Basilicata Possibile: “Petrolio, scempi e secessione dei ricchi: la minaccia della Lega Nord per il Sud, Basilicata e Potenza. Bardi e Guarente da che parte stanno?” Di seguito la nota integrale.
Cosa c’entra Salvini con Potenza e con la Basilicata? C’entra, c’entra.
Basilicata Possibile ha posto il problema all’attenzione dei cittadini prima e durante la fase elettorale. E ribadisce l’allarme anche a elezioni avvenute.
La Lega, per bocca del suo leader, preme per far passare il progetto di “autonomia differenziata” che, in parole povere, significa la “secessione dei ricchi”. E più precisamente la rottura del patto di solidarietà nazionale con l’accentuazione del divario, in termini di risorse e di servizi, tra le regioni ricche del Nord e il Sud e la Basilicata.
Altro che “prima gli italiani”. Altro che “sovranismo”. Questo progetto – con i nordleghisti in testa, ma accompagnato anche da altre forze politiche di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna – spacca il Paese e fa tornare indietro l’Italia a prima di Garibaldi.
Cgil, Cisl, Uil sono scese in piazza, sabato scorso, a Reggio Calabria per fermare questo disegno sciagurato per il Mezzogiorno e per l’intero Paese.
La Lega, per bocca del suo leader, ribadisce la volontà di dare il via libera alla trivellazione intensiva del territorio lucano, a dispetto della generale consapevolezza che la minaccia del cambiamento climatico in atto imponga di avviare il superamento del fossile. Dopo la Val d’Agri toccherà a Tempa Rossa. E poi, come abbiamo denunciato durante la campagna elettorale, sarà la volta dei cinque permessi di ricerca e trivellazione che riguardano aree a ridosso di Potenza:
1) Il Permesso Anzi (117,4 km quadrati di area estrattiva) interessa i comuni di Potenza, Abriola, Anzi, Brindisi di Montagna, Calvello, Pignola, Trivigno.
2) Il Permesso Frusci (237,13 km quadrati), richiedente Eni, ricade nei comuni di Potenza, Atella, Avigliano, Baragiano, Bella, Filiano, Pietragalla, Pignola, Ruoti, San Fele.
3) Il Permesso Masseria La Rocca (13,6 km quadrati), richiedente Eni-Total-Rockopper Italia – un mega pozzo da 50 mila barili al giorno – interessa i comuni di Potenza e Brindisi di Montagna.
4) Il Permesso Monte Li Foi (140,7 km quadrati), richiedente Eni, ricade nei comuni di Potenza, Baragiano, Picerno, Pignola, Ruoti, Savoia di Lucania, Tito.
5) Il Permesso Pignola (54,83 km quadrati), richiedente Shell ed Eni, interessa i comuni di Potenza, Abriola, Brindisi di Montagna, Pignola.
Se questo progetto verrà attuato, a pagare lo scotto sarà la salute della nostra gente, dei nostri figli. Sarà la salubrità dell’ambiente nel quale sino a oggi abbiamo vissuto.
Se questo progetto verrà attuato, per la Basilicata, per Potenza, per i loro abitanti, nulla sarà più come prima.
Che cosa hanno da dire in proposito il Presidente della Regione, Vito Bardi, e il sindaco di Potenza, Mario Guarente? Preferiranno tutelare gli interessi dei lucani o chineranno il capo dinanzi ai diktat di Salvini e del partito che difende i privilegi del Nord? Difenderanno gli interessi della Basilicata e di Potenza o si faranno complici dello scempio ambientale al quale le compagnie petrolifere vogliono condannare la nostra terra, le nostre acque, la nostra aria?
Per salvare la Basilicata, per salvare Potenza, è necessario ripartire dal lavoro: ma un lavoro che rispetti la dignità delle persone.
Per salvare la Basilicata, per salvare Potenza, è necessario ripartire dai diritti: che non possono variare a seconda del luogo in cui si è nati, a seconda della classe sociale o dell’etnia di appartenenza.
Per salvare la Basilicata, per salvare Potenza, è necessario ripartire dalla sostenibilità: bisogna tutelare l’ambiente e la salute, beni non negoziabili, che vengono eticamente prima degli interessi e dei profitti delle compagnie energetiche che, senza portare lavoro, né distribuire benefici sui nostri territori, disseminano veleni. Vogliono creare un deserto e lo chiamano progresso.