“L’autonomia differenziata, vero obiettivo della Lega che fa gli interessi del Nord, sarebbe una catastrofe per il Meridione e per tutto il paese, istituzionalizzando le disuguaglianze e impoverendo le regioni del Sud. Urge un’alternativa politica che metta al centro della propria azione il Mezzogiorno e fermi la secessione dei ricchi”.
Sono queste le conclusioni cui è giunto il senatore Saverio De Bonis in un incontro a Irsina (Matera), l’11 agosto, con lo scrittore e meridionalista Pino Aprile e il sindaco Nicola Morea.
“La Lega di Salvini nella sostanza è la stessa di sempre: invoca maggiore autonomia per le regioni più ricche d’Italia con un intento più o meno deliberato di scalfire il principio di unità nazionale sancito anche dalla Costituzione”.
Se l’autonomia differenziata dovesse diventare realtà, Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna acquisirebbero alcune competenze enucleate nell’art. 117 della Costituzione, modificando radicalmente l’assetto e il funzionamento dello Stato e svuotandone le attribuzioni.
“In questo modo si ridimensionerebbe la capacità delle istituzioni centrali di organizzare e gestire le politiche pubbliche in ambiti fondamentali, ad esempio in tema di sanità, istruzione, ambiente ecc. Non solo: il progetto di autonomia così come è pensato oggi prevede una riallocazione delle risorse fiscali al Nord molto più corposa, che naturalmente andrebbe a scapito del Sud. Anche questo va contro la Costituzione, che prevede la perequazione delle risorse, ossia una ridistribuzione improntata all’equità e alla solidarietà. Insomma, le regioni con minori entrate fiscali, cioè quelle del Mezzogiorno, sarebbero povere per legge”.
Ciò che più sconcerta, come è emerso dall’incontro, “è il quadro politico generale. Basti pensare che i consiglieri regionali del Pd di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna sostengono attivamente Salvini affinché l’autonomia differenziata sia prioritaria per il governo. In parole povere la secessione è un virus che colpisce in maniera trasversale, ed è il modo con cui il Nord vuole continuare a depredare il Sud”.
Intanto, “mancano collegamenti diretti in Sicilia, Puglia e Basilicata. Matera, capitale della cultura 2019, ha una stazione ma non i treni nazionali. Per percorrere la Sicilia da oriente a occidente si impiega più o meno lo stesso tempo che per andare da Roma a New York. La sanità meridionale è ridotta ai minimi termini. Invece di fare di questi nodi le priorità dell’azione di governo, con investimenti seri e corposi che riducano il divario – come sarebbe logico in un paese come il nostro, tra i più avanzati e industrializzati del mondo, e come ha fatto per esempio la Germania –, si vuole realizzare un piano scellerato che andrebbe a discapito di tutta la nazione. Quando ci si divide, alla lunga a pagarne le spese non sono solo i più deboli ma anche quelli che oggi si sentono forti”.
Per questo motivo da Irsina, De Bonis e Aprile hanno lanciato un appello a costruire un’alternativa politica forte che fermi la secessione dei ricchi e dia massima priorità al Sud e all’unità nazionale.