Su SassiLive nasce “La storia siamo noi”, la rubrica che ospiterà i contributi che raccontano fatti, monumenti e personaggi che hanno fatto la storia della città di Matera. Ad inaugurare questo nuovo spazio culturale è il materano Nino Vinciguerra, che ripercorre la storia della Fontana Ferdinandea. Di seguito il contributo di Nino Vincinguerra e alcuni scatti del suo archivio dedicati alla Fontana Ferdinandea. I contributi di “La storia siamo noi” si potranno consultare nella parte inferiore della home page, cliccando sul banner “La storia siamo noi”.
La Fontana Ferdinandea
Il 6 settembre 1825 fu bandito l’appalto per i lavori di ripristino dei ruderi di una fontana che l’arcivescovo Sigismondo Saraceno aveva fatto costruire nel 1577. Le opere, eseguite da Gaetano Farina, artigiano di Baronissi, tra il 1826 e il 1832 costarono 1000 ducati. La Fontana, alimentata dall’acqua sorgiva che proveniva dalla collina del castello era, insieme ai palombari, un importante elemento per l’approvvigionamento idrico. E’ stata testimone di lunghe file e di litigi memorabili che richiedevano, a volte, la presenza delle guardie municipali; tra queste c’era Gianpaolo Lapolla che spesso, pazientemente, interveniva per disciplinare l’attinzione, soprattutto nel periodo estivo, quando il getto delle cannelle si riduceva e l’attesa era più lunga. La carenza idrica ebbe parziale risoluzione con l’arrivo dell’acqua del Sele. L’on. Francesco D’Alessio infatti, nel 1925, riuscì ad ottenere per Matera una diramazione dell’Acquedotto Pugliese e inaugurò lui stesso i lavori di allacciamento, con la posa del primo tubo, il 18 ottobre dello stesso anno tra un indescrivibile entusiasmo. Fu un avvenimento di estrema importanza per una città proiettata a divenire, entro brevissimo tempo, capoluogo di provincia. Il 20 luglio 1927 giunse il grande giorno e, dopo la benedizione impartita da Monsignor Pecci, tra stupore ed emozione si assistette al primo zampillo. L’acqua sprizzò dalle cannelle mentre dal centro della Fontana stessa, si levò un altissimo getto tra applausi deliranti. Questo necessario e straordinario evento, che ridusse i problemi di approvvigionamento idrico della città, naturalmente contribuì al miglioramento sociale ed economico. Il Podestà Francesco Ruggieri inviò al Capo del Governo il seguente telegramma: “Nel momento in cui l’acqua benefica del Sele zampilla nella nostra storica fontana, questo popolo rivolge esultando grato pensiero E. V. alla cui volontà devesi rapido compimento opera”. Il “Foglio d’Ordini” del partito fascista magnificò l’avvenimento esaltando la tenacia con cui “dopo 18 mesi di arduo incessante lavoro, Matera, da secoli assetata, ha avuto il suo acquedotto”. Anche “La Basilicata nel Mondo” esaltò l’opera compiuta evidenziando che “La vecchia città di Matera, dalle case scavate nel macigno, ha veduto nell’acqua zampillante dalla storica fontana di Ferdinando, il simbolo della nuova vita”. Nel 1949 la Fontana (ormai solo monumentale) fu rimossa e abbandonata nel cortile della casa comunale; solo nel 1958 con il Commissario Prefettizio Pietro Curione e la collaborazione dell’ex dipendente dell’Ufficio Tecnico Comunale Eustachio Guanti (quando il monumento fu smontato ebbe cura di numerarne i pezzi) la Fontana fu rimontata alle “Tre Vie” mentre nell’aprile 2009, a distanza di 60 anni, è tornata nel luogo originario. La Fontana Ferdinandea idealmente è stato un riferimento ed ha coniugato anch’essa la storia della città con la cultura dei suoi abitanti.
Nino Vinciguerra