L’assessore regionale ha illustrato alla Commissione Ambiente le attività in corso e quelle che si aggiungeranno nei prossimi mesi. Dal monitoraggio avanzato alle prescrizioni Aia.
Sul caso Fenice la Regione Basilicata ha già avviato una serie di attività finalizzate alla bonifica, al controllo e monitoraggio ambientale, a una costante informazione dei cittadini e al loro coinvolgimento nei processi decisionali, e nei prossimi mesi procederà a “monitorare lo stato di avanzamento del processo di bonifica che sarà eseguito con le migliori tecnologie disponibili, coordinare la sottoscrizione di un Protocollo di Intesa tra Regione, Provincia, Comuni, Fenice Ambiente per la realizzazione e la gestione del Piano di Monitoraggio avanzato definito con prescrizione Autorizzazione integrata ambientale,nonché per la realizzazione di uno studio epidemiologico di territorio e per la definizione di un protocollo di corretta informazione e comunicazione ambientale ai cittadini, verificare, anche attraverso l’ottemperanza delle prescrizioni AIA, l’attuazione delle prescrizioni innovative contenute nella medesima A.I.A, verificare attraverso la Provincia e la stessa ARPAB la corretta gestione del piano di monitoraggio avanzato che sarà parte integrante e fondamentale dell’AIA del termovalorizzatore della Fenice”. E’ quanto ha annunciato l’assessore all’Ambiente della Regione Basilicata Agatino Mancusi alla Commissione Ambiente della Camera nel corso dell’audizione a cui ha preso parte questa mattina insieme al direttore generale del Dipartimento, Donato Viggiano.
“Queste attività – ha spiegato Mancusi – giungono a completamento di un’intensa opera già messa in campo dalla Regione per il caso Fenice. Sul versante della Bonifica e messa in sicurezza abbiamo realizzato innanzitutto un sistema permanete di protezione delle acque di falda con una barriera idraulica, migliorando, nello stesso tempo, l’efficienza dei pozzi spia di monitoraggio e realizzando anche piezometri interni al sito, e implementando sistemi di controllo ed allerta dei livelli dei reflui. E sul versante degli obiettivi da conseguire abbiamo definito che la società dovrà adottare le migliori tecnologie e le tecniche di intervento più efficaci non solo per rientrare nei parametri di legge, ma per avvicinare i risultati allo stato ecologico ordinario. E a margine di queste attività abbiamo previsto non solo test di bonifica finali, ma anche la realizzazione di una valutazione di rischio tecnologico con la previsione di misure di prevenzione per evitare che problemi come quelli verificati possano ripetersi in futuro”.
Parallelamente, , ha annunciato Mancusi, si lavora anche a far crescere il sistema di monitoraggio ambientale. “La Regione Basilicata – ha spiegato – ha commissionato ad ARPAB lo “Studio e valutazione delle emissioni e dei livelli di ricaduta dell’impianto Fenice”, che andrà ad intervenire su tutte le matrici ambientali dell’area: nella sola matrice acqua saranno controllati circa 70 parametri chimici. In tal modo sarà possibile valutare il livello di pressione ambientale esercitato dall’inceneritore e dalle altre attività produttive presenti nell’area, individuare le possibili aree di interesse relativamente alle ricadute delle emissioni, stabilire lo stato di qualità ambientale e mettere in evidenza gli effetti sanitari legati all’esposizione della popolazione.
E Mancusi si è dilungato anche sugli interventi messi in campo per informare l popolazione e coinvolgere i cittadini nel processo di bonifica e potenziamento dei monitoraggi. Ha parlato del “Tavolo della trasparenza Fenice” (che mette insieme azienda, tecnici, esperti, dirigenti regionali organizzazioni ambientaliste e associazioni di cittadini), del Tavolo di Alta sorveglianza (a cui si confrontano esperti Ispra, Iss, docenti universitari esperti in questioni di bonifica e di sanità con dirigenti e funzionari regionali) della Commissione d’Inchiesta varata dal Consiglio con il compito di “Verifica dell’operato sui controlli all’impianto di smaltimento Fenice di Melfi”.
