La prima della rappresentazione teatrale di “Pitagora e Ippaso da Metaponto”, scritta e diretta da Antonio Montemurro per Talia Teatro e svoltasi il 30 luglio al Castello di Torremare di Metaponto, si è rivelata un autentico successo sotto tutti i punti di vista.
A sostenerlo è Gaetano Danzi, presidente dell’associazione Ad Pythagoram e socio della Società Filosofica Italiana.
“In primis è stato un successo di pubblico visto che l’evento ha fatto registrare il tutto esaurito nella splendida cornice del Castello di Torremare.
Del resto Talia Teatro ci ha abituati nel corso degli anni a rappresentazioni di qualità che hanno sempre riscosso il gradimento dalla gente.
Questa “prima”, originariamente fissata per il 20 luglio al Tempio di Hera, era stata annullata a causa di difficoltà burocratiche. Grande è stato il dispiacere di Antonio Montemurro e della sua compagniaallorquando due settimane or sono hanno deciso di rinunziare all’impresa.
Si è trattato, a mio avviso, di un vero e proprio schiaffo ad una libera associazione come Talia Teatro che da decenni produce cultura autentica senza alcuno scopo di lucro, il chè è inaccettabile in una Matera Capitale Europea della Cultura.
Ma, quando l’evento stava per fare proprio la fine di Ippaso (annegato al largo di Metaponto), è intervenuta una “Trinità di moderni pitagorici” , ossia Domenico Calabrese (assessore alla Cultura del Comune di Bernalda), Geremia Ninno (presidente del CEA di Bernalda e Metaponto) e Antonello De Santis (Presidente di Rete Impresa Italia Jonica) che si sono prodigati per far svolgere la prima al Castello di Torremare a Metaponto. In una parola le forze sane del territorio hanno intuito l’importanza culturale dell’opera di Antonio Montemurro e delle sue ricadute positive.
L’opera si è rivelata carica di contenuti culturali a 360° , con tanti richiami alle principali fonti storiche sulla vita di Pitagora, come Giamblico, , Porfirio e Diogene Laerzio; viene descritta la morale e la dottrina pitagorica, oggi attualissima come non mai, nonché il fatto importantissimo che nelle scuole pitagoriche le donne erano parificate agli uomini (cosa eccezionale nell’antichità); la descrizione dei principi matematici e la diatriba dei numeri irrazionali con Ippaso è resa in modo così chiaro da apparire comprensibile a chiunque.
Orbene non è stato facile per Montemurro districarsi tra le varie fonti per poi giungere ad una storia non solo culturalmente ricca, ma anche appassionata.
Ed in fatti il pregio principale della tragedia è quello di analizzare dal punto di vista umano il rapporto controverso tra Pitagora e Ippaso, che proprio a Metaponto ebbe il suo tragico epilogo; Antonio Montemurro ha colto in pieno il dramma interiore di Ippaso combattuto tra la fedeltà verso l’amato maestro Pitagora (propugnatore però di un dogma superato) e l’amore per la scienza che invece lo ha condotto a scoprire principi contrari al dogma pitagorico.I dialoghi su questo aspetto, specialmente quelli tra Pitagora e Ippaso, sono emotivamente serrati e pieni di pathos.
Personaggi come Pitagora e Ippaso da Metaponto, fino a ieri descritti solo nei libri, finalmente hanno preso vita con connotati psicologici coerenti. Antonio Montemurro impersona Pitagora alla perfezione, come pure il giovane Marco Floridia fa con Ippaso.
Povero Ippaso che troverà la morte affogato proprio nel mare di Metaponto.
Emerge poi una verità storica quasi dimenticata: mentre Pitagora è conteso da molte città (Samo, Crotone, Metaponto), Ippaso appartiene solo a Metaponto, la quale quindi annovera tra i suoi ex cittadini due grandi personaggi del sapere umano.
Bravissimi tutti gli attori , belli i costumi con musiche originali, mentre nella scenografia campeggiava da un lato la fantastica tenda di Pitagora a forma di tetraedro opposta alla radice quadrata di 2 di Ippaso posizionata dall’altro lato.
Si tratta dunque di un’opera originale nel suo autentico senso etimologico (dal latino originalem , ove “or” significa principio e “alem” significa appartenenza).
Montemurro infatti ha davvero descritto le origini dell’appartenenza alla nostra Magna Grecia, che viene valorizzata attraverso le storie di due giganti dell’antichità che si svolsero proprio in questo territorio.
Ma l’opera ha un valore aggiunto perché è stata scritta da chi (ossia Antonio Montemurro) ama e vive in questa medesimo territorio.
Orbene questa tragedia merita di essere rappresentata anche nelle scuole, considerato il suo carattere altamente divulgativo e culturale.
