“Prima i diritti uguali per tutti”. Questo il tema della manifestazione promossa in mattinata dalla Cgil contro l’autonomia differenziata. L’iniziativa sindacale si è svolta a Matera presso l’ospedale Madonna delle Grazie e al Campus Unibas con ingresso da Via Castello e a Potenza presso il Liceo Scientifico Galileo Galilei.
La manifestazione ha previsto il volantinaggio e la raccolta firme per l’appello nazionale dei sindacati e dell’associazionismo a un generale e forte impegno civile e culturale affinché si fermi il pericoloso processo intrapreso con l’autonomia differenziata e si avvii immediatamente una confronto con tutti i soggetti istituzionali e sociali.
Gli appuntamenti rientrano nella campagna nazionale di sensibilizzazione “Prima i diritti uguali per tutti”: dal 21 al 24 maggio quattro giorni di presidi, volantinaggi e dibattiti per dire che l’autonomia delle regioni, così come immaginata, romperà il vincolo di solidarietà del Paese e aumenterà i divari esistenti.
“La Cgil non è contraria al decentramento – afferma il segretario generale Cgil Basilicata Angelo Summa – ma non ci può essere un Paese con cittadini di serie A e di serie B, come non è accettabile ogni ipotesi di regionalizzazione dell’istruzione e di reclutamento del personale con contratti regionali. Il Governo vuole riconoscere maggiore autonomia ad alcune regioni, noi vogliamo che siano ridotte le disuguaglianze e garantiti a tutti i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione (salute, istruzione, lavoro, mobilità, tutela dell’ambiente), a prescindere dal territorio in cui si vive. Finché questi non verranno assicurati con i livelli essenziali delle prestazioni, con le leggi di principio e con un adeguato sistema di perequazione delle risorse, il progetto di autonomia differenziata determinerà solo un aumento delle già insostenibili diseguaglianze sociali e territoriali, e la Cgil non può che dire no.
Ancora oggi – prosegue Summa – nonostante si tratti di una materia così impattante sull’assetto costituzionale del nostro Paese, il tema dell’autonomia differenziata sta passando inosservato. Non si conoscono i suoi effetti che pure arrivano da lontano, dalle riforme che hanno connotato gli ultimi 20 anni, dal Titolo V in avanti, fino alla questione meridionale che è irrisolta. Se il provvedimento andrà in porto – annuncia Summa -23 materie, tra cui diritti fondamentali quali istruzione e sanità, saranno commisurati al territorio in cui un cittadino vive. Ciò significa che il gettito fiscale legato al trasferimento dello Stato alle regioni non dipenderà più da un criterio proporzionale. E la Basilicata, nel Mezzogiorno, rischia di più. Una piccola regione di 573mila abitanti rischia di perdere la sua connotazione. Pensiamo alla sanità – precisa Summa -Se la Basilicata ha avuto fino a questo momento un trasferimento pari a 1 miliardo e 40 milioni di euro sulla base del principio della fiscalità, del Pil e della capacità differenziale della regione, avrà molti milioni in meno e non potrà assicurare la già complessa rete ospedaliera.
La scuola diventa regionale, il personale viene assunto e pagato dalle regioni, i concorsi si bandiscono su base regionale, perfino la valutazione del sistema farà capo alle regioni. È la fine del diritto all’istruzione come diritto sociale individuale da esercitare in maniera uguale indipendentemente dal luogo in cui si risiede ed è la fine della coesione sociale e dell’unità culturale del Paese, di cui la scuola è il primo presidio. In questo quadro risultano inaccettabili gli intenti della Ministra Bongiorno di istituire un reclutamento regionale e di mettere lacci e lacciuoli ai lavoratori nello spostamento da sede di servizio ad un’altra. Noi ribadiamo al governo il nostro “no” a qualsiasi ipotesi di regionalizzazione della scuola e dell’istruzione. Si rispettino i patti sottoscritti, si smetta di agitare un tema divisivo e disgregatore dell’unità del Paese, si pensi al bene di quelle istituzioni che garantiscono diritti costituzionali fondamentali per la crescita e lo sviluppo della persona.
La nostra idea di autonomia, che è fondata sui principi della nostra Costituzione, è ben altra: garanzia del diritto all’istruzione per ogni alunno in maniera uguale in ogni angolo del Paese attraverso la determinazione dei livelli essenziali delle prestazione in materia di istruzione e legge di principi nazionale per un’autonomia regolata e basata sulla leale collaborazione, intesa come intervento dello Stato a supporto delle aree più svantaggiate.
La domanda da porsi, dunque, è come fermiamo questa situazione. L’unico modo – conclude Summa – è allargare la partecipazione e offrire un’alternativa a questo disegno scellerato che vuole rompere l’unità nazionale. È necessario un nuovo patto di coesione tra nord e sud del Paese da rilanciare con coraggio, un coordinamento delle regioni del sud attraverso una visione comune e un patto di investimenti comuni. È su questo che dobbiamo sfidare senza cedere a slogan di chi viene in Basilicata spacciandosi per sovranista quando in realtà è portatore di una radicata cultura nordista.
Abbiamo bisogno di un piano di investimenti nazionale, nell’applicazione dell’art. 119 del federalismo della legge 42 sui costi standard in base al quale un servizio deve costare nella stessa maniera a Potenza come a Milano. In tutto questo c’è però una nuova consapevolezza, a partire da alcuni sindaci meridionali che hanno avviato ricorsi contro l’iniqua distribuzione delle risorse. La prima udienza è fissata il 22 maggio davanti al Tar del Lazio. Una battaglia di giustizia sociale ma anche con l’obiettivo di far recuperare voce e dignità al Mezzogiorno”.