La manifestazione di Cgil, Cisl, Uil per il rilancio del Mezzogiorno che si terrà sabato 22 giugno a Reggio Calabria è una nuova tappa della mobilitazione del percorso individuato a Matera il 6 e 7 maggio scorsi dagli esecutivi nazionali del sindacato. Una linea rossa congiunge l’evento di Matera, con le due giornate dedicate a una discussione pubblica sull’Europa, il lavoro, la cultura e i temi che abbiamo posto a base dello sviluppo e del lavoro al Sud. Lo abbiamo detto a Matera, capitale europea della cultura per il 2019 e lo ripeteremo a Reggio Calabria: senza il rilancio del Mezzogiorno, a partire da una infrastrutturazione sociale e materiale, non c’è sviluppo né per l’Italia né per l’Europa. Manca una svolta programmatica, una visione strategica capace di affrontare il dramma di un’area del Paese, che si allontana dall’Europa sempre di più, in termini di occupazione, servizi pubblici, sanità, scuola, formazione, persino del livello di natalità.
I dati diffusi dall’Istat confermano che se la povertà assoluta nel nostro Paese è un’emergenza sociale da affrontare con misure adeguate, volte a prendere in carico le persone in tale condizione e a guidarle in percorsi di inclusione sociale che tengano conto di tutte le determinanti del disagio economico, la povertà si annida soprattutto nelle regioni del Sud come la nostra. L’Istituto nazionale di statistica descrive un fenomeno che nella sua drammaticità ha una incidenza maggiore tra le famiglie numerose, tra le famiglie con componenti stranieri e, soprattutto, tra i minori: tutti soggetti penalizzati nella fruizione del reddito di cittadinanza introdotto dal governo.
Per contrastare realmente la povertà, dunque, è necessario sia modificare la misura nelle parti che non tengono adeguatamente conto delle caratteristiche delle persone coinvolte e della multidimensionalità del fenomeno, sia rafforzare l’infrastruttura sociale territoriale. La rete dei servizi pubblici è, infatti, indispensabile a garantire una presa in carico dei cittadini idonea al superamento delle disuguaglianze di opportunità e a interrompere la trasmissione intergenerazionale della povertà, a cominciare da quella educativa certificata dai dati diffusi.
Il nostro sud ha bisogno di una chiara politica economica che punti a superare il gap con il resto del paese, non ad aumentarne il divario. Pensare di attribuire maggiore autonomia e maggiori risorse ad alcuni territori, lasciandone indietro altri, significa scegliere di cristallizzare e consolidare le disuguaglianze già esistenti. Se affermiamo che scuola, sanità, servizi per l’infanzia sono servizi universali, allora devono essere diritti esigibili sull’intero territorio. E in questo quadro una piccola regione come la Basilicata rischia di più. Per fermare questa situazione bisogna allargare la partecipazione e offrire un’alternativa a questo scellerato disegno autonomistico che vuole rompere l’unità nazionale attraverso un nuovo patto di coesione tra nord e sud del Paese da rilanciare con coraggio.
A Reggio Calabria riproporremo la questione del lavoro povero, che al Sud è raddoppiato, quale piaga nazionale. Non meno grave il fenomeno del salario grigio e nero, accompagnato dallo sfruttamento del caporalato, come riprova l’inchiesta nel Metapontino, che si ripercuote pesantemente sul piano della sicurezza, con un incremento esponenziale d’infortuni e morti sul lavoro. E ancora: esiste un gap da recuperare per quanto riguarda le infrastrutture e i trasporti, dovuto alla totale assenza di investimenti e trasferimenti pubblici in termini di spesa in conto capitale negli ultimi 20 anni. Parte delle risorse dovute al mezzogiorno sono state utilizzate per le infrastrutture e i servizi del nord del paese: circa 60 miliardi di euro di investimenti sottratti allo sviluppo non solo del Sud, ma dell’intero paese. Perciò chiediamo un grande piano d’investimenti per poter sbloccare i cantieri e cercare di agganciare l’Italia con l’alta velocità, sviluppando anche la logistica, dando attuazione alla Zes Jonica.
Alla manifestazione “Ripartiamo dal Sud per riunire il Paese” saranno presenti delegazioni di lavoratori lucani di tutti i comparti, di disoccupati e precari che raggiungeranno il capoluogo calabrese a bordo di circa una ventina di pullman da tutto il territorio regionale.