A questo punto devo fare una riflessione polemica: come mai un’opera del genere non ha trovato posto nel palinsesto dedicato a Pitagora nell’ambito di Matera Capitale Europea della Cultura ?L’opera di Montemurro ne sarebbe stata la perfetta sintesi culturale.
Ed invece, con grande rammarico, devo dire che nella tre giorni di eventi dedicati a “Pitagora e la poetica dei numeri primi” , di Pitagora c’è stato pochissimo (ossia il dialogo immaginario scritto da Piergiorgio Odifreddi e letto da Riondino che ha prestato la sua voce ad un Pitagora post mortem): praticamente niente per un evento di portata europea.
Al termine dell’evento, allorquando ho ringraziato il Prof. Montemurro e Talia Teatro, non ho avuto peli sulla lingua ed ho attaccato duramente la colonizzazione culturale che stiamo subendo. La Magna Grecia non ha bisogno di andare sempre in Piemonte o in chissà quali altri luoghi lontani per sentirsi raccontare quali sono le proprie radici, poiché dispone di gente e risorse adeguate.
L’evento su Pitagora e Ippaso è stato originale anche sotto un altro aspetto perché ha fuso teatro e agorà, due luoghi simboli dell’antica Grecia.
Infatti per la prima volta una rappresentazione teatrale è stata preceduta da un’Agora’ , cioè un incontro aperto alla gente che, disposta in cerchio, discute liberamente su un tema culturale, che in questo caso era il medesimo oggetto dell’imminente rappresentazione : “Pitagora contra Ippaso da Metaponto – la scoperta dell’infinito”. Due ore prima dell’evento quindi molti spettatori hanno animato una piacevole discussione avendo a disposizione uno stesso tempo.
L’agorà è stata organizzata da Ad Pythagoram e dalla Società Filosofica Italiana – Sez. Basilicata in collaborazione con Talia Teatro.
Anche qui interventi molto belli e appassionati fra cui quelli di Franco Vespe, Stefano Delacroix, Angelo Roberti, Saverio De Florio, Ettore Mirelli, Mariangela Gigante, Franca Digiorgio, e dulcis in fundo Angelo Palumbo che ha mostrato il suo ultimo quadro che descrive proprio l’infinito. Diversi gli intellettuali venuti da Taranto.
Senza dubbio il modello agorà (che è stato proposto da Ad Pythagoramin questi anni) era in perfetta linea con la rappresentazione teatrale scritta da Montemurro, nella quale il giovane Ippaso da Metaponto afferma: “ Mi piace l’agorà perché è la casa di tutti …. tutte le strade portano in un posto , l’agorà invece è il posto …..le strade divergono, l’agorà invece è il luogo dove le vie confluiscono, è il luogo dell’incontro, il posto che unisce”.
Con questo evento Ad Pythagoram termina con successo il trittico di agorà annunciato nel suo programma che lanciò due anni or sono proprio nel tempio di Hera. Sono soddisfatto per quello che abbiamo fatto e sottolineo la preziosa opera svolta in questi anni da Angelo Palumbo che per primo ha proposto e fortemente voluto il modello agorà”.
Gaetano Danzi
Per la cronaca va segnalato che, al termine della prima, Gaetano Danzi, presidente di Ad Pythagoram ha elogiato Antonio Montemurro, il quale a suo volta lo ha ringraziato per l’aiuto esterno svolto nella riuscita dell’evento, specialmente quando tutto sembrava naufragare nel mare di Metaponto.
Antonello De Santis, quale Presidente di Rete Imprese Italia Jonica divenuta il gestore del castello di Torremare e che ha concesso gratuitamente questa struttura, ha affermato che la stessa sarà aperta a chiunque voglia fare cultura, rimarcando l’importanza di una sempre più stretta relazione tra impresa, territorio e cultura; la cultura, secondo De Santis, può produrre una economia importante per il territorio senza stravolgerlo ed anzi valorizzandolo.
Ad Pythagoram ha infine premiato i protagonisti dell’evento con delle targhe ricordo che sono state consegnate rispettivamente: dal Vice Sindaco Eliana Acito al già citato Prof. Antonio Montemurro; da Antonello De Santis a Marco Floridia (bravissimo interprete di Ippaso); dall’Assessore alla Cultura Domenico Calabrese a Talia Teatro (una compagnia di attori non professionisti che recita al pari livello dei professionisti); da Angelo Palumbo a Domenico Calabrese (Assessore alla cultura del Comune di Bernalda, persona di alto profilo umano), da Franco Vespe ad Antonello De Santis (Presidente della Rete Imprese Italia Jonica, autentico mecenate della cultura), da Nunzio Dilena a Geremia Ninno (presidente del CEA Bernalda Metaponto), da Nuccia Lentinia Franca Digiorgio (presidente del FAI Jonico); il riconoscimento a questi ultimi due è stato conferito per tutto il grande lavoro compiuto da otto anni a questa parte al fine di valorizzare la figura di Pitagora a Metaponto, lavoro che si è rivelato lungimirante.
