Mentre continuano le illusioni politiche decennali sul petrolio-risorsa, la Basilicata rischia di perdere il bene acqua (più prezioso e duraturo) se non segue in prima persona con le sue comunità e i suoi sindaci il percorso legislativo del decreto crescita sulla trasformazione dell’Eipli in Spa a partecipazione governativa. Premesso che riteniamo l’acqua bene comune su cui non si debbano ricavare profitti che fanno lievitare le bollette delle utenze, riteniamo che i luoghi e gli ecosistemi di produzione vadano preservati e le stesse comunità aiutate a preservare il bene comune. Con il decreto crescita non esiste solo il rischio futuro della privatizzazione dell’acqua (la spa pubblica e clausole annesse non sono sufficienti), ma a ns. giudizio anche il rischio che la regione Basilicata con le sue comunità in cui sono presenti le principali sorgenti, dighe, fiumi e bacini del meridione siano estromessi dalla gestione del bene comune. In poche parole la stessa Val d’Agri potrebbe rinunciare definitivamente al petrolio e alle sue royalties e sostituirli con fondi legati alla gestione degli ecosistemi delle acque, visti i suoi 150 milioni di mc idropotabili a ciclo continuo dell’invaso del Pertusillo nell’arco degli anni a venire.
Stesso discorso vale per il Senisese e tutte le altre aree di produzione idrica della regione. Nessuna comunità utilizzatrice si rifiuterebbe di riconoscere alle comunità dove è letteralmente prodotta l’acqua gli oneri legati al mantenimento del bene pubblico. Non parliamo di prezzo dell’acqua all’ingrosso ma di piani strutturali d’investimento e mantenimento del bene pubblico, dove le stesse comunità locali possano trovare benefici. L’Eipli può essere trasformata in azienda pubblica speciale sul modello dell’ABC di Napoli, dove: siano riconosciute prioritarie opere e investimenti per la tutela del patrimonio idrico, si tuteli l’ambiente e la preziosa risorsa che è chiamata a gestire, si pone al centro la qualità del servizio fornito ai cittadini al fine di assicurare una ‘ottima qualità dell’acqua distribuita e si diventi motore di sviluppo del territorio nel quale si opera. Non dimentichiamo che nel 2011 gli italiani hanno votato con un referendum per l’acqua pubblica e senza profitti.