“Ma la scelta di aumentare la comunicazione verso i cittadini – ha concluso Mancusi – è una scelta che riguarda trasversalmente tutte le attività che abbiamo messo in campo su Fenice e quelle che continueremo a mettere, a partire dalla gestione della bonifica all’accertamento delle cause dell’inquinamento e ancora alla chiusura del rapporto istruttorio dell’Aia. E in questo senso abbiamo dato indicazioni all’Arpab di potenziare il corretto flusso informativo dei dati di monitoraggio del sito e di esercitare appieno le funzioni di agenzia ambientale attraverso una valutazione critica dei dati con formulazione costante di rapporti di qualità ambientale.
Riceviamo e pubblichiamo la nota congiunta inviata dal Comitato Diritto alla Salute di Lavello e Città Plurale di Matera.
Un marziano a Montecitorio
Un marziano si è aggirato per le stanze del Palazzo ed è stato riconosciuto, era L’Ass. Mancusi che si è dovuto accreditare come rappresentante dell’Esecutivo della Regione Basilicata con delega all’ambiente.
La stampa, nel riportare la notizia della audizione in commissione ambiente dell’Ass. Mancusi, sembra far riferimento ad altra persona che non conosce la vicenda Fenice e non conosce la Basilicata – che sia così? Testualmente viene riportato che :”Sul caso Fenice la Regione Basilicata ha già avviato una serie di attività finalizzate alla bonifica, al controllo e monitoraggio ambientale, ad una costante informazione dei cittadini e al loro coinvolgimento nei processi decisionali,” e poi tanti pii intendimenti .Di che sta parlando il nostro? L’ultima Conferenza dei Servizi tenutasi il 28 Novembre dello scorso anno aveva come obbiettivo la mera discussione del piano di bonifica e la integrazione dell’analisi di rischio- approvata il 31 marzo ma che abbisognava di integrazione- e siamo ancora in MISE- Messa in Sicurezza di Emergenza- dell’area a distanza di circa tre anni da quando Arpab denunziò l’inquinamento e poi Fenice si è autodenunziata. La bonifica ed anche il modo di procedere è tutto ancora da definire. In quella conferenza dei servizi si è rinviata l’approvazione del progetto definitivo a quando si sarebbero realizzate alcune condizioni da ottemperare entro 30 giorni dal 28 Novembre, ed altre ancora entro 150. Quella conferenza sospese i termini che erano quelli del 18 Novembre ed ha riconosciuto altri 150 giorni. E’ solo di oggi la notizia che il comune di Melfi, come deciso da un tavolo tecnico, ha emesso ordinanza diretta a Fenice per iniziare la fase preliminare della bonifica ed i tempi sono passati da 150 giorni a 165. Ci si augura che i prossimi monitoraggi che Arpab pubblicherà, relativi all’inquinamento delle falde acquifere, siano riferiti oltre che a quelli della originaria barriera di monitoraggio, ormai resa inutilizzabile dagli emungimenti massicci malgrado le prescrizioni dettate nella conferenza dei servizi del 31 marzo scorso, anche a quelli della nuova barriera idraulica serie 100, almeno questo. Lo scorso 23 Gennaio vi è stato l’ incontro tra la commissione d’inchiesta istituita dal Consiglio regionale e le associazioni ambientaliste e della cittadinanza attiva sensibili alla vicenda Fenice. L’attenzione delle forze di maggioranza presenti in Consiglio regionale era incentrata in altre stanze al rinnovo della giunta regionale ed alle poltrone da occupare. Presenti oltre al Vice Presidente Benedetto , il consigliere Straziuso ligio al mandato ricevuto dal suo capogruppo , Viti ed il consigliere Singetta. Tra le assenze- Vita e Scaglione- spiccava quella del Presidente della terza commissione permanente- Romaniello- e che si occupa, suo malgrado, anche di ambiente. Fa discutere anche l’assenza di quella area neutra- non ben definita se forza di governo o di opposizione- ma che a prescindere da tutto non può essere assente da approfondimenti che riguardano temi così spinosi per la società lucana. Quella commissione d’inchiesta dovrebbe servire anche a focalizzare molte delle problematiche ambientali regionali perché Fenice è, purtroppo, solo la punta dell’iceberg; non si può sottacere il caso Mythen, la bonifica della Materit, della Val Basento e della piana di Tito parlando di siti contaminati. No! Dopo l’effetto annunzio non si va, la classe politica regionale deve cambiare registro ed acquisire maggiore coscienza alle problematiche ambientali
Comitato Diritto alla Salute – Lavello e Città Plurale – Matera.
mancusi ficcati in testa che quell’ecomostro deve chiudere, non tollereremo che ci continui ad inquinare… dell’arpab non ci fidiamo!!!