Inaugurata nel pomeriggio a Matera, nella chiesa della Madonna del Carmine annessa a Palazzo Lanfranchi, una speciale installazione site specific legata alla mostra “Rinascimento visto da Sud”. L’installazione, contemporanea e a fortissimo impatto visivo, rappresenta un’anteprima della mostra e sarà liberamente fruibile dal pubblico. Ad illustrarla è stata Marta Ragozzino, direttore del Polo Museale della Basilicata e curatrice della mostra insieme a Pierluigi Leone de Castris, Matteo Ceriana e Dora Catalano. Presenti anche il direttore della Fondazione Matera-Basilicata 2019, Paolo Verri, Pierluigi Leone De Castris e Vittoria Grifone, che si è occupata dell’allestimento dell’installazione nella Chiesa del Carmine e della mostra a Palazzo Lanfranchi insieme a Fabio Speranza e Alesssandro D’Onofrio. Il progetto è stato realizzato da Stalkagency, il video design da Purple neon, il Sound design da Angelo Cannarile e Paolo Greco, la realizzazione da Handle per il Polo Museale della Basilicata e la Fondazione Matera-Basilicata 2019.
Comprende sei gigantografie retroilluminate di immagini estratte da alcune delle più belle e significative opere esposte, che si riflettono in grandi vasche d’acqua poste sul pavimento della chiesa a creare un magico effetto di sospensione. Una proiezione video sul grande schermo posto in fondo alla navata della chiesa racconterà, attraverso l’animazione di alcuni documenti cartografici, gli scambi commerciali e culturali delle grandi città affacciate sul Mediterraneo.
“I “testimonial” – ha spiegato Marta Ragozzino – sono alcune delle figure delle opere più importanti della mostra “Rinascimento visto da Sud”. Sono sei e li abbiamo tutti riportati alla stessa dimensione, con un’altezza di quattro metri. Sono ospiti che accolgono i visitatori in un grande palazzo, c’è il mare in cui si riflettono anche se non capisci subito che c’è acqua, si pensa ad uno specchio e quindi c’è un gioco attrattivo molto forte: sono in ordine cronologico la Santa Lucia di Alvaro Pirez, San Michele Arcangelo di Iacomar, il San Bernardino di un artista anonimo probabilmente abruzzese, la Santa Eufemia di Mantegna, Santa Caterina di Francesco Pagano e Sant’Alberto di Polidoro da Caravaggio”. Si parte dal ‘400 e si arriva all’inizio del ‘500 e poi nel videowall gigante sono proiettate quasi tutte le carte geografiche, mappamondi e portalani che caratterizzano la parte geografica della mostra, che vengono animate con un gioco molto visivo e sonoro attraverso il rumore del mare, dei porti, che ci fa entrare nella mostra in maniera più leggera”.
Pierluigi Leone de Castris: “Questa parte della mostra, ad ingresso gratuito, è stata concepita insieme all’allestimento ma per motivi di tempo non siamo riusciti a presentarla per l’inaugurazione. Voglio ribadire che questa è una mostra molto rigorosa, che presenta un lavoro di ricerca molto importante”.
La mostra “Il Rinascimento visto da sud. Matera, l’Italia meridionale e il Mediterraneo tra ‘400 e ‘500”, inaugurata il 19 aprile scorso, ha fatto registrare un grande successo e per questo è stata prorogata sino al 15 settembre 2019. I numeri complessivi dei visitatori di Palazzo Lanfranchi dall’inizio del 2019 sono straordinari: gli ingressi hanno infatti raggiunto quota 30.000, con un incremento del 71,6% rispetto all’anno precedente. Dal 19 aprile al 14 giugno si calcolano 12.080 visitatori entrati con il passaporto alla mostra e complessivamente più di 18.000 ingressi al museo.
La meravigliosa rassegna, promossa dal Polo Museale e dalla Fondazione Matera- Basilicata 2019, è certamente una delle manifestazioni più attrattive ed affascinanti del vasto programma culturale di Matera 2019.
Nei prossimi giorni saranno presentate al pubblico due nuove opere che arricchiranno l’offerta culturale della mostra “Rinascimento visto da Sud”: dalla città spagnola di Valencia è arrivato un prezioso azulejo quattrocentesco, e dall’Umbria un notevole frammento di Pinturicchio.
