50 artisti materani e lucani per nascita o per adozione, 50 opere realizzate con i più diffusi linguaggi espressivi propri delle arti visive (pittura, incisione, fumetto, architettura, fotografia, poesia, letteratura, musica, video, folklore) per un progetto itinerante di narrazione allo stesso tempo individuale e collettivo: raccontare e comunicare Matera tra passato, presente e futuro, tra ciò che è stato e ciò che non è ancora, per far rivivere lo spirito, la coscienza e l’anima di un luogo e di una comunità, per recuperare e riconnettere memorie, identità, storia, tradizioni, cultura, territorio e paesaggio.
Per l’appuntamento con l’anno da Capitale Europea della Cultura 2019, lo Studio Arti Visive ha organizzato e promosso una mostra itinerante con l’obiettivo di sperimentare, attraverso l’arte, nuove forme di racconto e di comunicazione di una città e di una comunità che è sempre stata (e che vuole continuare ad essere) una realtà fatta di vita, di uomini, di materia, di segni, di storie nella storia.
Il progetto ha coinvolto direttamente gli artisti Luigi Acito con Renato Lamacchia e Lorenzo Rota, Irene Albano, Carla Cantore, Antonella Capolupo, Nicola Capone, Kamil Cardone, Dario Carmentano, Daniela Cataldi, Vania Cauzillo, Luca Colacicco, Antonio Conte con Roberto Biasi e Margherita Tricarico, Enzo De Filpo, Giovanni Dell’Acqua, Antonello Di Gennaro, Domenico Dimichino, Franco Di Pede, Enzo Epifania, Nino Epifania, Rocco Falciano, Giuseppe Filardi, Nino Fortunato, Rocco Giove, Luigi Guerricchio, Pietro L’Annunziata, Pino Lauria, Cosimo Lerose, Donato Linzalata, Roberto Linzalone, Oreste Lo Pomo, Felice Lovisco, Massimo Lovisco, Vittorio Manno, Francesco Marano, Mauro Masi, Giuseppe Miriello, Giuseppe Mitarotonda, Michele Morelli, Rocco Natale, Antonio Notarangelo, Pino Oliva, Giulio Orioli, Monica Palumbo, Nicola Pavese, Francesco Pentasuglia, Angelo Rizzelli, Marta Salonna con Maria Emanuela Antonicelli-Damiano Di Pede-Roberta Gioia, Pasquale Santoro, Angelo Sarra, Mariano Silletti, Michele Spera, Angelo Stagno con Daniele Mirimao, Pietro Paolo Tarasco, Nino Tricarico, Domenico Verrascina, Augusto Viggiano, Enzo Viti con Teresa Lupo.
Attraverso le loro opere e con i diversi linguaggi espressivi adoperati si sviluppa un racconto articolato, a più voci, che coniuga memoria con “suggestioni” visive di un futuro ancora non scritto, nella convinzione che il futuro per una città come Matera non può non avere il sapore del ritorno, le sembianze dell’archetipo, il sentimento della “riflessività”, se è vero che ogni luogo reca sempre e comunque in sé ciò che vuole essere e ciò che vuole divenire.
Dopo aver fatto tappa a Vicenza (Galleria Celeste), Roma (Galleria Arte e Pensieri), Rapolano Terme (Museo dell’Antica Grancia e dell’Olio), Fanano (Cantine degli Scolopi) e Modena (Galleria delle Statue dell’Istituto d’Arte Venturi) il viaggio della mostra collettiva itinerante “Matera: memoria, identità e futuro” prosegue alla volta di Plovdiv (Bulgaria), anch’essa Capitale Europea della Cultura 2019, ospite della galleria Resonance di Antonia Dimitrova, arricchendosi del contributo di altri artisti ed autori che hanno accolto l’invito di Franco Di Pede e dello Studio Arti Visive ad essere parte attiva di questa operazione artistica, unica nel suo genere per la città di Matera, accompagnata dal testo critico di Mariadelaide Cuozzo docente dell’Università degli Studi della Basilicata.
Inaugurazione lunedì 20 maggio 2019 alle ore 18.00.
“Matera: memoria, identità e futuro”, presentazione di Mariadelaide Cuozzo
Fino a che punto è possibile afferrare l’“anima” di un luogo, definendola attraverso un qualsiasi linguaggio? E non l’anima di un luogo qualunque ma di una città, come Matera, tanto fascinosa quanto complessa, ricca com’è di stratificazioni storiche, antropologiche, culturali, geologiche. Arcaica e contemporanea, rurale e borghese, popolare e colta, contadina e aristocratica, antichissima eppure attualissima.
Un salto in avanti, soprattutto culturale, le ha permesso di oltrepassare, avvantaggiandosene, uno iato storico di lungo periodo, risparmiandole almeno in buona parte le brutture edilizie e urbanistiche che nei decenni successivi al dopoguerra hanno devastato tante città del nostro Meridione. Nei vicoli e nei vicinati dei Sassi, negli spazi archeologici sotterranei che connettono il basso con l’alto della città, negli strapiombi sulla gravina e nella voce del suo torrente mista a quella del vento, nelle cavità oscure delle cripte rupestri, nelle chiazze di verde, di giallo, di rosso, accese sulla chiara porosità tufacea di un territorio che emana il respiro dilatato di ere geologiche perdute nella profondità di un tempo remotissimo, che ha lasciato ovunque fossili marini, si avverte ancora, e tanto distintamente da generare una sorta di sgomento, il battito arcano del cuore di questo luogo.
No, non credo che si possa decifrare e restituire interamente, attraverso qualsiasi linguaggio, l’anima di Matera; tuttalpiù si può tentare di carpire frammenti sparsi del suo segreto, nell’intuizione di un attimo che si fa visione e si traduce in immagine.
Questo, mi sembra, è ciò che prevalentemente ci offre la mostra Matera tra memoria, identità e futuro: una paratassi di schegge visuali e di brandelli narrativi che sono altrettanti lampi, momenti di una luce dell’intelletto che si accende in chi sappia entrare in contatto con il genius loci di questo territorio unico.