Sabato 22 giugno alle ore 18:30 al Museo-FRaC di Baronissi apre al pubblico la doppia mostra personale di Vittorio Manno e Angelo Rizzelli, protagonisti dell’esperienza della Grafica di via sette dolori di Matera. È un’esposizione, così come è stato per la personale dedicata a Giovanni dell’Acqua, in omaggio alla città di Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, porgendo l’attenzione ai suoi principali interpreti dell’arte contemporanea, protagonisti per decenni di una battaglia culturale. La mostra curata dal direttore Massimo Bignardi in collaborazione con Fabrizio Perrone, propone una selezione di cinquanta opere, documentando le scelte compositive e tecniche che caratterizzano le esperienze, degli ultimi due decenni, dei due artisti materani.
«Riprendiamo il lavoro – osserva il Sindaco Gianfranco Valiante – dopo una brevissima sosta che ci ha dato la possibilità di guardare al futuro con grande determinazione e lungimiranza. Il Museo-FRaC torna a puntare, così come avevamo programmato nell’autunno dello scorso anno, la sua attenzione sulla realtà artistica di Matera, per noi oggi un punto di riferimento e di rinascita dell’intero Mezzogiorno. Porre un focus sul lavoro che Vittorio Manno e Angelo Rizzelli hanno svolto dalla metà degli anni settanta, con la volontà di tessere un dialogo con il resto della nazione e dell’Europa, è per noi motivo di vanto ma anche l’occasione per riflettere sul vasto patrimonio della contemporaneità. Lavoro che il nostro Museo da anni persegue, con le iniziative che l’Amministrazione sostiene».
«L’aspetto che maggiormente colpisce della loro esperienza – scrive Massimo Bignardi nel testo introduttivo al catalogo pubblicato da Gutenberg Edizioni –, soffermandosi su quanto hanno svolto come fondatori e come operatori all’interno del laboratorio situato sulla via Sette Dolori, la scalinata che dalla parte alta della città conduce al Sasso Barisano, è l’attività che hanno messo in campo rivolgendo la città al confronto con quanto, contestualmente accadeva e accade in Italia nell’ambito della grafica d’arte. La loro costante rinuncia a un verbo asseverativo, in virtù di continue aperture, di confronti è la misura, sul piano etico, di un profilo di ‘intellettuale’ organico al proprio territorio e, direi all’intera area meridionale. Questo è un aspetto importante in una realtà, come quella odierna dell’arte, ove l’affermazione autoreferenziale, celebrativa e ad appannaggio di uno status symbol, ha finito per affidare, lo sottolinea Mario Perniola in uno dei suoi ultimi arguti saggi, gli artisti, le loro carriere a “fattori puramente mercantili o di campagne mediatiche”. Tutto ciò è lontano dallo specchio ‘partecipativo’ sul quale i due artisti, di origine salentina ma da quasi mezzo secolo materani, insistono: partecipazione intesa come cultura del ‘comune’, della multitudo che in arte, soprattutto, equivale ad un tentativo di agire sulla vita dal di dentro di essa, scriveva Negri, “per costruire un senso”. Se volgiamo l’attenzione verso tale prospettiva, possiamo comprendere il contributo che i due artisti e il laboratorio di via Sette Dolori, hanno dato alla rinascita ed affermazione di Matera sulla scena dell’interesse nazionale e internazionale e che oggi la vede Capitale Europea della Cultura».
Con questa mostra, scrive Fabrizio Perrone, si «vuole rimarcare quanto l’originalità dell’operazione culturale condotta dall’Associazione Grafica di via sette dolori, si possa ascrivere alla necessità di avere in città un luogo d’incontro dove l’incisione diventa un buon alibi ma senz’altro risponde alla necessità più corpulenta di dedicarsi alla cultura, la stessa che parte dal proprio territorio e ha la pretesa di irradiarsi nella nazione, in Europa ed oltre. Mai come in quest’anno, in cui Matera vive il titolo di Capitale Europea della Cultura, possiamo a buon motivo pensare che questo processo pone la sua nascita in tempi remoti, quando Matera, segnata dal passaggio di Pasolini e di altre figure imponenti, guardava all’Italia come territorio d’azione per diffondere la propria cultura, fatta se si vuole anche di semplicità, ma che ha senz’altro segnato la storia d’Italia e che oggi oltre alle manifestazioni istituzionali continua nella propria silente vocazione. Immagine, questa del silenzio, che penso abbia accompagnato anche la storia della Associazione Grafica di via sette dolori, che in silenzio è nata e nel silenzio lavora tutt’oggi. Scriveva, nel 1980, Giulia Napoleone: “in ogni stampa si leggeva un tentativo di analisi che consentiva all’esercizio di diventare espressione”».
