In mancanza di un’organica legge nazionale che regolamenti l’offerta di gioco legale sul territorio, sono numerose le amministrazioni locali che si sono attivate per approvare misure che potessero in qualche modo proteggere le fasce più deboli della popolazione dai rischi connessi con il gioco d’azzardo. Molti Consigli comunali hanno quindi introdotto limitazioni orarie del funzionamento degli apparecchi di gioco e distanziometri che stabilissero, appunto, una distanza minima tra slot machine e luoghi sensibili.
Infatti, mentre i casinò legali presentati da NuoviCasino.it promuovono il gioco responsabile con una serie di opzioni che consentono di bloccare l’accesso al gioco ai minori di età e di stabilire dei limiti di deposito e di puntata, nelle sale giochi presenti sul territorio e nelle slot da bar, non vi sono vere e proprie misure che possano aiutare i giocatori a mantenere il controllo dei propri fondi. Il rischio di insorgenza delle ludopatie viene quindi contrastato con misure più dirette che agiscono riducendo l’offerta di gioco sul territorio.
Un esempio ci viene anche dall’ordinanza emanata dal sindaco di Potenza ,che sulla scorta di tanti altri Comuni italiani,ha stabilito che slot machine e videolottery possono essere accese solo dalle 10:00 e le 13:00 e dalle 17:00 alle 22:00. Come si può notare, queste fasce orarie corrispondono anche agli orari di entrata e di uscita degli studenti dalle scuole, in modo da rendere meno accessibile il gioco ai giovani.
Tuttavia, seppure è apprezzabile l’impegno del capoluogo lucano per tutelare la cittadinanza, è importante anche domandarsi se questo tipo di misure siano efficaci nel contrasto al gioco patologico.
Un recente studio Eurispes ha, a questo scopo, analizzato l’esperienza del Piemonte, Regione che ha fatto da battistrada nella promozione di misure di riduzione dell’offerta di gioco sul territorio. I dati dello studio evidenziano che, dall’entrata in vigore della legge regionale 9/2016, il Piemonte ha visto una riduzione dell’80% degli apparecchi di gioco, un calo di circa 2 miliardi di euro delle giocate, ma anche 5.200 posti di lavoro perduti e 220 milioni di euro in meno di entrate erariali per lo Stato.
L’indagine si concentra inoltre sull’efficacia del distanziometro piemontese e, dopo uno studio simile già svolto in Puglia, l’istituto di ricerca conferma che allontanare le macchine da gioco non è un intervento efficace al fine del contrasto al gioco patologico.
Quello che emerge è che il giocatore patologico, in generale, sceglie comunque di giocare lontano da casa, allo scopo di poterlo fare in modo più riservato. Questo significa che chi ha già sviluppato una dipendenza va a cercare opportunità di gioco laddove si trovano: nel caso del gioco a distanza, un giocatore può assumersi il rischio di giocare in un casino senza licenza, nel gioco invece più tradizionale lo scommettitore è ben felice di fare un po’ di strada in più, per “divertirsi” indisturbato. Lo stesso può valere per quei territori in cui sono attive limitazioni orarie del funzionamento dei giochi, l’utente infatti sceglierà di recarsi nel Comune più vicino che non abbia tali restrizioni.
Le riflessioni che scaturiscono dalla lettura dello studio di Eurispes possono essere arricchite anche dai commenti del Procuratore Generale Antimafia, De Rahoha infatti sottolineato come vietare il gioco legale possa in realtà favorire la crescita e la proliferazione del gioco illegale e non autorizzato, con un conseguente aumento dei rischi per i cittadini.
Il dibattito sul gioco d’azzardo è quindi tutt’altro che concluso e l’esigenza di una legislazione nazionale appare più che mai sentita.