Antonella Pagano eleva l’Ode alla Vergine Maria in Vaticano, nell’antichissima Chiesa di San Lorenzo in Piscibus.
Molte Odi ha scritto e molte ha rappresentato in Italia, in questo Maggio 2019 una Ode è dedicata alla Vergine.
Si, ci sono arrivata piano piano; dopo l’Ode alla Madre, poi la Passione di Gesù vista dallo sguardo e dal sentire femminile, l’Ode alla Donna e via di seguito, è germogliata l’Ave di Maggio alla Vergine, in verità molti anni fa avevo scritto l’Ave di Luglio dedicata alla Madonna della Bruna che, con Giovannio Rosiello, Presidente di Matera Poesia 95 e gli altri amici poeti con le loro poesie ne facemmo dei manifesti in tutta la città; Lei, la Patrona, con Sant’Eustachio, della nostra amatissima Matera; questa volta le parole sono più mature, si muovono tra la poesia, la prosa poetica e il saggio di ricerca, ricerca intesa in senso scientifico e ricerca spirituale…pur delle notti cupe giorni fulgidi fai per noi/ e figli ci fai/ e fratelli/ ….La mia piccola preghiera, il mio canto alla Vergine Maria in questo mese di Maggio mentre la primavera stenta a portarci le rose e invece Lei sa donarcele odorose e miracolose.
Dove si trova questa Chiesa di cui non si sente parlare?
In quella che è detta Roma segreta; v’e’, infatti, una chiesa la cui più antica menzione risale al 1143 con il nome di “Sanctus Laurentius in Portico Maiore” , ma la sua origine è ancora più remota, ovvero si fa risalire al VI secolo d.C.. Era un’antica Basilica che ospitava un Monastero di vergini, probabilmente distrutto dalle incursioni barbariche. Fu in seguito ricostruita in onore di San Lorenzo – il martire che distribuì ai poveri i beni della Chiesa perché non cadessero in mani pagane-.L’attuale nome di S. Lorenzo in Piscibus gli fu attribuito poiche’ dappresso sorse -in quel tempo- un mercato del pesce. La si trova in via Pfeiffer, alla fine del colonnato di sinistra guardando San Pietro. E’ la in quella piazza che accoglie il mondo, tra le braccia che si protendono ad accogliere tutti, sempre. Dopo un certo tempo in cui furono affidatarie le Clarisse, Leone X l’affido’ ad una comunità laica; in seguito fu inglobata nel maestoso Palazzo Patrizio del Cardinale Francesco Armellini. Nel 1659, la potente famiglia dei Cesi appose sull’ altare principale una pala raffigurante la cerimonia nuziale della Vergine. Poi tanti rimaneggiamenti e una serie di vicissitudini, i decori barocchi pian piano furono rimossi e nonostante gli ampi rifacimenti si riconoscono ancora ampie porzioni della muratura originaria, celata per secoli proprio sotto gli intonaci e gli stucchi barocchi. Sconsacrata per un certo tempo, fu trasformata in sala di studio dalla scuola pontificia “Pio IX”, quindi divenne atelier per lo scultore Pericle Fazzini, che, proprio lì, tra il 1970 ed il 1977, realizzò l’opera “La Resurrezione” per la sala delle udienze del Vaticano. Nel 1983, infine, venne riconsacrata da Papa Giovanni Paolo II per il “Centro Internazionale Giovanile S.Lorenzo”; nel 2007 fu elevata a diaconia da Papa Benedetto XVI. Oggi si presenta nelle tre navate in una veste che mi emoziona infinitamente, tutte le pareti e le absidi in mattoni di cotto. E’ estremamente solenne, maestosa, invita alla preghiera, anzi si fa preghiera già essa. Così ho cantato: … Salve dolcissima/ luce dell’ anima mia, beatitudine dell’ anima mia/ …pur delle notti cupe giorni fulgidi fai per noi/ e figli ci fai/ e fratelli/ ci scaldi col tuo manto e su tutti versi parole di rose e poi continuo narrando in ispecie del come Maria -prima di Suo Figlio Gesù- ci abbia insegnato ad essere liberi e narro vibratamente del come lo abbia fatto in forma forte ed eclatante. Il suo ‘SI’ di testa, di cuore e di seno insegna a noi come dire il SI, quindi: come saper dire i NO. Lorenzo de’ Medici disse di Lei”…con la tua bellezza tanta la bellezza innamorasti” ; è, questo, un magnificat d’infinita misura ed è dinamico poiche’ ci mostra come la Sua bellezza inondi tutta la bellezza del creato, visibile ed invisibile. Silvia Neuhold scrisse:”…non dire Madre di Dio se non ti comporti da figlio…non dire prega per noi se non ti preoccupi del tuo prossimo…e Boccaccio:”Regina degli Angeli che adorni il ciel coi tuoi lieti sembianti” e San Bernardo di Chiaravalle:”Maria è stata una rosa bianca per la sua verginità e una rosa vermiglia per la carità…autem rosa fuit candida per verginitatem et rubicunda per caritatem ”. Ho cantato a lei nella cerimonia a lei dedicata dai Cavalieri e Dame Templari Cristiani Jacques de Molay – Poveri Cavalieri di Cristo – la cui regola trova origine nel pensiero e negli scritti di San Bernardo di Chiaravalle.
