Il Partito della Rifondazione Comunista-Federazione della sinistra esprime forte preoccupazione, ma non sorpresa, dopo l’annuncio odierno da parte della Natuzzi di collocare altri 300 dipendenti in Cassa integrazione a zero ore.
Il motivo dell’assenza di sorpresa è dovuto alla consapevolezza che, la stessa azienda, dopo ormai quasi dieci anni di richiesta di ammortizzatori sociali, non ha ancora elaborato un serio piano industriale per la diversificazione produttiva, che le permetta di non estinguersi definitivamente dal territorio appulo-lucano. Quindi, una nuova tegola sulla testa dei lavoratori del comparto mobile imbottito, a causa di strategie poco lungimiranti adottate dall’imprenditoria locale.
Il PRC, pertanto, chiede a tutte le organizzazioni sindacali di aprire una vertenza con l’industria santermana, anziché limitarsi a recepire passivamente le volontà della stessa, oppure sperare che la soluzione alle sopra citate problematiche possa arrivare con la stipula del tanto decantato “Accordo di programma”. La bozza dello stesso protocollo, infatti, prevedendo all’Art. 2/a, secondo comma, ingenti risorse economiche, anche per le aziende che riassorbono i loro stessi dipendenti già collocati in Cassa integrazione guadagni a zero ore, crea soltanto un grave precedente, ovvero quello di stabilire che un’impresa, dopo aver scaricato i suoi costi sulla collettività e sui lavoratori collocati in Cig, per ottemperare semplicemente ai suoi doveri reinserendo nel ciclo produttivo le maestranze temporaneamente sospese, deve prendere soldi dallo Stato. E, tra l’altro, la sopra citata bozza non prevede nessuna garanzia che qualsiasi azienda interessata, dopo aver attinto al fondo, riassorba tutte le unità collocate in Cassa integrazione, ma le lascia la facoltà di scegliersi quali e quanti lavoratori riassorbire. Inoltre, non è previsto nessun vincolo per impedire che una volta finiti i finanziamenti, i lavoratori siano dichiarati nuovamente in esubero.
Dunque, l’ambito Accordo di programma sembra l’ennesimo finanziamento ad imprese che garantiscono posti di lavoro, solo fino a quando a pagarli sono le tasche dei contribuenti e di cui il meridione d’Italia è ricco di precedenti.
Rifondazione Comunista, infine, propone a tutte le Istituzioni interessate di adoperarsi per salvaguardare i livelli occupazionali, iniziando dal non permettere la deturpazione del territorio (vedi l’ipotesi di costruire una centrale a biomassa a ridosso del Parco nazionale dell’alta Murgia), ma perseguendo una politica per l’incentivazione alla diversificazione produttiva e valorizzazione delle risorse ambientali locali.
Gen 24