“Quando parliamo di Patto per la salute, dobbiamo analizzare i dati oggettivi che emergono dallo stato dell’arte che abbiamo trovato. A mio parere la nostra sanità non funziona, se per fare una prima visita cardiologica ci vogliono ad esempio a Matera 320 giorni. Così facendo la salute può permettersela solo chi ha la possibilità di fare viste intramoenia”.
E’ quanto ha dichiarato l’assessore alla salute della Regione Basilicata, Rocco Leone, in Consiglio regionale.
“Il tasso di migrazione sanitaria quest’anno ci è costato circa 55 milioni di euro – ha detto l’assessore. Tale spesa è sinonimo di qualcosa che non funziona. Per far fronte a questa situazione è nostra intenzione – ha detto ancora Leone – di potenziare gli ospedali di Dea di primo livello, dando loro servizi adeguati che mettano i cittadini nelle condizioni di non recarsi altrove per le cure. Matera, ad esempio, ha un ospedale di confine che deve confrontarsi con le eccellenze della Puglia. Per competere con queste realtà bisogna attrezzare servizi di alta specializzazione, in grado di attrarre anche giovani medici desiderosi di fare carriera in Basilicata. Il Patto per la salute deve ridare serenità agli operatori e fiducia ai cittadini. Il nostro sistema sanitario – ha osservato l’assessore alla salute – può e deve funzionare, anche perché non ci possiamo permettere di perdere 35 milioni di euro per migrazione passiva. Il San Carlo, ad esempio, non deve essere una struttura di riferimento per piccole cure, ma deve essere Centro di eccellenza. Gli ospedali di base, di primo livello e di secondo livello devono riconquistare la loro vocazione e pertanto non possiamo pensare di chiuderli o di sminuire il loro ruolo. La riforma del precedente governo regionale è andata male. Questa è la lettura che emerge da dati oggettivi che devono essere motivo di riflessione per tutto il Consiglio. Ogni governo è chiamato a intervenire sulle cose che non vanno, assumendosi anche la responsabilità della scelta dei dirigenti che dovranno operare per cambiare le cose. Pur non entrando nel merito delle qualità professionali degli attuali direttori generali – ha concluso Leone – evidenzio comunque l’inopportunità delle nomine effettuate in un momento in cui era incerto l’esito delle elezioni politiche”.