“In primis è stato un successo di pubblico visto che l’evento ha fatto registrare il tutto esaurito nella splendida cornice del Castello di Torremare.
Del resto Talia Teatro ci ha abituati nel corso degli anni a rappresentazioni di qualità che hanno sempre riscosso il gradimento dalla gente.
Questa “prima”, originariamente fissata per il 20 luglio al Tempio di Hera, era stata annullata a causa di difficoltà burocratiche. Grande è stato il dispiacere di Antonio Montemurro e della sua compagnia, allorquando due settimane or sono hanno deciso di rinunziare all’impresa.
Si è trattato, a mio avviso, di un vero e proprio schiaffo ad una libera associazione come Talia Teatro che da decenni produce cultura autentica senza alcuno scopo di lucro, il chè è inaccettabile in una Matera Capitale Europea della Cultura.
Ma, quando l’evento stava per fare proprio la fine di Ippaso (annegato al largo di Metaponto), è intervenuta una “Trinità di moderni pitagorici” , ossia Domenico Calabrese (assessore alla Cultura del Comune di Bernalda, Geremia Ninno (presidente del CEA di Bernalda e Metaponto) e Antonello De Santis (Presidente di Rete Impresa Italia Jonica) che si sono prodigati per far svolgere la prima al Castello di Torremare a Metaponto. In una parola le forze sane del territorio hanno intuito l’importanza culturale dell’opera di Antonio Montemurro e delle sue ricadute positive.
L’opera si è rivelata carica di contenuti culturali a 360° , con tanti richiami alle principali fonti storiche sulla vita di Pitagora, come per l’appunto Giamblico, , Porfirio e Diogene Laerzio; viene descritta la morale e la dottrina pitagorica, oggi attualissima come non mai, nonché il fatto importantissimo che nelle scuole pitagoriche le donne erano parificate agli uomini (cosa eccezionale nell’antichità); la descrizione dei principi matematici e la diatriba dei numeri irrazionali con Ippaso è resa in modo così chiaro da apparire comprensibile a chiunque.
Orbene non è stato facile per Montemurro districarsi tra le varie fonti per poi giungere ad una storia non solo appassionata, ma anche culturalmente ricca.
Personaggi come Pitagora e Ippaso da Metaponto, fino a ieri descritti solo nei libri, finalmente hanno preso vita con connotati psicologici coerenti; Antonio Montemurro ha colto in pieno il dramma interiore di Ippaso da Metaponto, combattuto tra la fedeltà verso l’amato maestro Pitagora e l’amore per la scienza che invece lo ha condotto a scoprire principi contrari al dogma pitagorico.
La storia ha il pregio di analizzare dal punto di vista umano e psicologico il rapporto controverso tra Pitagora e Ippaso che proprio a Metaponto ebbe il suo tragico epilogo; mentre Pitagora è conteso da molte città (Samo, Crotone, Metaponto), Ippaso è solo di Metaponto, che quindi annovera tra i suoi ex cittadini due giganti del sapere.
I dialoghi, specialmente quello tra Pitagora e Ippaso, sono emotivamente serrati e pieni di pathos. Povero Ippaso che troverà la morte affogato proprio nel mare di Metaponto.
Antonio Montemurro impersona Pitagora alla perfezione, come pure il giovane Marco Floridia fa con Ippaso.
Bravissimi tutti gli attori , belli i costumi con musiche originali, mentre nella scenografia campeggiava da un lato la fantastica tenda di Pitagora a forma di tetraedro opposta alla radice quadrata di 2 di Ippaso posizionata dall’altro lato.
Si tratta dunque di un’opera originale nel suo autentico senso etimologico (dal latino originalem , ove “or” significa principio e “alem” significa appartenenza).
Montemurro infatti ha davvero descritto le origini dell’appartenenza alla nostra Magna Grecia, che viene valorizzata attraverso le storie di due giganti del sapere umano che si svolsero proprio in questi luoghi.
Ma l’opera ha un valore aggiunto perché è stata scritta da chi (ossia Antonio Montemurro) ama e vive in questa medesimo territorio.
Orbene quest’opera merita di essere rappresentata anche nelle scuole, considerato il suo carattere altamente divulgativo e culturale.
A questo punto devo fare una riflessione polemica: come mai un’opera del genere non ha trovato posto nel palinsesto dedicato a Pitagora nell’ambito di Matera Capitale Europea della Cultura ?