La mostra, rigorosamente scientifica e al contempo accessibile a tutti e coinvolgente, densa di capolavori indiscussi e di opere restituite alla vista, ha dimostrato che anche a Sud – ed in particolare a Matera, capitale europea della cultura – è possibile organizzare
una grande esposizione d’arte di interesse internazionale, in grado di approfondire, grazie a una nuova visione meridiana che rovescia il tradizionale punto di vista sul Rinascimento, tematiche già ben indagate, creando, come in questo caso, confronti inediti tra autori,
opere e contesto storico che aggiungono nuovi elementi allo stato delle conoscenze.
La partecipazione degli oltre 12 mila visitatori è la conferma che questo obiettivo è stato centrato; valutazione ribadita dal giudizio di chi opera nel settore e degli studiosi della materia, dai tanti importanti esperti e direttori di musei ed istituzioni culturali di tutto il mondo che quasi ogni giorno arrivano a Matera proprio per riscoprire il “Rinascimento visto da sud”.
Obiettivo della mostra non è quello di riscrivere la storia del Rinascimento, ma dimostrare che il Sud del nostro Paese vi ha avuto una parte da protagonista, maturando – anche grazie alle circostanze storiche, alla dominazione angioina, aragonese, spagnola, e alla rete di rapporti economici e commerciali col Mediterraneo e l’Europa del Nord – un “suo” proprio linguaggio, diverso e originale rispetto a quanto sperimentato nel Centro-Italia, nell’area che viene considerata la culla del Rinascimento italiano.
Questa visione originale ha saputo accogliere nel proprio grembo i venti di rinnovamento provenienti anche dal Nord più lontano, dalle Fiandre, dall’Italia settentrionale, da Venezia, da Firenze e da Roma, colloquiando incessantemente con le culture dei paesi affacciati sul Mediterraneo occidentale – soprattutto la Spagna – ma anche sul Mediterraneo orientale, dall’Adriatico alla Grecia e a Costantinopoli.
Di questo crogiolo di culture, di stimoli, di istanze si sono alimentati artisti del Sud, “locali” per posizionamento geografico, ma “universali” per portata. Valga, uno per tutti, il nome di Antonello da Messina.
Gli sforzi di tutti e la fiducia di molte decine di enti prestatori, non pochi dei quali stranieri ma anche dei grandi e piccoli musei italiani, tra i quali spiccano le istituzioni e i musei napoletani particolarmente generosi, come il museo di Capodimonte, hanno consentito di raccontare questa grande, e per molti versi, sconosciuta pagina di storia del nostro Mezzogiorno.
Il pubblico, in un vero e proprio viaggio nel Mediterraneo, percorrendo le otto sezioni della mostra penetra sempre più profondamente all’interno di un’epoca che fu di grandi relazioni, di straordinarie aperture. E sono espressione di quel felice momento storico le
circa 250 opere qui riunite: dipinti innanzitutto, ma anche sculture, incunaboli, manoscritti, tessuti, bronzi, ceramiche, astrolabi e preziose oreficerie. Un concentrato così ricco di opere lo si è difficilmente visto in altre mostre.
Per effetto della normativa sulla conservazione dei disegni, la mostra è destinata a privarsi nei prossimi giorni di una sua gemma, ma ne acquisisce due di nuove. A dover “tornare a casa”, per un periodo di riposo tecnico, è il disegno preparatorio di Raffaello per la Madonna del Pesce, eseguita per Napoli dal maestro della “maniera moderna”. La mostra non si conclude nel complesso di Palazzo Lanfranchi, ma si espande in tutto il territorio tra Basilicata e Puglia, dove conventi, chiese, musei custodiscono opere, spesso notevolissime. Speciali percorsi di visita ed una segnaletica dedicata permetteranno di raggiungere i luoghi dove si conservano queste opere, ma anche di segnalare quelli dai quali provengono le opere del territorio trasferite in mostra.
Il video dedicato alla speciale installazione site specific legata alla mostra “Rinascimento visto da Sud” (SassiLive Tv)
La fotogallery dedicata alla speciale installazione site specific legata alla mostra “Rinascimento visto da Sud” (foto www.SassiLive.it)