Sabato 8 giugno 2019 alle ore 16 nella sala degli Stemmi della Curia Arcivescovile in piazza Duomo a Matera il poeta e giornalista Carlo Abbatino presenta il libro di poesie “Matera nel cuore”, Magi editore.
Il programma prevede il saluto di Monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, Arcivescovo della Diocesi di Matera-Irsina, la relazione di Luigi Ruggeri, presidente Associazione Teatro Cultura “Beniamino Joppolo” e le voci recitanti di Anna Maria Cammisa, direttore Caritas Diocesana, dell’attore Mimì Orlandi, dell’autrice e docente Franca Loguercio e delle docenti Maica De Francesco e Giovanna Tolentino.
L’incontro si concluderà con l’intervento di Carlo Abbatino, l’autore della nuova raccolta di poesie “Matera nel cuore”.
L’editore Luigi Ruggeri dichiara: “Mi capita spesso, quando scrivo una presentazione ad una raccolta di poesie, di mutuare i pensieri di Anna Rita Granieri, poetessa contemporanea di Lonato del Garda (Bs), che nella Sua raccolta di poesie “Sulla mia pelle, tra Amore e denuncia ribelle”, attira l’attenzione dei lettori, puntando sul fatto che:“La poesia è la salvezza delle morenti cose, il tentativo di dire l’indicibile”.
Credo che questa visione della poesia sia possibile assimilarla al pensiero di Carlo Abbatino, poeta intelligente e generoso che compone versi per dare senso alle necessità della vita che vanno dritte dove devono andare, assieme ai sentimenti e allo spirito per guardare la materia puntando l’attenzione all’Altissimo.
Carlo è uomo e poeta capace di porre attenzione a tutto ciò che gli capita attorno, ragion per cui i Suoi versi sono sempre originali e ricchi di quell’arte libera e primitiva che è una delle prerogative principali della poesia.
Ma se spingo oltre la mia osservazione sulla strada della comunione con Lui, non posso fare a meno di evidenziare che con le sue poesie scaturisce un rapporto sensoriale, tale da farmi entrare, in un certo senso, in risonanza con l’illuminazione che l’ha prodotta. Sono sensazioni istantanee, ma pur sempre ragionate quelle che fanno nascere le poesie di Carlo, scritte perché giungano direttamente al “mare” delle Sue e delle altrui emozioni.
Si sa che la poesia, forma espressiva più a portata di mano, è invece l’arte più difficile o comunque fra le più difficili perché mira a creare un sistema di semplici parole che riuniscono in sé ritmo, significato, immagini, suoni, suggestioni e in questo ritengo di poter affermare che il Nostro, in maniera del tutto naturale, riesce naturalmente a trovare il “sistema” migliore per incantare e affascinare i lettori.
Ecco allora che nascono poesie capaci di “immortalare e fotografare un attimo”come dice“Barthes; un attimo in cui riaccesosi il desiderio dell’Infinito, ci si possa aggrappare ad esso come “liana dell’esistenza”.
La meraviglia, le emozioni e lo spirito difficilmente possono essere descritti perché “propri dell’animo umano”, eppure Abbatino mai smetterà di parlarne per condividerli e avvicinarsi lentamente assieme al lettore alla “trascendenza”.
Poesia che per Lui è un “dialogo esterno” tra l’animo del poeta e tutto il resto che lo circonda. Essa è il “ponte che congiunge l’illusione del vedere con la realtà del toccare con mano”.
Detto questo, una domanda sorge spontanea: Perché Carlo ha fiducia nella poesia?
Perché proprio ad essa si affida per raccontare in versi quello che vuol dire?
Lo fa, a mio avviso, perché, tra le tante attività umane, la poesia si avvale di una forma affidata all’espressione più individualistica, derivante dal profondo e diretta al profondo di ogni uomo e proprio per questo riesce ad accomunare tutti, attraverso le vie misteriose dei sentimenti e delle emozioni, unici nella loro unicità, ma costantemente uguali, anche nella lontananza del tempo e dello spazio.
Poiché la poesia, dice la “verità del cuore”, quella che si percepisce come autentica e profonda e che solo parole particolari e sapienti sanno rivelare ritrovando l’assoluto nell’immersione nel quotidiano e nel privato, ma anche nella lettura dei “segnali”più discreti dell’”essere”, delle sue “vibrazioni poetiche” impercettibili a chi non ha sensibilità e consonanza, ad essa Carlo si rivolge perché riesca a dar senso ad ogni sentimento. Attraverso questo caleidoscopio di emozioni e sensazioni quindi ci vediamo esortati dal Nostro ad osservare attentamente e scrupolosamente i segni del “tempo” educandoci alla sua visione per scoprire quanto consideri bella la vita e la poesia che è già lì, nel mondo, nelle cose; bisogna solo saperla cogliere e portarla alla luce. Per quanto concerne gli sprazzi di poesia dialettale, Carlo la usa come strumento linguistico facendola assurgere a dignità di poesia e trasformando con compiutezza l’espressione in lingua viva. V’è in Carlo una buona dose di ricercatezza espressiva, come segno di perizia tecnico-linguistica e non di vuoto manierismo, come si può notare nelle liriche qui pubblicate.L’impressione più profonda che si riceve dai suoi versi vernacolari è data dalla sicura padronanza del linguaggio, che lo rende incline e molto disposta al racconto ampio e disteso.
Noto infine che tutte le poesie di Carlo sono pervase dal senso del “religioso” che seppure richiami alla dimensione del festoso, del non utilitario, del gratuito, ha bisogno di uno sfondo di tenebra che è la totale apertura d’animo, il vuoto interiore, perché per Caterina, “La religione è come la lucciola: per splendere ha bisogno della tenebra”. (Arthur Schopenhauer).
Ecco quindi alcune delle ragioni che ci hanno indotto a dedicare a Carlo Abbatino questa terza edizione del Premio Speciale Letterario da consegnare a quei poeti che per assonanza di temi e di tecnica lirica, verranno ritenuti meritevoli di riceverlo.
Grazie a lui, si arricchirà e completerà il “viaggio spirituale”, come un vero e proprio dono di poesia che vibra dei colori e delle forme della vita, e che è quindi capace di emozionare profondamente ogni lettore.