Codice rosso, la posizione di Uil Basilicata. Di seguito la nota integrale.
Pur condividendo il percorso di identificazioni di nuovi reati («revenge porn», matrimoni forzati, lesioni permanenti del viso…) contenuto nel DDL sul cosiddetto “codice rosso” ribadiamo che il testo continua a non tener conto delle difficoltà che si incontrano dopo aver subìto violenza: a volte ci vogliono mesi solo per riprendere a guardarsi allo specchio. E’ il giudizio del Coordinamento Pari Opportunità della Uil Basilicata che sottolinea come il femminicidio e la violenza contro le donne sono fenomeni sempre più allarmanti anche nella nostra regione e sui quali l’attenzione deve essere sempre massima.
Per tornare al ddl – è scritto nella nota – ci preoccupano i “tre giorni” imposti per la denuncia. La donna così viene esposta a molti pericoli inerenti la sua incolumità. Denunciare per una donna non è un percorso facile e imporre i tre giorni per l’ascolto significa lasciarla sola in balia del suo aguzzino e quest’ultimo con poche ore a disposizione potrebbe arrivare a commettere femminicidi molto più facilmente. E questo potrebbe essere un deterrente per le donne a fare la denuncia. Ma soprattutto – evidenzia il Coordinamento P.O. Uil Basilicata – preoccupa l’approccio alle tematiche, che continua ad essere impostato sulle sanzioni continuando a non affrontare la violenza come effetto devastante di consuetudini culturali sbagliate ed insufficiente formazione di quegli operatori pubblici che per primi si trovano a gestire l’interazione con le vittime (operatori di pronto soccorso, forze dell’ordine…). L’assenza complessiva di fondi, tra cui anche quelli utilizzabili per la formazione, è un indice pesante dell’aspetto esclusivamente formale della norma, che agendo solo sulle sanzioni avrà probabilmente un impatto irrisorio sui comportamenti. La violenza va ascoltata e tutelata, come prevede la convenzione di Istanbul; ma a volte anche una parola può contribuire a fare la differenza, a far trovare quel coraggio di denunciare troppo spesso così difficile da trovare. Per questo – conclude la nota – sollecitiamo il Consiglio e la Giunta Regionali a riprendere il confronto con i movimenti delle donne, i sindacati, le associazioni per definire un proprio programma di azioni da mettere in campo facendo ricorso a risorse regionali”.