Da poeta a poeta…è andata a ricercare cosa di Lei hanno detto i grandi poeti della letteratura.
In fondo ho cercato e tento di capire cosa essi provassero una volta al Suo cospetto. Il divin poeta, Dante Alighieri, prima di accedere alla visione della Luce potè toccare la grandezza di Maria. E Santa Teresa di Lisieux “…mai visto nulla di più bello di Lei, il suo splendido sorriso penetrò tutta l’anima mia…” vede come la visione si fa sentire profondo, si fa introiezione…e Sant’Agostino:”…Maria Santissima è veramente la mistica scala per la quale è disceso il figlio di Dio e per la quale salgono gli uomini al cielo…”. L’aula celerste è colma di parole meravigliose, poca cosa le mie a fronte di Dante, Manzoni, Jacopone da Todi e Petraca e Boccaccio, Lorenzo de’ Medici, Tasso, Bembo, Cervantes, Vico e Parini, Leopardi, Verlaine, Ada negri, Ungaretti Caproni, Trilussa e Rilke. E ancora l’Alighieri:… l’Umanità senza Maria è come volesse volar sanz’ali.
E San Francesco, lei che se ne occupa tanto?
La profonda umanità di San Francesco a chi crede debba essere ascritta se non a Maria? Il giovane cavaliere, dapprima tutto centrato su se stesso e sulla sua vanagloria, che ritrova la pienezza del suo essere dinanzi a Maria talchè inviterà i fratelli frati a farsi madri gli uni degli altri. L’altro giorno, dei molti pensieri sulla Madonna, in TV 2000, in modo peculiare mi ha colpito: “Dio non solo non ha paura della carne, ma ci si è mischiato, si è mischiato col sangue del ventre di donna”…da sociologa e studiosa delle tradizioni popolari, in ispecie quelle lucane…, Ernesto de Martino, Annabella Rossi e tutti gli altri di quella Scuola, la memoria mi ha riportato all’oggi quanto la cultura popolare desse importanza e usasse finanche il sangue catameniale in pratiche passate per ‘magiche’…del resto cos’altro potevano essere nel disconoscimento delle scritture, della cultura alta del tempo e della medicina? Eppure in tutta la piccola sapienza e nelle piccole pratiche si rintracciano tanti frammenti di verità. Dunque, San Francesco, attraverso Maria, ritrova non solo la sua anima femminile, anche l’animus; è così che intraprende un profondissimo percorso di comprensione che lo porterà a intuire, in una epoca profondamente maschilista, che il fulcro risiede nella carne, dunque nell’incarnazione. Credo sia stata proprio questa intuizione del Santo poverello ad aver dato forza al Santo Padre acchè invitasse le suore a non essere zitelle e poi, a spingersi ancora di più qualche giorno fa, allorchè, sempre rivolgendosi alle suore ha esortato loro di dirsi e farsi libere dalla servitù ai preti. Insomma l’Album d’amore di Francesco verso la Madonna è ancora oggi fertile; e di più ci turba beneficamente e ci stimola allorchè pensiamo che è stato scritto e vissuto in una epoca in cui anche la teologia era miope. Francesco seppe rivolgersi a Maria chiamandola Signora, Santa Regina, Madre di Dio, Vergine dello Spirito Santo; questa ultima dizione fu spesso da molti rigettata, ma, proprio in questa, Francesco rivela il suo essere Cavaliere, il Cavaliere dell’amor cortese, dunque audace. Sentì Maria così vicina da magnificarla, la guardò e s’ispirò a Maria con così grande stupore, che lo stesso stupore fu propulsivo, infatti generò un vero e proprio magnifico Magnificat, il Magnificat attraverso il quale passare per arrivare a Gesù: insomma, fu tale e tanto grande quello stupore che Francesco dirà: “non trattenete nulla per voi perchè nulla ha trattenuto per sè colui che ci ha amato fino a dare tutto per voi”. Adesso comprende perchè scavo nell’Universo Francesco e nell’Universo Maria? Quante cose di oggi sono spiegate in loro. Quante cose brutte -e di cui tutti ci lagniamo- possono farsi bellissime attraverso loro. So che la cosa più difficile da gestire è la Libertà eppure attraverso queste due figure possiamo trovare la forza per impararla, ed imparare così ad essere veramente liberi, non eterodiretti, non compulsivi nei consumi, pregni di Libertà liberante e capaci di afferrare molti più attimi di felicità. Con la mia piccola preghiera ho materializzato un momento di vita che d’un tratto ha saputo estendersi nel tempo e nello spazio. Povere parole le mie con cui ho invocato l’infinito roseto della primavera dell’ Uomo …è semplice rivolgersi alla mamma, è semplice rivolgersi a lei come figli e fratelli, cosi’ come Lei ci chiama, cosi come Lei ci ama.