Regione e amministrazioni della giustizia insieme per la Sanità penitenziaria
Oggi la firma di un protocollo d’intesa articolato su salute, prevenzione, formazione e articolazione del disagio per detenuti e internati nei centri minorili. Martorano: “Salute costituzionalmente garantita a tutti”
Garantire a quanti scontano periodi di detenzione presso gli Istituti di Pena o i Centri per la Giustizia Minorile elevati standard di tutela della salute, occupandosi non solo della cura di eventuali patologie e dipendenze, ma anche di prevenzione, educazione sanitaria, formazione a una corretta igiene. E’ lo scopo che si propone un protocollo d’intesa sottoposto questa mattina alla firma di Regione Basilicata, nella persona dell’assessore alla Salute Attilio Martorano, Provveditorato Regionale dell’amministrazione penitenziaria, rappresentato dal provveditore Salvatore Acerra e Centro per la Giustizia Minorile per la Calabria e la Basilicata, rappresentato dal Direttore Angelo Meli.
Il protocollo, che si inquadra nel passaggio alle Regioni di tutte le funzioni sanitarie svolte prima in questo settore da organismi del Ministero della Giustizia, è stato definito a seguito di un confronto che si è sviluppato all’interno dell’Osservatorio permanente sulla Sanità Penitenziaria e a cui hanno contribuito, oltre all’assessorato e alle amministrazioni che hanno sottoscritto l’intesa, le due Aziende Sanitarie Locali di Potenza e Matera. In particolare, il Protocollo prevede che all’interno delle strutture penitenziarie e nel quadro delle competenze dei Servizi della Giustizia Minorile, vengano attivati tutti gli interventi idonei alla tutela della salute delle persone detenute, degli internati, e dei minori sottoposti a procedimento penale. Gli interventi vengono predisposti a cura delle Asl con le amministrazioni del Ministero della Giustizia che collaboreranno per quanto di propria competenza e, in particolare, il personale medico opererà nella piena autonomia professionale, rispettando però le norme in materia di sicurezza che saranno dettate dalle amministrazioni della Giustizia.
Sul versante più direttamente operativo, il protocollo prevede che all’interno degli istituti ci sia un servizio medico ed un servizio infermieristico entrambi attivi 24 ore su 24, che tutte le prestazioni sanitarie erogabili in loco siano erogate direttamente all’interno della struttura e che per i ricoveri ospedalieri ci siano spazi appositi e specifici servizi di sorveglianza. Lo stesso protocollo prevede anche l’erogazione di assistenza e cure per la salute mentale e contro le dipendenze da alcol e droga e specifici programmi per la tutela della salute dei detenuti disabili e portatori di handicap.
Tra glia ltri servizi previsti dal protocollo anche uno dedicato ai nuovi giunti negli istituti e a ridurre il disagio psicologico dei ristretti. In particolare è previsto un percorso di informazione, presa in carico ed accompagnamento interprofessionale rivolto ai nuovi giunti al fine di garantire standard minimi di vivibilità in una realtà sconosciuta e certamente non scelta. Per questo il protocollo prevede che “allo scopo di tutelare concretamente la dignità dei detenuti e l’umanità della pena. Dovranno essere previste una serie di iniziative volte a favorire il migliore inserimento degli stessi nel contesto detentivo”.
Inoltre, per i minorenni sottoposti a provvedimento penale e che abbiano problemi di tossicodipendenza, alcolismo o disagio psichico, è stato previsto l’invio in comunità terapeutiche che saranno individuate dalla Regione che provvederà pure al pagamento delle relative rette. Congiuntamente Asl e Centro per la Giustizia minorile, definiranno il programma terapeutico e socio riabilitativo per ciascuno di questi ragazzi, assicurando anche i trattamenti diagnostici specialistici e farmacologici del caso.
“Il diritto alla salute – ha spiegato l’assessore Martorano commentando l’intesa è un bene costituzionalmente garantito e anche i cittadini temporaneamente ristretti hanno uguale diritto all’assistenza sanitaria. Il protocollo che oggi firmiamo con l’amministrazione penitenziaria risponde a questo disegno. Con il trasferimento delle competenze alle Regioni andavano definite le modalità per condividere organizzazione, luoghi e tecnologie, nello sforzo di garantire equità nell’erogazione del servizio e pur tenendo in considerazione che gran parte delle attività saranno svolte in luoghi non vocati all’attività sanitaria. Uno sforzo particolare sarà quindi indirizzato a superare questo deficit infrastrutturale”.