Giovanni Calia : “Overtourism, gentrificazione e altri sintomi dell’incombente malattia cittadina”. Di seguito la nota integrale.
In tutta Europa quest’estate, le destinazioni di vacanza più popolari hanno esposto un messaggio per i turisti: “Spiacenti, siamo al completo”.
Luoghi da sempre magnetici per il turismo di massa come Venezia, Barcellona, Amsterdam, Praga e Dubrovnik sono stati sommersi da milioni di turisti che si aggrappano a bastoni da selfie, intrappolano attrazioni, bloccano strade e fanno impazzire la gente del posto.
Prendete Barcellona che aveva 1,7 milioni di turisti nel 1990 e ne ha registrati 32 milioni nel 2018, con una popolazione di “soli” 1,6 milioni di persone. Da tempo i suoi abitanti stanno organizzando attivamente proteste contro il turismo dilagante e le conseguenze di questo sulle spiagge locali, sul paesaggio e sui prezzi degli affitti.
Oppure considerate la situazione di Venezia. Nel 2017, 36 milioni di turisti hanno invaso l’iconica città con circa 32.000 sbarchi al giorno di soli passeggeri di navi da crociera, per un totale di 465.000 visite solo da questi giganti del mare. Per non parlare dei residenti che oltre al danno devono subire l’umiliazione degli americani che chiedono: “A che ora chiude la città?” come se fosse Disney World. I funzionari cittadini hanno introdotto cancelli girevoli per limitare i movimenti dei visitatori, ma non basta. L’overtourism è “improvvisamente” ovunque.
A maggio, i lavoratori del Louvre hanno organizzato uno sciopero di un giorno per protestare contro le masse di turisti che, secondo loro, “hanno reso il posto pericoloso e non gestibile”.
Sull’isola spagnola di Maiorca i residenti, stufi della situazione, accolgono i turisti all’aeroporto con cartelli con su scritto “Un volo ogni minuto non è sostenibile!”
L’Overtourism oggi può essere quantificato con i dati.
Nel 2018 gli spostamenti turistici globali hanno raggiunto 1,4 miliardi, quasi triplicandosi dal 1995 ed il Parlamento europeo ora classifica 105 località come sofferenti di overtourism. Le ragioni sono numerose: l’industria delle crociere, Airbnb, una classe media mondiale in aumento e, ovviamente, la causa principale, l’incredibile facilità e il basso costo dei viaggi aerei.
Matera sembra essere indirizzata verso lo stesso destino. Circa 60.000 abitanti e oltre 1 milione di visitatori previsti nel solo 2019.
La domanda che faccio ai miei concittadini è semplice: è questo che volevamo? Una città oramai invivibile per noi con un aumento spropositato dei prezzi e case in affitto introvabili?
Per quanto tutto questo non possa che portare benefici economici diretti (per alcuni) e indiretti per altri, ci dovremmo fare una domanda: siamo disposti a vendere la nostra città, la nostra storia, la nostra cultura in cambio di un souvenir e un selfie rubato tra i vicoli dei Sassi? Dov’è la visione che la città ha di sé stessa nei prossimi 20 anni e oltre?
Una soluzione però forse c’è.
Mentre le famose destinazioni come Venezia e Amsterdam ora sembrano letteralmente prese d’assalto, i vicini più piccoli e trascurati come Treviso forniscono una proverbiale oasi della porta accanto. Treviso ha i suoi canali, un tiramisù eccezionale degno della città in cui è nato il dolce e molti altri segreti da svelare. Ed è solo mezz’ora di treno da Venezia.
E che dire dell’entroterra Lucano? Abbiamo posti meravigliosi a due passi snobbati dalla maggior parte dei turisti che si affacciano nella nostra regione. Paesi bellissimi e morenti non lontani da una città attrattiva che inizia a sentirsi soffocata e infastidita dalle orde di turisti in arrivo.
Questi luoghi esistono in tutta Europa e sicuramente nel mondo.
Allora perché oltre che parlare di destagionalizzazione non si inizia ad affrontare il tema della “delocalizzazione turistica” creando un’economia diffusa capace di aumentare l’offerta territoriale e distribuire ricchezza su tutto il territorio?
Dov’è la visione politica che dovrebbe guidare il territorio verso il futuro? Qual è, chiedo, l’idea che la classe dirigente di questa terra ha per il futuro? Speculazione e totale libertà al mercato di oscillare a seconda delle convenienze?
Matera non è solo un patrimonio da valorizzare, ma anche un patrimonio da preservare. Un patrimonio non solo nostro, ma anche dei paesi che la circondano, che per dimensioni e bellezze da scoprire potrebbero tranquillamente vivere da supporto all’epicentro turistico diversificando l’offerta e, di fatto, aumentando permanenza e arrivi.
Ce n’è per tutti quindi, ma servono regole, una pianificazione a medio e lungo termine e soprattutto serve una visione. Una visione che da quel dossier di candidatura la città non ha più avuto.
Giovanni Calia invece di riportare dati presi da giornali e neanche da riviste di settore con analisi future di previsioni d’affluenza turistiche imprecise e da proclami elettorali (un milione di turisti nel 2019) prima di scrivere e porsi domande da non addetto del settore, forse forse, avrebbe dovuto informarsi sui reali dati di presenze e di soggiorno turistico. Io sono un esercente turistico e forse, visto che parlo con i miei colleghi, ho un’altra percezione. Perdonami la franchezza non sono d’accordo con te e trovo le conclusioni superficiali e retoriche…