Ho letto con molto interesse e attenzione i numeri pubblicati nei giorni scorsi relativi all’Università della Basilicata. Nell’anno accademico 2018-2019 le immatricolazioni nell’Università della Basilicata sono state 1.149 con un aumento del 10,27% rispetto all’anno precedente. Si tratta di un buon risultato in termini di offerta didattica e di attrattività, ma, come ho più volte sottolineato le potenzialità della nostra Università sono elevatissime e con le giuste azioni politiche possono essere raggiunti tanti importanti traguardi.
L’Università degli Studi della Basilicata, con le sue due sedi di Potenza e Matera, rappresenta una delle più preziose risorse del e per il nostro territorio.
Troppo si è detto, tuttavia, e poco si è fatto in questi anni perché, da inconfutabile risorsa (qual è!), l’Università diventasse soggetto protagonista della politica culturale e, più ampiamente, socio-economica di questa regione. È, infatti, nelle migliaia di studenti che, ogni giorno, frequentano i Dipartimenti dell’UNIBAS che risiede la ricchezza della Basilicata, non nell’oro nero, quindi, ma in quella miniera di studio, fatica, ricerca appassionata, innovazione e creatività.
Ebbene, la politica regionale deve puntare tutto su questa classe di giovani, di studenti, di ricercatori, di dottori di ricerca, affinché, una volta formati, non siano costretti ad abbandonare la nostra terra.
La Regione Basilicata ha bisogno dei sui studenti e deve continuare a sostenerne lo studio e l’impiego, investendo maggiori risorse e, soprattutto, provando a suturare quel gap che si divarica sempre più tra il momento della formazione e il mondo del lavoro.
È necessario, anzi imperativo, realizzare delle politiche di investimento che congiungano formazione e lavoro, per arginare l’emorragia di dottori di ricerca e di studiosi che sta affliggendo la nostra Basilicata. Sono pochi coloro che “possono” restare continuando a fare ricerca, ossia continuando a fare ciò per cui sono stati formati, anche grazie al sostegno economico statale. Mi chiedo, a questo punto, in quale direzione si sia mossa fino ad ora la politica regionale: che senso ha formare, nella nostra regione, a spese pubbliche, dottori di ricerca e ricercatori costretti, poi, ad allontanarsi dalla Basilicata o dall’Italia per trovare un impiego all’altezza delle proprie specializzate e complesse competenze?
Dobbiamo smetterla di coltivare talenti e professionalità altamente specializzate per poi lasciarli andar via con biglietto di sola andata.
La Regione deve muoversi al fianco dell’Università, provando a sostenere e a promuovere una forte politica di reclutamento di ricercatori, l’istituzione di borse Post Doc nonché la moltiplicazione di tirocini professionalizzanti, al fine di saldare il legame tra la formazione universitaria e le industrie (le esigenze) locali.
Dal settore agroalimentare, a quello automobilistico, medico, turistico, culturale, non esiste ambito in cui lo studio e la ricerca universitari non possano offrire approfondimento, innovazione, progresso.
La Basilicata deve affidarsi a questa fucina di idee, conoscenza e creatività per ripartire e, per farlo, deve modificare anche il proprio ambiente, ripensandolo a misura di studente; provvedendo, quindi, a un potenziamento dei trasporti così da rendere i due poli di Potenza e Matera facilmente raggiungibili, all’assegnazione di alloggi a tutti gli studenti che risultano idonei, alla promozione di tariffe agevolate rivolte agli studenti per i trasporti, la ristorazione e per la fruizione di tutte le attività culturali e sportive che possono rendere attrattivo un luogo.
Dobbiamo pensare, infatti, a un’Università che non solo non faccia scappare i lucani, ma che, al contempo, risulti stimolante anche per gli studenti fuori regione.
Università è memoria, Università è innovazione ed è proprio a partire da questo spazio che bisogna pensare e costruire il futuro.