Con la ufficiale presentazione del libro La permanenza di San Giovanni da Matera in Ginosa”tenutasi qualche mese fa nella Sala degli Stemmi dell’Arcidiocesi di Matera-Irsina, l’autore Pietro Tamburranodi Ginosa ha sostenuto la tesi secondo la quale Giovanni De Scalzonibus da Matera “Giovanni Scalcione”, visse in Ginosa nell’XI° secolo per circa 20 anni. Poiché né cultore né storico, seppur a conoscenza del vissuto del Santo, haapprofondito il tema della Sua permanenza temporale in Ginosa ( allora terra d’Otranto), le Associazioni “Amici pro San Giovanni da Matera” con sedi in Matera e Ginosa, accogliendo a mò di sfida la tesi del professore, si sono recentemente incontrati in Ginosa con Vito Parisi, Sindaco di Ginosa perporsi sulle tracce del materano“ Giovanni Scalcione”.
L’Associazione materana rappresentata dal Presidente Emanuele D’Adamo e dal direttivo composto da Nunzio Paolicelli, Domenico Troia e Nicola Grande e quella di Ginosa rappresentata da Giuseppe Pirrazzo, Cosimo Galante e dall’encomiabile già Presidente Luigi Ribecco (assente nella circostanza) a memoria del periodo storico che ha visto tra i noti protagonisti Giovanni De Scalzonibus, hanno reso omaggio al giovanissimo Sindaco donando una targa conla seguente dicitura: “Alla Città di Ginosa che nell’XI° Secolo donò accoglienza umana e sensibilità spirituale a San Giovanni da Matera”. Nell’interessante scambio culturale le Associazioni hanno evidenziato al Primo Cittadino,la Vita e le Storie vissute in Ginosa dal Santo che, tra le tante si ricordano:La visione di San Pietro a Giovanni; il ritrovamento della cava di calce indicata dal Santo durante il restauro della Chiesa intitolata a San Pietroa un miglio da Ginosa di cui oggi si ricerca il sito; i mirabili lavori di restauro della stessa Chiesa; l’opera religiosa cenobitica; la costituzione del primo Ordine monastico in Congregazione di molti religiosi biancovestiti. Misteriosa è, invece, la storia popolare relativa alla partenza del Santo da Ginosa. Alcuni riferiscono di una “cacciata popolare” con sassaiola a seguito di un complotto architettato dai perversi governanti del periodo(Conte Roberto figlio del feudatario Riccardo Chiaromonte) che lo accusavano, impropriamente,del ritrovamento di un tesoro nelle loro proprietà, tesoro con il quale l’Abate aveva potuto completare il restauro della Chiesa di San Pietro. Per altri, invece, “la sassaiola”si richiama al culto popolare verso colui che era già considerato miracoloso che per fede raccoglievano,come reliquie, le pietre sia del luogo ove Giovanni ebbe in visione San Pietro sia la Cava di calce indicata dal Santo agli operai per completare il restauro della Chiesa. Nell’incontro istituzionale-culturale, inoltre, si è argomentato sugli eventuali reperti storici dell’antico Borgo che attesterebbero la presenza e la permanenza del Santo in Ginosa. Tra questi, nella passeggiata nel Borgo, la comitiva ha rilevatodi un certo interesse sia il Castello Normanno realizzato nell’anno 1080,la cui datazione coincide con l’anno di nascita del Santo, che le indicazioni ancora presenti a ridosso dell’antica Chiesa Madre che visivamente recano la scritta “Via San Giovanni…”.Nello specifico, trattandosi di una carenza di specificità, per chiarezza le delegazioni hanno chiesto al primo cittadino approfondimenti anagrafico-toponomastici per chiarire che trattasi, senza equivoci, effettivamente di una strada intestata “Via San Giovanni …da Matera” circostanza che, se così fosse, acclarerebbe la permanenza del Santo in Ginosa come attestato dallo storico autore Pietro Tamburrano.