Sono stati due giorni di grande riflessione per il mondo del credito quelli appena trascorsi a Matera, in occasione dei lavori della Consulta dei Presidenti di Federconfidi – Confindustria, che ha coinvolto autorevoli esponenti del mondo dell’imprenditoria, della finanza e delle istituzioni del nostro Paese, che si sono confrontati sul delicato tema dell’accesso al credito per le imprese italiane.
I lavori della Consulta si sono conclusi oggi, giovedì 4 luglio 2019, con il Seminario Nazionale sul tema “Confidi: La Nuova Cultura del Credito”, che si è svolto presso Casa Cava, unico centro culturale ipogeo del mondo.
I lavori sono stati aperti dal Presidente di Federconfidi-Confindustria Rosario Caputo che, nel corso del suo applauditissimo intervento, nel porre l’accento sugli importanti risultati raggiunti nell’ultimo anno dalla Federazione da lui guidata, ha invitato i Confidi a matrice confindustriale a prendere decisioni fondamentali e improrogabili per la sopravvivenza dell’intero sistema.
“Ogni volta che si parla di Confidi – ha dichiarato il Presidente di Federconfidi Rosario Caputo – due sono le parole che maggiormente ascoltiamo: riorganizzazione ed evoluzione. Sicuramente dovremo procedere con le riorganizzazioni intensificando le “fusioni”, ma non è tempo più di ingannare noi stessi. Perché le fusioni saranno utili solo se accompagnate da una inevitabile modifica delle strutture che porti “da subito” l’innalzamento dei volumi finanziari garantiti, una forte riduzione del Cost/Income e il miglioramento del margine operativo. Pertanto, accompagnare la crescita strutturata dei nostri Confidi rimane una necessità. Anche se l’evoluzione del Sistema non riuscirà a produrre i suoi effetti migliori senza una netta divisione tra “Confidi maggiori” e “Confidi minori”. Creando, in tal modo, due poli di interesse e di rappresentanza che agiscano su strade parallele ma con finalità e obiettivi diversi. In sostanza – conclude Caputo – un nuovo assetto aggregativo, purché realizzato tra strutture omogenee, potrebbe essere il preludio ad un reale cambiamento dell’attuale Sistema di rappresentanza, rendendolo più forte e strutturato”.
A Caputo ha fatto da eco il Presidente della Piccola Industria di Confindustria Carlo Robiglio:
“Il credito è sempre stato fattore strategico – ha spiegato Carlo Robiglio, presidente Piccola Industria Confindustria – e lo è ancor di più in un contesto nel quale le imprese devono continuare ad investire, conquistare nuovi mercati, cambiare pelle per rimanere competitive. Oggi il tema della cultura del credito impone innanzitutto una riflessione sulle tendenze evolutive delle relazioni tra banche, confidi e Pmi, alla luce dei significativi cambiamenti dell’attuale contesto normativo a livello internazionale e nazionale. Tra le novità in grado di produrre esiti positivi c’è sicuramente la riforma del Fondo di Garanzia per le Pmi, entrata in vigore lo scorso marzo, che valorizza il ruolo dei confidi, in particolare quelli più strutturati. Le imprese dovranno prepararsi a questi cambiamenti per non esserne spiazzate. E i confidi potranno, anzi, dovranno, assumere una funzione strategica di veri e propri mediatori culturali per le piccole e medie imprese e per farlo sarà necessario proseguire nel percorso di rafforzamento patrimoniale e organizzativo intrapreso già da tempo”.
Dopo gli interventi di Caputo e Robiglio, hanno preso la parola anche: Paolo Finaldi Russo, Direttore del Servizio Stabilità finanziaria Banca d’Italia; Raffaele Rinaldi, Responsabile dell’Ufficio Credito e Sviluppo ABI Associazione Bancaria Italiana; Giorgio Chiaron Casoni Head of unit, DG ECFIN, European Commission; Gianmarco Dotta Presidente Assoconfidi; Livio Schmid, Responsabile Area Istituzioni finanziarie di Cassa Depositi e Prestiti.
Federconfidi, vale la pena ricordarlo, riunisce i Confidi di area confindustriale e rappresenta 24 consorzi e cooperative di garanzia collettiva fidi distribuiti sull’intero territorio nazionale, per un totale di oltre 190.000 Piccole e Medie Imprese, garantendo ad esse finanziamenti per circa 6 miliardi di euro.