Nicola Pavese, Presidente Associazione “Matera Ferrovia Nazionale” ha inviato una lettera aperta al presidente nazionale di Confindustria, Vincenzo Boccia. Di seguito il testo integrale.
Non sappiamo se Vincenzo Boccia, presidente nazionale di Confindustria e presenza sempre più gradita a Matera, si sia mai chiesto come mai la Città di Sassi non è ancora collegata alla rete nazionale delle Ferrovie dello Stato. Un primato (non certo esaltante) condiviso con Nuoro, altro capoluogo di Provincia raggiungibile su rotaia solo con lo “scartamento ridotto” da Macomer, dove si lascia la tratta FS Cagliari-Sassari-Porto Torres. Per Matera, però, essere scollegata al resto d’Italia (a partire dalle regioni meridionali, fra le quali occupa una invidiabile posizione geografica centrale non valorizzata) è un evidente controsenso. Una palese incongruenza in relazione alla sua vocazione e attrattività turistica nel panorama internazionale. Nel 2019, infatti, la nostra città, designata al ruolo prestigioso di “Capitale Europea della Cultura”, è tra le località italiane più visitate, cosa che le istituzioni e le imprese materane e lucane dovrebbero “garantirsi” anche per il futuro per non “autodeclassarsi” nei prossimi decenni a seguito delle scelte sbagliate di oggi.
È idea ormai diffusa che tale isolamento è oltremodo penalizzante sul piano socio-economico e costituisce un simbolo di evidente arretratezza che Matera non merita, ma fa poco per liberarsene. Alla mancanza di un treno statale e di collegamenti diretti con le grandi città italiane ed europee si sopperisce, invece, con l’arrivo scriteriato di 300-400 bus al giorno. Decisamente troppi per una città di 60.000 abitanti e spazi urbani limitati. Tra l’altro, scelta sicuramente discutibile per i diversi problemi che ne derivano: vedi l’intasamento e l’inquinamento da traffico in città e nelle strade e territori limitrofi, la qualità della vita e ancor più la conseguenziale deturpazione del suo patrimonio storico-artistico-architettonico (per gran parte all’aperto) dovuta all’azione nociva dei gas di scarico dei tanti mezzi su gomma che arrivano quotidianamente. Insomma, problemi seri, tuttavia ignorati con non poca superficialità da istituzioni e forze sociali ancora poco lungimiranti.
Al presidente Vincenzo Boccia, quindi, l’Associazione “Matera Ferrovia Nazionale” chiede vivamente di prendere iniziative in proposito coinvolgendo le diverse associazioni imprenditoriali di categoria (a partire da Confindustria) perché i ritardi nel settore dei trasporti e delle ferrovie in Basilicata siano colmati con l’ammodernamento della tratta Salerno-Potenza-Taranto e con la prosecuzione della costruenda Ferrandina-Matera fino a Gioia del Colle, rendendo possibile in questo modo il collegamento ferroviario trasversale e strategico Salerno-Bari passando per Potenza e Matera.
La nostra città e la Basilicata sono ancora terra di contraddizioni, pur in presenza di notevoli e riconosciute potenzialità. Qui il turismo (da solo) non può risolvere il grande bisogno di lavoro e di occupazione. Inoltre si registra un ritardo infrastrutturale relativo a strade e ferrovie che penalizza la Capitale Europea della Cultura e ancor più le aree interne della regione. Territori alle prese con frequenti dissesti idrogeologici, spopolamento dei paesi, incalzante emigrazione e un declino definitivo sempre più probabile. I dati sono allarmanti, ma si continua a vivere alla giornata, mentre i giovani abbandonano per sempre la nostra regione. In tale contesto, sempre più preoccupante e precario, ha fatto bene il presidente Boccia, nel recente convegno di qualche giorno fa a Matera, a sottolineare con fermezza che da noi «un giovane su due non lavora e si sente emarginato», che va valorizzata la «competitività industriale » e che le infrastrutture devono essere create per «collegare territori e includere persone».
Idee e propositi che non possono non essere condivisi per realizzare fatti concreti attesi da tempo, anche perché sollecitati da un imprenditore autorevole, pragmatico e pieno di passione civile che conosce molto bene il Sud.
Questa “ricetta” per Matera e per la Basilicata in questa prima metà del 2019 ci è stata più volte “suggerita” ma purtroppo è rimasta ancora inascoltata. Solo per fare alcuni nomi, sono state le stesse “indicazioni” riferite alla Città dei Sassi dai presidenti Mattarella e Conte, dai vertici del sindacalismo italiano Barbagallo, Furlan e Landini, dagli economisti dello Svimez per voce del presidente Giannola, come pure dal presidente Zambrano del Consiglio nazionale degli ingegneri. E nelle varie occasioni materane è stato ribadito che l’Italia non ripartirà se non ci sarà una svolta autentica nel Sud per rilanciare l’economia attraverso investimenti pubblici del Governo e da quelli derivanti dai fondi europei (e auspicabilmente dai privati) per aprire cantieri e creare lavoro e infrastrutture moderne. Un Sud, e quindi una Basilicata, dove bisogna favorire in tempi brevi gli insediamenti e le produzioni, che poi sono gli obiettivi delle Zes fra cui quella Jonico-lucana di recente istituzione.
Di fronte al crescente divario con il Centro-Nord, ci vuole una svolta, una “scossa esterna”, visto che la politica locale è sostanzialmente immobile e le imprese “non spingono” come succede altrove (vedi i fatti di Torino dei mesi scorsi). In pratica, serve un nuovo “percorso di sviluppo”. Nel chiedere l’intervento concorde, deciso e risoluto di Vincenzo Boccia, indiscusso riferimento per l’economia e la politica italiana, la nostra Associazione esprime grande fiducia, certi che solo un impegno sinergico (politica, impresa, sindacati, associazioni) possa assicurare quei cambiamenti reali capaci di determinare ricadute positive e durevoli per Matera, per la Basilicata, per il Sud.