Riceviamo e pubblichiamo la nota inviata da Francesco Antuofermo in merito al pagamento da parte dei cittadini diversamente abili del parcheggio negli stalli delimitati da strisce blu. Di seguito la nota integrale.
Egregio direttore,
sono un disabile, affetto da poliomielite dall’età di due anni e per questo faccio molta fatica a camminare. Avevo sempre desiderato visitare Matera, la città dei Sassi, perché sono anche un insegnante di Geografia espesso ho illustrato la città ai miei allievi come esempio di bellezza ed evoluzione storica delle prime forme abitative dell’uomo. Ma conosco comunque i miei limiti e le barriere architettoniche presenti a Matera mi avevano finora occultato la tentazione. Quest’anno, in occasione di Matera città della cultura 2019, mi sono imbattuto in un evento dal titolo: ”Zero Barriere-L’accessibilità conviene” dal quale sembra che sia stata stilata una sorta di Manifesto in cui sarebbero state fissate alcune linee guida per orientare gli interventi di riqualificazione in modo da favorire l’abbattimento delle barriere architettoniche.“La capitale della cultura del 2019 si leggeva, si prepara ad accogliere i turisti e si fa accessibile. Hotel e musei senza barriere, percorsi di visita multisensoriali, itinerari guidati tra i Patrimoni Unesco: tutto quello da sapere e provare a Matera”.
Ho quindi deciso di visitare Matera e il primo luglio mi sono recato nella città. La prima difficoltà incontrata è stata quella di trovare unospazio dove lasciare l’auto. Ho girato per un po’ e gli stalli per i disabili erano tutti occupati. Dopo venti minuti di ricerca mi sono rivolto ad un vigile urbano che mi ha detto che l’afflusso di turisti era tale che per me sarebbe stato molto complicato trovare un posto. Mi ha suggerito di provare in via Rispoli dove esistevano 4 stalli per disabili. Purtroppo però i 4 stalli erano tutti occupati, ma la fortuna ha voluto che un’auto aveva appena liberato un posto nelle righe blu.Ho potuto così visitare la città. È proprio vero. A Matera bisogna aspettare il tramonto. In quel momento i rumori dei turisti sembrano svanire. La luce si dissolve e avvolge come un mantello secoli di storia. I pochi raggi rimasti a quell’ora filtrano dai rosoni lobati delle chiese mimando splendidi giochi di luce e la calcarenite, il materiale con cui sono costruiti gli edifici, assume tutte le sfumature del rosa. È una città bellissima, molto più di quanto sia riuscita a descriverla ai miei studenti di Reggio Emilia.
Al termine della visita, stanco, dopo aver sopportato un caldo di quasi 40 gradi, ma felice di cotanta bellezza, vado a recuperare la mia auto e con grande disappunto mi accorgo che sono stato multato. Sul fogliettino del verbale c’era scritta la mia colpa: “sostava nelle righe blu esponendo il permesso disabili”. Corro, si fa per dire, dal locale comando di Polizia Municipale che mi dice che la multa è corretta: a Matera i disabili che parcheggiano sulle righe blu devono pagare. Vane sono state le mie proteste, inutile la notizia che in nessuna altra città d’Italia avevo mai dovuto pagare il posteggio nelle righe blu. Secondo il vigile che mi ha accolto io avrei dovuto sapere che a Matera un’ordinanza obbliga i disabili a pagare la sosta nelle righe blu. Avrei avuto l’obbligo di leggere la circolare, informarmi, conoscere le linee guida della sosta e le decisioni prese dalla giunta in termini di regolamentazione della circolazione. Mentre invece il Comune non aveva nessun dovere di informare i turisti dell’obbligo al pagamento. Il disabile deve insomma acculturarsi sulle regole private di circolazione nel comune di Matera e non invece perdere tempo a cercare di studiare la storia della città, a documentarsi sull’architettura, a cercare di capire perché proprio in questa fetta di territorio l’uomo sia riuscito a realizzare così tanta bellezza. Allora ho capito. Matera 2019 non è per tutti la capitale della Cultura, quella con la C maiuscola. Per gli amministratori della città evidentemente esiste solo la cultura con la S maiuscola, quella dei soldi. Da spillare a chiunque, fino all’ultimo centesimo, anche dai soggetti più deboli. L’avidità, sorride Lucifero. Che splendido peccato per rimpinguare di anime la sua casa all’inferno.
Francesco Antuofermo