La perdita di classi dirigenti lucane, che caratterizza oggi gli enti regionali e la sanità, non è un fenomeno nuovo per la nostra regione ma, da tempo, si verifica negli enti periferici dello Stato presenti sul nostro territorio. Come Fp Cgil abbiamo assistito, non senza opporre resistenza, nel corso degli ultimi anni allo sgretolarsi della nostra identità regionale nel comparto delle funzioni centrali, che racchiude ministeri, agenzie ed enti pubblici non economici.
In questi enti viviamo ogni giorno questo senso di perdita di autonomia gestionale che ci vede sempre più dipendenti dalle regioni limitrofe. Che sia Puglia o Campania, in un caso anche Calabria, il risultato non cambia. E non si tratta solo del fatto che quasi tutti i dirigenti non sono autoctoni ma vengono da fuori e sono pronti ad andar via appena possibile, vuoi per problemi logistici che per il nostro isolamento culturale. Anche perché molte posizioni dirigenziali sono scoperte come quelle previste al Tribunale di Potenza e di Lagonegro, le cui assegnazioni riteniamo indispensabili per il buon andamento delle strutture. I nostri uffici statali lentamente, e senza fare scalpore, stanno diventando sedi periferiche o, meglio, uffici operativi di altre sedi collocate fuori regione. Non è solo il caso del ministero Infrastrutture e trasporti che, con una incomprensibile riorganizzazione, ha fatto dipendere gli uffici ricadenti nel territorio lucano dalla Puglia e dalla Campania: la sede coordinata del Provveditorato prima da Bari poi da Napoli, e le motorizzazioni una da Salerno, quella di Potenza, e una da Bari, quella di Matera.
Ci sono altri enti quali l’Amministrazione Penitenziaria e l’Agenzia delle Dogane e Monopoli da Bari, il dipartimento della giustizia minorile e di comunità da Catanzaro, l’autorità di bacino dal distretto di Caserta, l’archivio notarile da Napoli, solo per fare alcuni esempi. Per non parlare dei famosi “interim”, dirigenti assegnati ad altre sedi che hanno anche la sede di Potenza o di Matera dove si recano saltuariamente non potendo garantire così la necessaria continuità dell’attività amministrativa indispensabile per il buon funzionamento degli uffici della pubblica amministrazione. A nostro avviso, uno dei casi più preoccupanti è quello del ministero per i Beni Culturali che ha in regione ben due uffici retti ad interim: Il segretariato regionale per i Beni e le Attività Culturali che già da qualche anno è retto da un dirigente che è anche assegnato a Roma e, da poco, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Basilicata il cui dirigente è stato recentemente assegnato a Bari ma ha l’interim a Potenza.
Credo che sia necessaria una riflessione e una presa di posizione. Non si può governare un territorio senza conoscerlo, senza avere qui la testa e il cuore ha sostenuto il nostro segretario Summa in riferimento alle recenti nomine del Presidente Bardi. Ed è così, i nostri uffici statali, governati prevalentemente da dirigenti che, non solo non sono della regione ma spesso hanno una sede fuori dal territorio lucano, stanno andando alla deriva perdendo autonomia, autorevolezza e rappresentatività sul territorio, ma anche organici, con la conseguenza che si riducono i posti di lavoro per le nuove generazioni costrette, sempre più, a migrare altrove.