L’artista e designer Andrea Capecci, marchigiano originario di San Benedetto del Tronto e residente a Ripatransone in provincia di Ascoli Piceno, ha inaugurato nel pomeriggio la mostra d’arte “Tracce di un Operaio” nella chiesa rupestre di Sant’Antonio Abate nei Sassi di Matera. La mostra, allestita da Serena Scolaro e promossa da Arte per le Marche in collaborazione con l’Associazione Patrimonio Rupestre, si potrà visitare fino al prossimo 15 giugno dalle 9,30 alle 13 e dalle 15 alle 20. Ospite speciale del vernissage il musicista materano Eustachio Di Cecca, detto “Il Fattore”, pronto a raccontare le origini della cupa cupa, lo strumento musicale con cui ha eseguito un canto tipico della musica folk materana.
In questo nostro tempo così confuso dietro immagini di ogni tipo, senza appigli né regole, ma liquefatto in mille rivoli disordinati si sente la necessità di cercare la propria storia e origine.
Da questo incipit nasce una mostra originale, Tracce di un Operaio di Andrea Capecci il quale sedimenta, attraverso una tecnica originale della lavorazione dei tessuti, in particolare del denim,un excursus materico caratterizzante il percorso post industriale dell’uomo moderno.
Poliedrico e creativo, Andrea Capecci ha percorso nella sua carriera una strada al confine tra il design e la ricerca tecnologica e al contempo antropologica che l’uomo ha compiuto nel lavoro, coniando uno stile assolutamente originale che lo ha portato ad evidenziarsi nel palinsesto artistico nazionale,
L’Arte non è solo rappresentazione estetica di un’opera bensì apre a nuovi dialoghi tra l’artista ed il sociale e mai come in Andrea Capecci questo si evidenzia.
Molteplici le sue esperienze artistiche e lavorative con gruppi di design industriali, dove ha interagito a metà tra progetto-lavoro e ricerca creativa sviluppando un linguaggio artistico tutto suo.
Il tessuto non è più semplicemente un tessuto per vestire ma un tessuto che spoglia l’Uomo che lo indossa e ne racconta le sue fragilità, le sue ansie finanche il suo DNA.
È la trama del suo vissuto, il suo cibo è opera del suo pensiero: il lavoro. Perché l’uomo non è soltanto ciò che mangia, termine abusato nei nostri giorni ma è soprattutto ciò che pensa.
Tracce di un operaio in realtà si pone un obiettivo o meglio un interrogativo: “che cosa rimane oggi dell’operaio del secolo scorso che tanto ha prodotto di ricchezza globale?”
È una domanda questa che posta all’ interno di Matera 2019 ha un senso di valore ecumenico dell’Arte.
Mai come ora infatti il nostro uomo, non solo cerca il lavoro ma cerca anche un altro ruolo per approcciarsi ad esso, vista la grande avanzata dell’era tecnologica.
Tessuti stesi a raccontare uomini persi che a Matera si vogliono ritrovare.
La fotogallery della mostra d’arte “Tracce di un Operaio” di Andrea Capecci (foto www.SassiLive.it)