Il PiTESAI (PIano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee) è lo strumento normativo che stabilirà il quadro di riferimento – con l’accordo di Regioni Province ed Enti locali – per la programmazione delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e con l’adozione del PiTESAI stesso verranno individuate, su tutto il territorio nazionale, delle aree idonee per lo svolgimento delle attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi. Pertanto fino alla sua adozione, ai fini della salvaguardia e del miglioramento della sostenibilità ambientale e sociale, sia i permessi vigenti di prospezione o di ricerca di idrocarburi, liquidi e gassosi, su terraferma e in mare, che i procedimenti amministrativi (anche quelli di VIA) relativi al conferimento di nuovi permessi, saranno sospesi e riprenderanno la loro efficacia nelle aree che risulteranno compatibili. In tutte quelle aree che risulteranno non compatibili il Ministero rigetterà le istanze relative ai procedimenti sospesi e revocherà i permessi di prospezione e di ricerca in essere e il PiTESAI indicherà anche tempi e modi di dismissione e ripristino degli impianti che avranno cessato la loro attività.
Al viceministro Galli ho chiesto con interrogazione a risposta immediata, a che punto siano i lavori del tavolo permanente presso il Mise che ha il compito di concordare le misure definitive (in coerenza con il Piano delle aree) e ho appreso che le attività inerenti alla redazione e adozione del PITESAI sono state tempestivamente
avviate e proseguono, secondo quanto il vice ministro ha indicato nella sua risposta che è disponibile sul sito della Camera a questo indirizzo https://bit.ly/2K8QI1K
Ma, mentre le attività del Governo nazionale tranquillizzano perché la risposta del vicemistro conferma l’attenzione alla problematica, il non fare e il non esprimersi dei soggetti istituzionali lucani, lascia basiti. Ad esempio la Regione Basilicata non ha ancora provveduto a designare i loro partecipanti alle riunioni istituzionali.
Sarebbe quantomeno doveroso, conoscere la posizione in merito dei soggetti istituzionali lucani chiamati in causa, dall’Assessore all’Ambiente della Regione ai sindaci dei Comuni delle aree oggetto di istanze di permesso perché, che io abbia letto, tranne il “nuovo” Sindaco di Venosa, dagli altri primi cittadini non ho sentito nulla. Poiché ogni Ente dovrà assumersi le proprie responsabilità sociali, economiche e ambientali auspico allora, che la mia interrogazione al vice ministro funga da stimolo per la Regione e più in generale per tutti i soggetti istituzionali coinvolti, in questo delicato e importante procedimento.