Un piano paesaggistico per salvare la Basilicata, No Scorie scrive a Governatore Bardi e assessore regionale Rosa. Di seguito la nota integrale.
La Basilicata è una regione ricca di acqua che alimenta le economie di 4 regioni basate sull’ agroalimentare e la cultura. Inoltre la regione è già un hub per le energie rinnovabili. A cosa serve distruggere e consumare altro territorio e l’ambiente per estrarre greggio producendo tonnellate al giorno di rifiuti per arricchire società private e multinazionali? Sopratutto quando sono di difficile smaltimento e contengono radioattività naturale ?
L’ ex assessore regionale Petrantuono aveva promesso l’adozione del Piano Paesaggistico regionale, soprattutto per fermare l’invasione delle trivelle, le ricerche e le estrazioni di idrocarburi, per tutelare i bacini idrici, le falde, le aree agricole e le bellezze paesaggistiche dell’intera regione da qualsiasi forma di inquinamento ambientale, ma non lo ha fatto.
Chiediamo ora all’assessore Rosa, al presidente Bardi e alla nuova giunta regionale di approvare un nuovo Piano Paesaggistico per salvare il salvabile (territorio e mare già difeso dai cittadini e dalle comunità locali ) come atto concreto nei confronti dei lucani che auspicano un futuro diverso per questa terra, per continuare ad investire per il bene di tutta la comunità.
Le giunte regionali precedenti hanno puntato sulle fonti fossili (incompatibili ambientalmente ed economicamente con il nostro territorio) e hanno fallito su tutto , senza comprendere la grande potenzialità per le comunità delle fonti rinnovabili che sarebbero potuti diventare bene comune in una democrazia dell’energia e non speculazione del nostro territorio. Lo mostrano con chiarezza tutti i dati statistici: la Basilicata si è impoverita negli ultimi due decenni, l’occupazione è calata mentre l’emigrazione non si è mai fermata, nonostante il petrolio. Ma anche i governi nazionali non sono stati meno responsabili di quelli regionali: hanno sacrificato il nostro territorio nell’interesse nazionale o di altri che non sono i lucani. L’illusione del petrolio ha fortemente svilito e impoverito i settori produttivi tradizionali un tempo trainanti per la nostra economia, quali l’agricoltura e il turismo, ma hanno svilito anche la nostra cultura e bellezza della nostra terra, ridotti ad una sorta di palcoscenico per colossal cinematografici e marketing dell’effimero e del virtuale. I dati Istat in Val d’ Agri sono impietosi con un meno 59% di aziende agricole che hanno chiuso nel penultimo decennio(mentre creavano occupazione stabile da decenni) ,con il crollo del valore degli immobili nella valle e un turista che si allontana alla vista e agli odori del greggio, senza menzionare gli ultimi eventi .
Alcuni territori che hanno puntato invece sulle economie locali, sul turismo e sulla cultura, si guardi al materano e al metapontino, mostrano effetti positivi rispetto ad altre aree della Basilicata con economie di scala, come quello della coltivazione della fragola, che da sola occupa più di 5000 addetti( dati diffusi dall’ex assessore all’agricoltura nel 2017) cifre che i fautori del fossile ( ivi compreso certo sindacato pro – trivelle ) fanno finta di non conoscere.
O i dati turistici che vedono Matera con oltre 700.000 presenze e la fascia jonica che raggiunge la ragguardevole cifra di oltre 1.200.000 presenze nel 2017 (dati Apt).
Aver votato a suo tempo a livello regionale a favore dello sblocca Italia non ha di certo migliorato la situazione sulle scelte e decisioni territoriali. Un motivo in più per programmare un futuro questa volta diverso del nostro territorio in modo eco compatibile ed eco sostenibile e senza fare affidamento nelle royalites come ha fatto la fascia jonica rifiutando da decenni il deposito nazionale delle scorie nucleari (che avrebbe prodotto il doppio e a tempo indeterminato delle attuali royalites del catrame).