La Diocesi di Tricarico è una delle tre diocesi italiane scelte dall’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Conferenza episcopale italiana per la sperimentazione del progetto “Infermiere di comunità in parrocchia” o “Infermiere di parrocchia”, che avverrà dal prossimo settembre. Le altre due diocesi sono quella di Roma e quella di Alba. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con l’Azienda sanitaria locale Roma 1 e intende sperimentare la presenza di un infermiere di comunità inviato dalle Asl nelle parrocchie. Lunedì scorso, nella sala stampa della Cei, don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei e Angelo Tanese, direttore generale della Asl Roma 1, hanno firmato il progetto quadro e, per la Diocesi di Tricarico, era presente don Giuseppe Molfese, direttore della Caritas diocesana, oltre a monsignor Paolo Ricciardi, vescovo ausiliario, per la Diocesi di Roma e delegato per la Pastorale della salute e a don Domenico Bertorello, della Diocesi di Alba.Alla firma erano anche presenti, in qualità di partner tecnici, Cosimo Cicia, componente del comitato centrale nazionale della Fnopi, Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche e Nicola Pinelli, direttore della Fiaso, Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere. Il progetto, attraverso la collaborazione tra la Cei e il Servizio sanitario nazionale, intende combattere la “cultura dello scarto” valorizzando il ruolo delle parrocchie all’interno del processo di costruzione della rete assistenziale di protezione sociosanitaria di prossimità e, allo stesso tempo, contribuendo alla realizzazione del modello di infermiere di comunità. L’obiettivo è valorizzare la rete sociale delle parrocchie in modo da metterle in connessione con il Servizio sanitario nazionale per raggiungere le persone portatrici di maggior bisogno di cura e assistenza, promuovere la salute e i corretti stili di vita e contribuire al contrasto della frammentazione sociale. L’infermiere di parrocchia ascolterà, informerà e orienterà le persone all’interno della rete dei servizi sociosanitari territoriali; faciliterà i percorsi di accesso alle cure e all’assistenza, interfacciandosi con il Distretto sanitario di competenza e i vari servizi territoriali di prossimità; intercetterà gli “irraggiunti”, cioè i portatori di bisogni di cura inespressi e favorirà azioni di promozione della salute e del benessere della comunità. L’infermiere di parrocchia, però, non offrirà un servizio sani-tario aggiuntivo o sostitutivo del servizio sanitario pubblico; non sarà un ambulatorio infermieristico della parrocchia e non sarà uno sportello per reclami e segnalazioni. Il progetto ha richiesto un anno di lavoro, partendo dalla necessità, manifestata da chi si occupa di sanità territoriale, di individuare coloro che sono “irraggiunti” dal Servizio sanitario nazionale, poiché esclusi dalle comuni reti sociali di contatto.Il vescovo della Diocesi di Tricarico, monsignor Giovanni Intini, ha spiegato che la Diocesi è stata coinvolta nel progetto perché è stata individuata come diocesi che lavora bene nell’ambito della Caritas. “Dovendo fare una sperimentazione sul territorio – ha aggiunto il vescovo – e, oltre a Roma, essendo stati scelti due luoghi, uno del Nord e uno del Sud, Tricarico è stata pre-ferita perché è chiara questa attenzione al territorio. Del resto, noi abbiamo aderito a questa iniziativa proprio perché vogliamo ancora di più essere presenti come Chiesa sul territorio, per raggiungere i bisogni delle persone, senza sostituirci alla Asl”. La sperimentazione, ha detto monsignor Intini, durerà almeno tre anni: è stato fatto un comitato valutativo con il direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, il rappresentante della Asl Roma 1 e i rappresentanti delle tre diocesi; si riuniranno periodicamente per valutare l’esito di questo progetto e, se alla fine della sperimentazione sarà positivo, il progetto potrà essere proposto dalla Cei a tutte le altre diocesi. Gli in-fermieri che le Asl metteranno a disposizione sono professionisti già stipendiati, quindi, senza aggravio di spasa, però tutte le persone che lavoreranno con le Caritas, la Chiesa e l’ufficio Cei saranno volontari: ministri straordinari dell’eucaristia, operatori Caritas e semplici volontari che la Caritas formerà e che metteranno a disposizione una parte del loro tempo. “Nel prossimo anno pastorale – ha chiarito il vescovo – appena riprenderemo gli incontri annuali della Caritas, questa sarà una delle tematiche su cui formeremo i volontari. Ora cominceremo da Tricarico e poi, cammin facendo, dove ci sarà l’interesse dei paesi della Diocesi, potranno aggiungersi”.La convenzione con la Diocesi di Tricarico sarà firmata a settembre a Tricarico con don Massimo Angelelli e Angelo Tanese.
Lug 30