Alle prime ore di questa mattina, agenti della Polizia di Stato della Questura di Potenza, coordinai dalla DDA di questa Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione a provvedimenti cautelari disposti dal Gip del Tribunale di Potenza, nei riguardi di sette soggetti di Melfi, resisi responsabili a vario titolo della consumazione di delitti di usura, estorsione e detenzione illegale di armi da fuoco e munizionamento.
L’attività di indagine è stata sviluppata nell’ambito di fatti di criminità organizzata ha permesso di acquisire gravi indizi di reità nei confronti dei fratelli Antonio Ferrieri e Vittorio Ferrieri, del nipote Luigi Lomio, di Romeo Chingoli, per dei prestiti di denaro a tassi usurari concessi a un medico ginecologo di Melfi e a carico di Alessandro Patriziano e dei figli Michele Patriziano e Santo Fabio Patriziano, per prestiti di denaro a tassi usurari concessi a un medico dentista, un piccolo imprenditore edile e un operaio della ziona industriale di Melfi, nei riguardi dei quali non esitavano a compiere delitti di estorsione per il recupero dei ratei insoluti.
L’indagine – la prima del genere condotta in quel territorio – ha permesso, inoltre di accettare la detenzione illegale e il porto in luogo pubblico di una pistola e relativo munizionamento da parte di Antonio Ferrieri, raggiunto pochi giorni fa da un altro provvedimento cautelare nell’ambito dell’indagine condotta sull’assegnazione degli appalti e lavori da parte del Comune di Melfi.
Le attività investigative, particolarmente difficoltose per lo spessore criminale degli usurai e per la non sempre completa collaborazione delle vittime, fortemente assoggettate e minacciate, anche di morte, hanno disvelato l’esistenza di un vasto fenomeno delittuoso presente del Vulture Melfese consolidato da diversi nni, con consolidati protocolli operativi e modalità di erogazione e recupero del denaro.
La violenza e la capacità d’intimidazione espressa dal contesto criminali investigato emergeva, tra l’altro, dalle minacce proferite da Alessandro Patriziano ad una vittima che non potendo restituire tutta la somma pretesa dall’usuraio, veniva investito di gravi minacce anche in presenza del figlio.