“Il Rapporto della Banca d’Italia sull’economia regionale nel 2018 ci consegna una situazione socio-economica particolarmente complicata che abbiamo cominciato a conoscere direttamente da alcune settimane. Una situazione ereditata dai precedenti governi regionali, per alcuni aspetti incancrenita negli anni, che adesso, con i dati in dettaglio su tutti gli indicatori e i settori di attività, è decisamente più chiara per dispiegare la nostra azione improntata al cambiamento”. Lo dichiarano, in una nota congiunta, Vito Bardi, presidente della Regione Basilicata, e Francesco Cupparo, assessore alle Attività produttive.
“Dalla prima lettura del Rapporto, utile ad orientarci su priorità ed emergenze da affrontare e che necessita di approfondimenti in ogni settore, – proseguono – si conferma l’atteggiamento realistico e concreto esplicitato con la relazione programmatica e la successiva replica al dibattito, per certi versi dai toni aspri ma comunque stimolante, che è venuto in Consiglio da ogni parte politica. Di fatto, le difficoltà registrate dalla Banca d’Italia, le sofferenze delle microimprese e delle famiglie, la diffusa precarietà e mancanza di lavoro, non si possono avviare a soluzione in poco tempo, nemmeno disponendo di una bacchetta magica. Il nostro programma è un processo più profondo e sinergico di azioni, progetti, interventi multisettoriali che deve incidere nei comportamenti, nell’azione amministrativa, nella quotidianità. Ed è per questo, ripetiamo, più lungo e duraturo. Non possono non preoccuparci un settore industriale quasi del tutto dipendente da automotive e petrolio, con i comparti costruzione ed agricoltura ancora sotto i segni meno, ed ancor più la riduzione del numero di occupati. Condividiamo l’analisi di Banca d’Italia e per questo abbiamo messo al centro del nostro programma un Piano straordinario per il lavoro che passa anche dalla ricostruzione dei Centri per l’impiego. E’ sulle famiglie che c’è bisogno di maggiore attenzione per tenere conto che, come riferisce il Rapporto, i redditi dei lucani restano di oltre un decimo inferiori ai livelli pre-crisi e l’incidenza della povertà, sebbene in flessione rispetto ai livelli massimi raggiunti all’apice della crisi, è ancora superiore al periodo pre-crisi e più elevata rispetto alla media nazionale. Ci sono settori che non hanno espresso appieno i benefici sperati tra i quali spicca il turismo che sta vivendo una stagione magica di attrazione grazie a Matera Capitale Europea della Cultura per il 2019 ma che stenta a diffondere gli stessi benefici sull’intero territorio regionale. Il settore agricolo ha registrato un calo del valore aggiunto, per effetto della flessione nella produzione di molte delle principali colture. Tra le indicazioni da raccogliere quella che riguarda la spesa pubblica per capire come intervenire rispetto alla riduzione di investimenti nonostante l’incremento dei contributi erogati alle imprese, sostenuti dall’accelerazione della spesa relativa ai programmi comunitari. Una conferma autorevole alla nostra valutazione: non basta impegnare più risorse comunitarie per garantire più sviluppo e più lavoro e per questo siamo impegnati a rimodulare tutto il sistema degli incentivi alle imprese in un’ottica di miglioramento dell’offerta.
Quanto al gap infrastrutturale i richiami ad accelerare progetti in essere e già finanziati e a candidarne nuovi, aprendo una concertazione permanente con il Governo, trovano riscontro nella nostra volontà a ricercare ogni possibilità di sviluppo delle infrastrutture e dei collegamenti verso i centri urbani più sviluppati e verso le regioni limitrofe, che dovrà procedere di pari passo con la manutenzione e con l’ammodernamento delle infrastrutture viarie secondarie.
Il rapporto inoltre ci pone un altro problema: come aggiornare l’indagine sugli indicatori economici attrezzandoci con strumenti adeguati che avvalendosi dell’apporto importante della Banca d’Italia come di istituti nazionali e meridionali di studio e analisi, la Camera di Commercio della Basilicata e il sistema camerale nazionale, ci consenta di fare sintesi e di monitorare periodicamente l’andamento socio-economico e gli effetti delle politiche che metteremo in campo.
Soprattutto in uno scenario nazionale ed internazionale di grande incertezza – concludono Bardi e Cupparo – non ci appassionano i primi commenti se siamo di fronte ad una “ripresina” o se piuttosto nel “tunnel della crisi” la luce è ancora lontana. Preferiamo concentrarci sulle cose da fare proseguendo la fase avviata di ascolto e di confronto”.