A partire dal mese di settembre prenderà il via la discussione sulla prossima programmazione comunitaria per il periodo 2021-2027. Sarà un appuntamento cruciale per il futuro della nostra regione che nel corso degli ultimi anni ha visto progressivamente compromessa quella reputazione di buona capacità amministrativa che aveva consentito in passato di fare della Basilicata un punto di riferimento a livello continentale, almeno in termini di programmazione delle risorse, un po’ meno sul piano dell’efficacia della spesa e dell’impatto sulle variabili di contesto. Proprio l’assenza di un sistematico e puntuale monitoraggio dei risultati ha finito alla lunga per depotenziare l’impatto dei fondi strutturali, soprattutto dal punto di vista occupazionale e della competitività del tessuto produttivo locale.
In vista del prossimo ciclo di programmazione, è intenzione della Cisl proporre di adottare il saldo occupazionale quale variabile critica per valutare l’efficacia della spesa e la capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati in sede di pianificazione di ogni singolo bando. Bisogna, insomma, passare dalla logica della mera rendicontazione alla valutazione d’impatto pre e post scelte di programmazione. Una linea, la nostra, che è coerente con l’impostazione che da sempre la Commissione europea ha impresso alle politiche di programmazione delle risorse comunitarie, anche se non sempre con la necessaria insistenza, specie nei confronti di quelle Regioni che hanno palesato nel corso degli anni evidenti difficoltà amministrative e inaccettabili ritardi, nonché un discutibile impiego di risorse per obiettivi sistematicamente non misurabili quando non evanescenti.
Si tratta, in altri termini, di impostare un cambiamento culturale e amministrativo nelle politiche di programmazione che metta al centro la reale incidenza della spesa sulla qualità della vita delle persone. Un obiettivo che non può prescindere dal protagonismo delle parti sociali e da un loro coinvolgimento non rituale o, peggio, notarile nell’ambito dei comitati di sorveglianza. Il confronto con il partenariato economico-sociale – in linea con il dettato dei regolamenti europei e gli indirizzi della Commissione – va reso sistematico e in grado di incidere concretamente sulle scelte, non solo generali, anche dotando i soggetti costitutivi del partenariato di un’adeguata struttura di assistenza tecnica. Del resto, anche a livello nazionale è sempre più matura la consapevolezza del ruolo delle parti economiche e sociali nella definizione degli obiettivi e delle misure.
In coerenza con il Patto per la fabbrica che prevedeva anche un lavoro congiunto sui fondi europei, nelle scorse settimane Cgil Cisl Uil e Confindustria hanno concordato un documento comune in vista della definizione dell’Accordo di partenariato 2021-2027 indicando quegli elementi che considerano essenziali per una buona definizione del quadro d’insieme in vista della nuova programmazione dei fondi FESR ed FSE+. In tale documento si sottolinea che il dialogo con le parti economiche e sociali è uno degli elementi chiave per l’attuazione dell’intera politica di coesione e si propone un documento sulle regole del partenariato in cui siano esplicitati i principi del coinvolgimento dei soggetti economici e sociali durante tutto il ciclo della programmazione.
Il nostro auspicio è che – date anche le premesse e le aspettative di cambiamento suscitate dalla nuova giunta regionale – si possa presto aprire una discussione sulla futura programmazione, a partire dalla definizione di una sorta di ‘statuto del partenariato’ in cui siano esplicitati diritti e doveri e istituzionalizzato un paradigma di governance in cui le parti economiche e sociali non sono più chiamate – come in passato – a prendere atto delle misure già assunte, ma a contribuire in modo incisivo alla definizione degli obiettivi, alla scelta delle variabili di performance e alla misurazione dei risultati.
* Segretario generale della Cisl Basilicata