Vittorio Manno nasce nel 1939 a Squinzano (LE). Conseguito il diploma di Intarsio su legno presso l’Istituto d’Arte di Lecce, dal 1959 ai primi anni Novanta insegna discipline artistiche, prima in alcuni paesini lucani della provincia di Matera ove si trasferisce a vivere nel 1966. Nel 1976 con alcuni amici fonda la Scuola libera di grafica, presso il Circolo culturale La Scaletta, e dal 1978, dopo aver frequentato un corso di calcografia diretto da Guido Strazza con la collaborazione di Giulia Napoleone, si dedica quotidianamente alla conoscenza e sperimentazione delle varie tecniche calcografiche. L’incontro con Lorenzo Bruno e la frequentazione dei suoi laboratori di Roma e di Collimento (AQ) lo aprono alla sperimentazione delle tecniche dirette e alla conoscenza dei “segreti della stampa”. Così come sarà per Assadour, Peter Willburger, Hector Saunier, Hong Hyun Joo, oltre a Strazza, Napoleone e Bruno, questi ultimi punto di riferimento e maestri che hanno arricchito il suo bagaglio tecnico e culturale. Nel 1988 crea, con gli amici della Scuola libera di Grafica una nuova associazione di incisori: la Grafica di via Sette dolori di Matera, della quale è subito animatore e presidente. È premiato nel 1991 con la Medaglia d’onore alla VII Biennale Internazionale Male Formy Grafiky, Lodz (Polonia). Nel 1998 collabora con Guido Strazza a un corso internazionale di incisione, presso Cà Gnoni a Mercatello sul Metauro, e con Giulia Napoleone presso l’Università della Laguna di Tenerife (Isole Canarie). Ha partecipato dal 1978 a moltissime collettive e a diverse biennali e triennali di incisione, organizzate in Italia e all’estero. Nel 2010 la Galleria L’Osanna di Nardò gli ha dedicato una mostra personale. Tra le edizioni d’arte: Omaggio a Sinisgalli, edizione dell’autore, Matera 1983; Leonardo Sinisgalli, Sole di Febbraio, L’Arco Edizioni d’Arte, Roma 1984; Raffaele Nigro, Il Castello di Melfi, Edizioni della Cometa, Roma 1991; Omaggio a Paul Ricoeur, con testi di Osvaldo Rossi e Paul Ricoeur, poesie di Yves Bonnefoy e Andrea Zanzotto, Edizioni ABAV, Viterbo 2003; Marco Mucha, Nell’ignoto, Edizioni Pulcinoelefante, Osnago 2007; Alda Merini, Aforismi, Edizioni Pulcinoelefante, Osnago 2009.
Angelo Rizzelli è nato ad Andrano (LE) il 24 febbraio 1940; consegue il Diploma di Maturità Artistica presso il Liceo Artistico di Lecce e, dal 1972 si trasferisce a Matera dove insegna Disegno e Storia dell’Arte nel Liceo Scientifico e Educazione Artistica nella scuola Media. Nel 1976 fonda, con un gruppo di amici, la Scuola libera di grafica presso La Scaletta di Matera. Partecipa a corsi d’incisione calcografica tenuti da Guido Strazza, Giulia Napoleone, Peter Willburger, Assadour e Lorenzo Bruno. Dal 1988 è tra i fondatori dell’Associazione Incisori Grafica di via Sette dolori di Matera. Presso la Grafica di via Sette dolori sperimenta le tecniche calcografiche con studenti di università americane, sotto la direzione di Roberto Mannino. Partecipa a stages di lavoro con Akané Kirimura per la fotoincisione e con Hector Saunier prima e Hong Hyun Joo poi, per la stampa calcografica a colori e il metodo Hayter. Sue opere sono presenti nel Repertorio degli Incisori Italiani nel Gabinetto delle Stampe Antiche e Moderne del Comune di Bagnacavallo (RA), nella Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli del Castello Sforzesco di Milano, nella Collezione Adalberto Sartori di Mantova, nel Museo Slesiano di Katowice Polonia, nella Pinacoteca Comunale di Ripacandida (PZ); nella Collezione Permanente del Museo-FRaC, Baronissi (SA). Numerose sono le rassegne nazionali e soprattutto internazionali a cui partecipa fin dai primi anni della sua pratica incisoria. Dai primi anni Novanta la sua carriera artistica si sviluppa e si diffonde anche all’estero. In Europa è partecipe, dalla fine degli anni Ottanta e fino a oggi, a rassegne d’incisione in tantissime capitali e città europee. In alcune di queste periodiche rassegne, numerosi sono i premi conferiti alle sue incisioni. Numerose sono le presenze a rassegne internazionali in Giappone, America, Cina, Korea, Cuba, Brasile. Le sue incisioni, inoltre, sono inserite in alcune edizioni d’arte: Tentativi e tentazioni di Bianca Tragni, Edizione Scuola libera di grafica Matera 1977; Leonardo Sinisgalli, Sole di Febbraio, L’Arco Edizioni d’Arte, Roma 1984; Raffaele Nigro, Il Castello di Melfi, Edizioni della Cometa, Roma 1991; Aforismi, di Alberto Casiraghi, Edizioni Pulcinoelefante 2007.