Da quando si è insediato nella parrocchia di Craco il giovane arciprete don Antonio Lopatriello ha subito conferito alla comunità una dimensione nuova di impegno e di apertura facendo leva sulla fede, cultura e partecipazione collettiva. Tra le varie iniziative un interessante convegno sulla Chiesa di Craco, tenuto dai docenti Giuseppe Coniglio e Dino D’Angella, nell’ambito delle celebrazioni in onore della Madonna della Stella. Oltre ai contenuti già noti di storia religiosa locale, i relatori hanno presentato i risultati di nuove ricerche. Scena politica eamministrativasempre dominata dalle famiglie Nardandrea, Grossi, Rigirone, Miadonna, che miravano a salvaguardare proprietà e privilegi.Dall’altra un influente clero che poteva gestire una vasta proprietà ricettizia.L’inchiesta di Rosario Maria Gaudioso, nel 1736, rilevava che i crachesi“ vivono colle di loro industrie e fatiche personali. Sta sotto il dominio del duca D. Francesco Verzaracon rendita duc. 1500 circa. Vi opera una sola parrocchia con tre abbazie ed un convento di Frati di San Francesco d’Assisi, che vivono di elemosina.” Molto apprezzati erano i vomeri e le zappe di Craco, secondo la Statistica Murattiana, mediocre invece la lana, venduta a sessanta grana al rotolo, mentre il pannetto ad undici carlini. Nel 1799, su un estensione di 5000 ha. di terreno solo il duca della Vergarane possedeva la metà ma tra i più ricchivi erano anche Eligio Rigirone, Nicola Maria Giannone e il Dottore-fisico Costantino Rigirone, personaggio carismatico per i suoi trascorsi di patriota. Anche a Craco si costituirono varie sette tra cui la filomonarchicacon i fratelli Gaetano e Giovanni Arleo, Nicola Colabella, Antonio Miadonna, il Minore-Osservante Padre Vincenzo ed i preti Giuseppe Colabella e Giovanni Rinaldi. e quella Costituzionale (Andrea e Archimede Rigirone, sac. Mat-teo Grossi, già incluso tra i sospetti di Polizia, e il carbonaro Domenico Lazazzera). Uno dei membri più attivi del Circolo Costituzionale fu Padre Ferdinando da Craco, (Nicola Maria Caruso), già condannato a venti anni di lavori forzati a Nisida. Nel clero si verificò una profonda lacerazione. Tra i “conservatori” i preti Rinaldi e Colabella che davano asilo ai briganti e celebravano le Messe del Brigante distribuendo immagini sacre. scapolari e amuleti. Nel 1861, con una popolazione di 1737 abitanti, operava una sola parrocchia ricettizia con 15 sacerdoti mentre ai monaci fu negato il sostegno economico nonostante “…nel mese di ottobre, proprio al fine di venerare la figura di S. Vincenzo, si teneva a Craco un grande mercato che richiamava molta gente anche dai paesi vicini.” Il 26 gennaio 1859, proveniente da Salandra, giunse il giudice di Ferrandina Luigi Pecorelli, per indagare circa la presunta ospitalità offerta da alcuni religiosi di Craco al barone Giovanni Nicotera, alleato del Pisacane.
L’arciprete Nardandrea, in particolare, riferì dello sdegno della popolazione per le voci di sedizione e confermò l’assoluta fedeltà dei suoi concittadini:
L’unico giudizio veramente lusinghiero espresso dal Pecorelli fu per don Filippo Arleo, che “…non è mai stato considerato un settario inconciliabile, il primo galantuomo di quel paese, morigerato, benevolo e religioso, da tutti amato e rispettato”.Nel 1860 mutato lo scenario politico, i galantuomini di Craco cominciarono a temere la revisione di titoli di proprietà e con la parte conservatrice del clero, promossero a un Comitato Segreto Borbonico. Molti popolari di Craco, Ferrandina e Pisticci si radunarono, all’alba del 20 agosto 1861, a suon di tamburo, ed occuparono la Difesa della Codola distruggendo case e pagliai dei fittavoli.Ma Craco visse momenti di grande terrore l’ 8 novembre 1861, quando venne occupata da José Borjès e Crocco, accolti con grande entusiasmo a mezza via da una processione di donne e fanciulli con a capo il curato con la Croce.Dopo un processo sommario, il 24 novembre 1861, furono fucilati, davanti al convento, diciassette persone accusate di favoreggiamento Nel Registro dei Morti della Chiesa di Craco, venne annotato che essi furono “…interfecti ab exercitunationali, ut Patriae nemici. Eorumcadaverasepultafuerunt in Conventu. In fidem. Die 25 novembri 1861, Craci”.Ucciso anche il brigante crachese Cappuccino, di anni trenta, celibe, senza mestieri, impossidente, soldato del disciolto esercito borbonico, mai carcerato, di statura bassa, fronte alta, occhi cervoni, naso giusto, bocca regolare, mento rotondo, capelli e barba rossastra, sopracciglia giuste, viso tondo, colorito chiaro.
Ago 11