L’opera di Montemurro ne sarebbe stata la perfetta sintesi culturale.
Ed invece, con grande rammarico, devo dire che nella tre giorni di eventi dedicati a “Pitagora e la poetica dei numeri primi” , di Pitagora c’è stato pochissimo (ossia il dialogo immaginario scritto da Piergiorgio Odifreddi e letto da Riondino che ha prestato la sua voce ad un Pitagora post mortem): praticamente niente per un evento di portata europea.
Al termine dell’evento, allorquando ho ringraziato il Prof. Montemurro e Talia Teatro, non ho avuto peli sulla lingua ed ho attaccato duramente la colonizzazione culturale che stiamo subendo. La Magna Grecia non ha bisogno di andare sempre in Piemonte o in chissà quali altri luoghi lontani per sentirsi raccontare quali sono le proprie radici, poiché dispone di gente e risorse adeguate.
L’evento su Pitagora e Ippaso è stato originale anche sotto un altro aspetto.
Infatti per la prima volta una rappresentazione teatrale è stata preceduta da un’Agora’ , cioè un incontro aperto alla gente che, disposta in cerchio, discute liberamente su un tema culturale, che in questo caso era il medesimo oggetto dell’imminente rappresentazione : “Pitagora contra Ippaso da Metaponto – la scoperta dell’infinito”. Due ore prima dell’evento quindi molti spettatori hanno animato una piacevole discussione avendo a disposizione uno stesso tempo.
L’agorà è stata organizzata da Ad Pythagoram e la Società Filosifica Italiana – Sez. Basilicata in collaborazione con Talia Teatro.
Anche qui interventi molto belli e interessanti fra cui quelli di Franco Vespe, Stefano Delacroix, Angelo Roberti, Saverio De Florio, Ettore Mirelli, Mariangela Gigante, Franca Digiorgio, e dulcis in fundo Angelo Palumbo che ha mostrato il suo ultimo quadro che descrive proprio l’infinito.
Senza dubbio il modello agorà proposto da Ad Pythagoram era in perfetta linea con la rappresentazione teatrale, nella quale il giovane Ippaso da Metaponto afferma: “ Mi piace l’agorà perché è la casa di tutti …. tutte le strade portano in un posto , l’agorà invece è il posto …..le strade divergono, l’agorà invece è il luogo dove le vie confluiscono, è il luogo dell’incontro, il posto che unisce”.
Con questo evento Ad Pythagoram termina con successo il trittico di agorà annunciato nel suo programma che lanciò due anni or sono proprio nel tempio di Hera. Sono soddisfatto per quello che abbiamo fatto e sottolineata la preziosa opera svolta in questi anni da Angelo Palumbo che ha proposto e fortemente voluto il modello agorà”.
Gaetano Danzi
Per la cronaca va segnalato che al termine della prima Gaetano Danzi, presidente di Ad Pythagoram ha elogiato Antonio Montemurro, il quale a suo volta lo ha ringraziato per l’aiuto esterno svolto nella riuscita dell’evento, specialmente quando tutto sembrava naufragare nel mare di Metaponto.
Antonello De Santis, quale Presidente di Rete Imprese Italia Jonica divenuta il gestore del castello di Torremare, ha affermato che questa struttura sarà aperta a chiunque voglia fare cultura, rimarcando l’importanza di una sempre più stretta relazione tra impresa, territorio e cultura; la cultura, secondo De Santis, può produrre una economia importante per il territorio senza stravolgerlo ed anzi valorizzandolo.
Ad Pythagoram poi ha infine premiato i protagonisti dell’evento con delle targhe ricordo che sono state consegnate da Angelo Palumbo, Nuccia Lentini e Franco Vespe (Consiglieri di Ad Pythagoram), nonchè da Nunzio Dilena (Presidente della Soc. Filofosica Italiana), rispettivamente a: Antonio Montemurro , Marco Floridia (bravissimo interprete di Ippaso) , Talia Teatro (una compagnia di attori non professionisti che recita al pari livello dei professionisti), Domenico Calabrese (assessore alla cultura del Comune di Bernalda, persona di alto profilo umano) e Antonello De Santis (Presidente della Rete Imprese Italia Jonica, autentico mecenate della cultura).
Infine sono stati premiati Geremia Ninno (presidente del CEA Bernalda Metaponto) e Franca Digiorgio (presidente del FAI Jonico) per tutto il grande lavoro compiuto da otto anni a questa parte al fine di valorizzare la figura di Pitagora a Metaponto, lavoro che si è rivelato lungimirante.
La fotogallery dell’evento (foto www.SassiLive.it)