Il Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Erika Stefani, alla quale è stata presentata un’interrogazione a prima firma del senatore M5S Arnaldo Lomuti (Atto n. 2-00796 del 18 aprile 2019, seduta 110), ha impugnato la legge regionale numero 4 del 13/03/19. Quella definita mediaticamente del “raddoppio dell’eolico selvaggio in Basilicata” e che a molti è sembrata una norma da ultimo assalto alla diligenza del Far-West.
Di fatto, il ministro ha accolto le nostre osservazioni e la nostra richiesta di impugnare la legge regionale che aveva diversi limiti. A partire da quello di essere stata emanata in regime di prorogazio, in una fase politica regionale convulsa, che ha registrato diverse violenze amministrative a danno della Basilicata stessa, dei suoi cittadini e dell’ambiente lucano. Già danneggiato nelle sue orografie paesaggistiche da una densità di pale eoliche altissima, se consideriamo che sono stati realizzati 1400 aeromotori in 10.000 kmq di estensione regionale, inquinando tutti i profili montani della catena appenninica lucana.
La legge numero 4 del 2019, scritta notte tempo, a giunta ampiamente scaduta nel suo mandato e nel godimento dei lucani, grazie all’ex presidente Marcello Pittella ai domiciliari che strumentalmente si rifiutò di dimettersi, ha l’ampio sospetto di poter essere un modo per favorire amici e clientele, dato che in una situazione già molto precaria e molto sfruttata e contestata, va a permettere di trasformare la selva attuale di pale in cui è finito l’eolico lucano, in un una vera e propria giungla. Con quasi 3 mila pale a cercare di soffiarsi tra di loro, è il caso di dire, quel po’ di vento dei nostri crinali che difficilmente supera le 2000 ore necessarie a rendere realmente operativo e competitivo un solo impianto eolico. Figuriamoci 3 mila pale, che di sicuro intercetteranno più gli incentivi che il vento.
Tutto questo, ovviamente, con il fabbisogno energetico della Basilicata già ampiamente coperto e superato, di un valore 10 volte superiore alla necessità.
La legge regionale è strumentale a una certa visione più affarista che ambientale dell’energia rinnovabile: non solo era perversa nei suoi intenti, ma è anche incostituzionale perché viola gli articoli 117 e 123 della Costituzione italiana, che regolano le norme in materia energetica del Paese e la stessa disciplina delle eventuali fasi di prorogazio regionali. Oltre a farsi un baffo degli articoli 25 e 54 dello Statuto regionale, rasentando anche il ridicolo, dato che è un codice scritto da loro stessi. Motivo per cui ringraziamo il ministro Stefani per averci dato ascolto.