Città Plurale e Mutamenti a Mezzogiorno: “Quale futuro per l’area ex Barilla di Matera?”. Di seguito la nota integrale.
In questi giorni la commissione urbanistica del comune di Matera riprenderà a discutere del regolamento urbanistico. Circa un anno fa il Consiglio Comunale adottò una delle ultime versioni (RU2013) elaborata dalla passata amministrazione Adduce. Un documento svuotato di fatto dal continuo ricorso a varianti urbanistiche per la trasformazione di aree verdi in aree edificabili da destinare alle cooperative e dalla legge Regionale n. 25/2009 “Misure urgenti e straordinarie volte al rilancio dell’economia e alla riqualificazione del patrimonio esistente”, più semplicemente piano casa, che il centro sinistra, nella passata legislazione regionale, l’ha resa senza limiti di tempo. Un provvedimento così definito dall’INU: “operazione di de-qualificazione generalizzata”.
Dunque chi si aspettava un miglioramento dei servizi e della città pubblica rimarrà deluso. Chi si aspettava un sostanziale alleggerimento del carico edilizio in particolari aree a rischio di dissesto (serra venerdì – serra rifusa), rimarrà deluso.
Chi si aspettava una risposta al superamento dell’eterna separazione tra gli antichi rioni Sassi e la città contemporanea, rimarrà deluso.
Chi si aspettava una risposta risoluta al fabbisogno sociale crescente di case popolari rimarrà deluso (oltre 400 famiglie in lista di attesa è il risultato dell’ultimo bando promosso dall’ATER).
La proposta di R.U. adottata ad aprile del 2018 (a valle della grande variante di San Francesco di circa 50 ettari) trasforma le poche aree disponibili in ambito urbano in aree residenziali con un meccanismo perequativo che perequativo non lo è affatto, in quanto fortemente sbilanciato a favore della rendita edilizia.
In merito agli standard urbanistici il regolamento presenta dati a dir poco discutibili. Per quanto riguarda il verde locale si raggiunge poco più dei 9 mq/abitante grazie ai mq messi a disposizione dai borghi e dai quartieri storici (oltre 300mila metri quadrati di verde agricolo). La superficie totale dei parchi risulta pari a circa 236.921 mq che corrispondono ad uno standard territoriale di 3,94 mq/ab a fronte di 15 mq/ab previsto dalla legge (DM 1444/68). La quantità di parcheggi, grazie ai borghi e ai quartieri storici, assomma a circa 12.000 posti auto, il Piano Piccinato ne prevedeva 28.286.
Ma il dato più preoccupante del RU 2018 è che non si pone nessuno obiettivo per adeguare la città ai cambiamenti in atto secondo principi di “sostenibilità” (ben declinati nell’Agenda 2030). Cambiamenti che hanno subito negli ultimi anni una forte accelerazione per effetto della candidatura di Matera 2019.
Per comprendere ciò che è accaduto sul piano urbanistico nella nostra città negli ultimi decenni basta confrontare i dati con le previsioni del piano Piccinato. Risultano divorati dalla rendita edilizia circa 1.530.651 mq di verde, parcheggi e servizi collettivi.
Il tema
L’unica novità del RU 2018 era rappresentata dalla scelta adottata sull’ex area della Barilla (art. 69 comma 6 NTA – Norme Tecniche di Attuazione) che destinava l’area ad un intervento di rigenerazione urbana finalizzato all’introduzione di “..destinazioni d’uso congruenti con l’obiettivo di potenziare e qualificare l’offerta della città di Matera in termini di dotazioni ricettive, culturali, terziarie, del tempo libero e del benessere…”, nei limiti della Sul(superfice utile lorda) esistente. Ricordiamo che nelle precedenti versioni si riconosceva alla rendita la trasformazione di tutti i volumi esistenti in residenza (stessa regola adottata dalla passata amministrazione di centro sinistra per la trasformazione dell’ex mulino Alvino ad eccezione del manufatto vincolato). Fatta questa doverosa e utile premessa, nell’ultimo consiglio comunale è successo qualcosa che non ha precedenti. Ricordiamo che il Consiglio in questa fase del procedimento è chiamato ad esaminare le cosiddette osservazioni presentate dai cittadini. Alcuni consiglieri hanno chiesto ed ottenuto il rinvio dell’esame evidenziando che il testo della normativa tecnica di attuazione (NTA) risultava modificato, in particolare l’art. 69 comma 6 che disciplina la trasformazione dell’ex area Barilla. In effetti non si tratta di refusi o di fantomatici correttivi linguistici.
La nuova norma si presenta fortemente modificata, confusa e per niente chiara. Si rintroduce la cosiddetta SUV (superfice utile virtuale) per il calcolo delle superfici da realizzare all’interno dei silos. Si ipotizza un aumento massimo del 125% della superficie utile lorda esistente (SUL) in cambio di generiche contropartite che la Giunta, e non il Consiglio, avrà modo di definire successivamente. Ma al di là dei contenuti della nuova proposta, pensiamo che sia un errore, se non addirittura illegittimo, introdurre in questa fase del procedimento amministrativo modifiche sostanziali al regolamento adottato. Sarebbe opportuno confermare quanto deliberato nel 2018 rinviando il confronto nell’ambito del Piano Strutturale e solo quando l’amministrazione comunale avrà chiarito la sua visione di trasformazione urbana dell’ex area Barilla e più in generale del quartiere Piccianello. Si tratta di elaborare un piano credibile di massima dove precisare gli interventi di natura strutturale desiderati, fornendo indicazioni chiare sul ruolo dei privati e della pubblica amministrazione. In merito alla possibilità di avviare una procedura di vincolo diretto sull’intera area (a parte i dubbi sul valore monumentale e/o testimoniale dei manufatti), il vincolo come si sa non garantisce nulla tanto meno la destinazione pubblica dell’area. Forse apparirebbe più credibile estendere l’attuale vincolo paesaggistico il cui limite procede lungo le rotaie delle Fal. Ma non ci sembra questo il problema fondamentale, come insegna la vicenda dell’ex mulino Alvino (edificio storico sottoposto a vincolo monumentale), il piano di lottizzazione in contrada Gravinelle (area sottoposta a vincolo paesaggistico) e di contrada San Francesco (area dichiarata di forte interesse paesaggistico dal PQSC – Piano Quadro Sistemi culturali del 2005).
Mutamenti a Mezzogiorno e Città Plurale segnalano ancora una volta l’inadeguatezza delle politiche urbanistiche e la necessità di una governance scevra da interessi di parte, capace di gestire le trasformazioni urbane nell’interesse generale, che abbia veramente voglia di cambiare dando valore alla pianificazione pubblica (senza più deroghe o varianti), che sappia coinvolgere i suoi cittadini nei processi di trasformazione urbana della città.