZERO.
Uno zero assoluto al Protocollo Scajola ma anche a tutte le modifiche e/o integrazioni proposte, a tutte le richieste formulate dalle aziende, dalle associazioni di categoria, dalle stesse organizzazioni sindacali che che si sono rese inattualizzabili, mediante il ricorso alle scuse più inverosimili: dalla scure degli aiuti di stato, alla improcedibilità e insostenibilità giuridico/finanziaria sempre invocata e mai dimostrata.
Motivazioni che fino ad oggi abbiamo accettato supinamente ed a capo chino ma che restano pur sempre scuse che hanno solo ottenuto il risultato di riuscire a dividere il muro ed il fronte comune che le aziende, in un momento storico, erano riuscite a costruire anche con la Task Force del Salotto.
Così, applicando il teorema degli imperatori romani, “Dividi et Impera” hanno ottenuto il risultato di ricondurci a combattere tra poveri, a prendercela con i cinesi lasciando Roma e Potenza liberi da qualsiasi responsabilità.
E così tanti no per la moratoria IRAP per le PMI, per la moratoria su Basilea, per la diminuzione della pressione fiscale e contributiva, per le incentivazioni all’export ed alla promozione
Grande risultato: risultato di cui andare fieri mentre qui, cinesi o non cinesi, i problemi restano e non accennano a diminuire. Anzi. Ora che le aziende vedono spiragli di recupero di mercato, raccolgono i primi frutti di una massiccia riorganizzazione aziendale, ora che alcune soglie di fatturato si sono consolidate e potrebbero perdurare nel tempo fino a rigenerare incremento futuro nell’ambito di una ripresa economica internazionale, proprio ora noi, piuttosto che risolvere la questione finanziaria, la problematica assicurativa dei crediti, o tentare di perseguire il tanto atteso risultato negoziale con MISE e Regione, apriamo una diatriba con i cinesi.
Io, imperterrito e forse eccessivamente ottimista, continuo a ribadire che abbiamo una sola possibilità per tentare un ultimo disperato attracco al porto della salvezza: restare uniti concentrando tutta l’energia propulsiva che il nostro territorio solo a vantaggio di una possibile ripresa economica del sistema impresa materano. Se necessario anche promuovendo, con il supporto delle associazioni di categoria, una manifestazione congiunta imprese e lavoratori, che a Roma ed a Potenza costringa quelle istituzioni a venire allo scoperto e ad intervenire con misure urgenti per la soluzione immediata delle problematiche industriali e sociali del nostro territorio: per una volta lasciando da parte i tecnicismi che fino ad oggi ci hanno solo sortito l’effetto di ingenerare illusionistiche e irrealizzabili speranze.
Avv. Angelo Calculli Componente di Distretto e Liquidatore Nicoletti SpA.
Apr 08