L’astronomo materano Franco Vespe in una nota esprime alcuni riflessioni sul fenomeno Greta e sui cambiamenti climatici in corso.
Di seguito la nota integrale.
Il terzo millennio ci ha regalato una nuova Giovanna d’Arco: Greta! L’austera e severa teenagersasperger è stata messa a capo della crociata contro i cambiamenti climatici dal fronte dei pensatori del “politicallycorrect” europei e mondiali. Niente da dire contro la ragazza! Non userò certo le parole del pessimo Vittorio Feltri. Anzi! ce ne fossero a milioni di ragazze e di ragazzi nel mondo come lei! Sarebbe facilissimo cambiarlo! Tuttavia la sgradevole impressione che questa meravigliosa ragazzina sia spietatamente strumentalizzata è palpabile. Interessi ipocritamente “green” la stanno alimentando e sostenendo. Sarei molto curioso di capire chi l’ha portata sul pulpito della conferenza KOP24 di Katowize, chi la sostiene finanziariamente per i suoi tour internazionali e perché è trattata come un leader politico mondiale di prima grandezza. Addirittura si parla di lei come del prossimo premio Nobel. Premio per intenderci negato a Gandhi e regalato ad Obama. Il problema ambientale necessita di soluzioni culturali e tecnologici ben più complessi che non possono essere caricati sulle fragili spalle di Greta. E’ opinione comune degli astronauti che hanno orbitato intorno al nostro pianeta che lassù appaiono senza senso i confini territoriali per i quali l’umanità si accapiglia e che appare in tutta la sua fragilità la vita e la biosfera terrestre racchiusa in una pellicola sottilissima fra cielo e terra. In verità quell’apparente, fragile guscio brulicante di vita ha dimostrato un alto tasso di resilienza nel passato rispetto alle catastrofi ambientali che sono arrivati a spazzar via fino al 90 % delle specie viventi. E’ il caso del gigantesco asteroide (ma pare che non fosse l’unico!) che si abbattè circa 66 milioni di anni fae che schiantò per sempre la vita dei dinosauri sul pianeta. Furono improvvisi cambiamenti climatici a schiantare invece l’uomo di Neanderthal stanziale troppo localizzato in Europa. Probabilmente fu una potente eruzione dei campi flegrei a sterminarli. Nel 1815 l’eruzione del vulcano Tambora (Indonesia!) fu la causa di una terribile carestia e fece piombare nel freddo glaciale l’estate di quell’anno. Negli ultimi 80 anni la presenza dell’uomo è diventata anch’essa una potenziale letale minaccia per il nostro pianeta al pari del super vulcano di Yellowstone o di giganteschi meteoriti. Abbiamo dimenticato il terrore dell’olocausto nucleare nel periodo della guerra fredda. Esso sarebbe l’unico modo per distruggere il nostro pianeta con le nostre mani. Pericolo fra l’altro non scongiurato ma solo dimenticato.Per il resto la scienza e la tecnologia ci deve venire incontro per spazzare alcuni fraintendimenti ed errori del “politicallycorrect”. La prima cosa riguarda questo famigerato CO2 . Non è affatto un veleno ma, anzi un importante nutriente del quale il mondo vegetale si ciba. Senza il ciclo del carbonio, non ci sarebbe ossigeno e vita animale. Se non ci fossero gli alberi che sequestrano anidride carbonica non avremmo ossigeno che è invece un pericoloso inquinante. Un inquinante che è poi diventato fondamentale per lo sviluppo animale. Ahi voglia a spiegare al mio fornitore di panzerotti che gli alberi di La Nera, se in buona salute, non si devono tagliare proprio per questo motivo!Un aumento delle emissioni di CO2 potrebbe tranquillamente essere compensato con un aumento del tasso di vegetazione. Ma il vero problema è quello della selvaggia deforestazione che sta avvenendo su tutto il globo terrestre. L’ aumento dell’effetto serra mette al massimo a repentaglio l’eco-sistema umano.Abbiamo visto come catastrofi apocalittiche poi hanno prodotto palingenesi biologiche senza delle quali non avremmo mai avuto poi le ultime ere antropocentriche. La mitigazione dell’emergenza ecologica non può avvenire con atteggiamento ostile rispetto alla tecnologia. Anzi essa può essere risolta ricorrendo ad essa. Chi ha masticato un po’ di termodinamica sa che qualsiasi macchina non può trasformare tutta l’energia divorata in lavoro. La differenza fra energia divorata e lavoro (il loro rapporto inverso si chiama rendimento)viene poi rilasciata in forma di inquinamento. Anche le macchine biologiche sono inquinanti. La scommessa della tecnologia oggi è quella di produrre macchine con rendimenti sempre maggiori dimodoché si possa produrre meno inquinamento. Come si fa a vedere se una macchina inquina? Più di 20 anni fa ci fu il passaggio delle auto che consumavano benzina con il piombo a quelle senza piombo con tanto di marmitta catalitica. Una stessa auto passando alla benzina senza piombo, erogava una potenza di gran lunga minore. Ovvero si ridusse il rendimento di quei motori iniettando così più inquinanti! Altro che riduzione delle emissioni! In quel frangente ci fu un corto circuito efficacissimo fra interessi industriali, cultura ecologista e pensiero unico “politicamente corretto” per traghettare i consumi a vantaggio del senza piombo. Oggi sta avvenendo la stessa cosa per il passaggio alla macchina elettrica. E’ un escamotage dell’industria automobilistica per continuare a vendere auto innescando quel circolo vizioso fra interessi economici forti, sensibilità ecologica molto interessata, veicolata dalla strategia del “politicamente corretto” così pervadente da essere trasformata in ineluttabili imposizioni legislative vessatorie per il consumatore. Le auto elettriche hanno l’unico merito di non inquinare più le nostre città. Non risolve affatto la questione della riduzione dei gas serra. Da qualche altra parte ci dovrà pur essere produzione di energia da iniettare alle elettriche! La vera sfida ecologica sta nel capire se il rendimento complessivo delle macchine elettriche migliora rispetto a quelle attuali. Cosa diversa invece è l’auto ibrida che produce energia supplementare sfruttando l’energia cinetica stessa dell’auto. Ecco temo che Greta sia diventata un’icona di questa lobby di interessi!
Nella fotogallery Franco Vespe e Greta