Partita in ritardo la stagione dell’uva da tavola (concentrata quasi esclusivamente nel Metapontino) risente di prezzi all’ingrosso scarsamente remunerativi per i produttori. A sostenerlo è la Cia-Agricoltori di Matera che fa riferimento ai prezzi rilevati da Ismea nel Metapontino al 23 agosto scorso: varietà Italia 0,73 euro al kg (quotazione stazionaria rispetto alla settimana precedente); Apirene 0,68 euro al kg (meno 15,6% in una settimana); Palieri 0,60 euro al kg (meno 4%). Per la quotazione della qualità Vittoria il riferimento è il mercato pugliese (Bari) tra 0,35 e 0,48 euro al kg (meno 17% in una settimana). Il ritardo dovuto alla maturazione dell’uva per le condizioni meteo della tarda primavera come in Puglia – evidenzia la Cia – ha lasciato la strada aperta ai produttori spagnoli, che in queste settimane fanno sentire la concorrenza, ma è anche vero che nei mesi estivi la domanda di uva da tavola resta timida per la predominanza di altra frutta di stagione. I giochi quindi non sono ancora fatti e la campagna vendite è appena iniziata. Sono cambiati i gusti dei consumatori: in Italia l’uva da tavola «è percepita come un prodotto di qualità: non premia più l’uva convenzionale, premia il prodotto extra, di qualità nella proposta e nel packaging, nell’innovazione». E prosegue il trend di crescita dei consumi di uva seedless, soprattutto tra le giovani generazioni, anche se l’apprezzamento italiano resta lontano dai livelli di gradimento di altri Paesi europei. Però anche in Italia il consumatore di uva da tavola sta diventando più esigente: «sta crescendo l’attenzione nel packaging, uva non più alla rinfusa ma con un packaging studiato, per single o per coppie». Naturalmente anche l’Italia non è indenne dalla moda delle uve senza semi, le uve brevettate incontrano infatti i gusti del consumatore, per via della croccantezza, per via di una serie di caratteristiche intrinseche che fanno la differenza in termini di qualità e di gusto.
Per la Cia di Matera l’attenzione va posta sulla tutela delle produzioni di grande qualità del Metapontino che nel giro di dieci anni sono passate da 192.000 quintali del 2008 (per una superficie di 820 ettari) a 120.500 quintali del 2018 (con una superficie dimezzata, di 474 ettari). In provincia di Potenza sono solo 11 gli ettari di coltivazione per una produzione di 2.900 quintali.
Per la raccolta – sottolinea Giuseppe Stasi, presidente Cia Matera – si conferma come per altre colture il problema della carenza di manodopera stagionale in modo particolare in quelle aziende dove direttamente nei campi avviene la raccolta e contemporaneamente la lavorazione del prodotto pronto per essere spedito nei mercati. Al contrario invece dove la raccolta avviene in modo grezzo per poi essere lavorato ed imballato nei magazzini e quindi necessita di meno manodopera nei campi. Il comparto dell’uva da tavola per tornare a crescere e ottenere più competitività – evidenzia ancora Stasi – necessita prima di tutto politiche che valorizzino sempre di più l’aggregazione del prodotto perché, solo tramite una maggiore cooperazione e concentrazione nella filiera, ci saranno migliori condizioni e opportunità di affrontare con successo i mercati. Contestualmente, bisogna puntare verso il massimo incremento della capacità di esportazione, che oggi garantisce in media il 25-30 per cento del giro d’affari del settore. Il protagonismo degli agricoltori e il rilancio dell’azione dei Gruppi d’interesse economico sono precondizioni per il progetto, ma esso necessita di competenze, assetti organizzativi, capacita di ‘rimettersi in gioco’. La prima linea di azione è l’organizzazione delle filiere e la regolazione dei mercati, con lo sviluppo di organizzazioni di produttori e reti d’imprese dotate di forti progetti orientati ai mercati nazionali e sempre di più a quelli esteri. Contemporaneamente – conclude – occorre il rilancio di organismi interprofessionali in grado di stipulare accordi e contratti quadro tra le diverse componenti della filiera, per una efficace programmazione, per creare valore aggiunto, redistribuirlo equamente, ridurre i costi logistici e di transazione, favorire la trasparenza e la fiducia nel consumatore”.