“L’autonomia differenziata mette a rischio l’unità del Paese e a pagarne saranno i cittadini del sud, a partire dalla Basilicata. Sarà la secessione dei diritti, altro che benefici, il presidente del Consiglio regionale Carmine Cicala forse non sa di cosa sta parlando”. È quanto afferma il segretario generale Cgil Basilicata Angelo Summa in risposta a un’intervista del presidente sul regionalismo differenziato.
“Non ci stancheremo mai di dirlo: se il provvedimento andrà in porto – continua Summa – 23 materie, tra cui diritti fondamentali quali istruzione e sanità, saranno commisurati al territorio in cui un cittadino vive. Viene meno così lo Stato nazionale. I diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e dal diritto di cittadinanza saranno legati alla territorialità. Ciò significa che il gettito fiscale legato al trasferimento dello Stato alle regioni non dipenderà più da un criterio proporzionale e ci saranno cittadini di serie A e cittadini di serie B.
Il residuo fiscale è una scatola vuota, un artifizio costruito ad arte per dare alle regioni del nord la possibilità di giustificare la loro necessità di risorse, dovuta alla crisi. Regioni come Lombardia e Veneto credono di poter risolvere i loro problemi economici sottraendo risorse al Mezzogiorno e, così facendo, cristallizzando il gap tra nord e sud. Ciò che preoccupa maggiormente è che i fabbisogni standard verranno definiti da meccanismi legati al gettito dei tributi erariali e in assenza del peso politico del sud il rischio è di spaccare il Paese in due, un paese in cui la parte più forte diventa cannibale a spese della parte più debole.
Il residuo fiscale è dunque uno stratagemma che potrà funzionare nel breve periodo ma non nel lungo. Il nord deve almeno l’80% del suo sviluppo alla domanda che indirettamente viene dal Mezzogiorno. Come non capire, dunque – continua Summa – che il principio dell’autonomia differenziata rispecchia una visione regressiva, che spacca e divide il Paese, e i cui effetti saranno deleteri per la Basilicata? E’ questo il disegno che anche il governo regionale vuole consapevolmente perseguire e di cui dovrà dare conto ai cittadini lucani?
Con l’autonomia differenziata si andrebbe verso una forma di regionalismo spinto che romperebbe l’unità nazionale trasformando le regioni in tanti piccoli feudi con l’unico risultato di aumentare il potere gestionale degli amministratori locali modificando anche le regole democratiche di formazione del consenso. Il Comune di Viggiano ne è un esempio concreto.
La Basilicata, nel Mezzogiorno, rischia di più. Pensiamo alla sanità. Se la Basilicata per la sanità ha avuto fino a questo momento un trasferimento pari a 1 miliardo e 40 milioni di euro, per il principio della fiscalità e del Pil, della capacità differenziale della regione, la Basilicata avrà molti milioni in meno e non potrà assicurare la già complessa rete ospedaliera. Sfatiamo allora un altro mito: la spesa pubblica pro capite al sud per servizi, sanità, istruzione e trasporti è nettamente piùbassa. I cittadini lucani hanno invece diritto ad avere la medesima spesa pro capite dei cittadini del nord.
Per questo abbiamo bisogno di piano di investimenti nazionale, nell’applicazione dell’art. 119 del federalismo della legge 42 sui costi standard – conclude Summa – in base al quale un servizio deve costare nella stessa maniera a Potenza come a Milano.La risposta è una: un coordinamento delle regioni del sud attraverso una visione comune e un patto di investimenti comuni. È questa la sfida, non l’autonomia delle diseguaglianze, un disegno scellerato che va assolutamente fermato”.