La festa del Covo di Candia rende omaggio alla città di Matera, capitale europea della cultura 2019. Nel pomeriggio di domenica, nel corso della festa del Covo di Candia, è stato presentato il libro che ripercorre questa originale esperienza, vecchia di almeno duecento anni. Andiamo con ordine.
Come è noto, il Covo riproduce una chiesa in miniatura, grazie a migliaia di spighe di grano e ad alcuni metri di legno che ricostruiscono l’opera nei minimi particolari. In estrema sintesi, il Covo è un’opera d’arte che parla di un’altra opera d’arte.
Quest’anno la scultura proposta è stata la Cattedrale di Matera, per la precisione la ‘Basilica di Maria Santissima della Bruna e Sant’Eustachio’.
L’opera sarà presentata a Matera in occasione della visita del Covo di Candia dal 19 al 22 settembre 2019.
Ecco in sintesi i grandi numeri che testimoniano il valore dell’opera, realizzata dal Circolo ANSPI “La Casetta”, in collaborazione con la parrocchia di San Giuseppe di Candia: 32.000 spighe, 4 diversi tipi di grano per meglio caratterizzare la basilica, 8 persone al lavoro per 7 mesi per un totale di 7.800 ore di lavoro. L’opera è stata edificata su una struttura metallica che riproduce la basilica in scala 1: 22. Il progetto è stato realizzato grazie alla direzione e supervisione di Luigino Bronzini. E’ stata scelta la cattedrale lucana in omaggio a Matera, capitale europea della cultura. Dal 19 al 22 settembre al Covo di Candia sarà riservato il grandissimo onore di visitare Matera.
Per la cronaca, alle ore 18.00 si è tenuta la tradizionale processione del Covo, con i figuranti locali, gli sbandieratori di Offagna e la Banda musicale “La Lombarda anni 70” di Santa Maria Nuova, di fronte ad un pubblico attento e fiero delle sue tradizioni, sullo sfondo di un paese addobbato a festa.
Alle ore 18.30 c’è stata la presentazione del libro ‘Il covo di Candia’, curato da Valentina Cottini, alla quale hanno partecipato il Vice sindaco di Ancona Sediari, il presidente del circolo ANSPI “La Casetta” Bronzini ed il vicepresidente ANSPI regionale Giambartolomei. È stata evidenziata l’unicità dell’opera, frutto di un lavoro scrupoloso e attento, basato sulla ricerca di documenti storici e sulle testimonianze raccolte fra la gente.
Valentina Cottini, giovane scrittrice anconetana, peraltro nata a Candia esattamente nel mese di Agosto di quel 1994, l’anno della Rinascita, il Covo lo conosce bene. Ne è innamorata fin da bambina, da quando sua nonna, nei giorni della Festa, la vestiva da contadinella, facendola partecipare ad un evento che per lei era qualcosa di mitico, e i colori dell’infanzia sono quelli che ci accompagnano sempre nel corso della nostra esistenza. Il sottotitolo di questa pubblicazione – ‘Storia e tradizioni delle colline marchigiane’ – allude ad un viaggio dal sapore antico in compagnia di Valentina, attraverso le dolci colline della nostra terra. Il Covo è il cuore del viaggio, sintesi concreta del legame indissolubile fra la devozione popolare per i frutti della Terra e la pietà religiosa.
La tradizione del covo è stata interrotta fra il 1956 e il 1993, in concomitanza con lo spopolamento delle campagne e il declino della società contadina. Si è dovuto attendere l’anno di grazia 1994, che appunto coincide con la nascita di Valentina, per ripristinare questa tradizione antica, che viveva solo nel ricordo e nella nostalgia, tipici di chi ha perduto un amico fedele.
Va subito detto che l’attuale Festa del Covo, pur costituendo una rievocazione, ha comunque conservato l’originaria connotazione religiosa, evidenziata dal legame tra le spighe di grano e la Provvidenza divina che appunto consente il generoso raccolto.
Con questo libro, il Covo di Candia è il vero protagonista di una storia che ogni anno si rinnova, e che noi tutti ci auguriamo possa continuare ad emozionarci per sempre.
Con Valentina era presente la dottoressa Catia Ventura dell’omonima Casa Editrice che ha pubblicato il libro con il patrocinio della Regione Marche e del Comune di Ancona. Alla cena all’aria aperta è seguito il ballo, allietato dall’orchestra musicale Sara Band.
Massimo Cortese